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Scintille, al Centro Elsa Morante la storia dell'incendio alla Twc nel 1911 con 146 vittime

Post dal blog di Gabriele.Santoro

Scintille, al Centro Elsa Morante la storia dell'incendio alla Twc nel 1911 con 146 vittime

Autore: Gabriele.Santoro
Data: 05/03/2014 16:03:13
Scintille, al Centro Elsa Morante la storia dell'incendio alla Twc nel 1911 con 146 vittime

 Si è aperta martedì 4 marzo con lo spettacolo teatrale Scintille al Centro Culturale Elsa Morante, zona Laurentina, l’iniziativa promossa da Roma Capitale, Assessorato allo Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana e Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica per la Giornata Internazionale delle Donne. In programma una serie di eventi nei centri culturali delle periferie dedicati alle donne, con forme e linguaggi diversi realizzati in collaborazione con le realtà associative territoriali, come anche il Centro Culturale Gabriella Ferri ed il Centro Culturale Aldo Fabrizi, rispettivamente in zona Tiburtina e San Basilio.

“A professò, perché siamo venuti a vedere sta roba? È triste”, chiede uno studente nel corso della replica di mercoledì 5 marzo, dedicata ai ragazzi delle scuole. Lo spettacolo, scritto e diretto da Laura Sicignano ed interpretato da Orietta Notari, intende restituire voce alle 146 operaie morte il 25 marzo 1911 nel rogo della Twc, la Triangle Waistshirt Company, industria tessile manifatturiera di Manhattan. Perché non si dimentichi. Perché si colleghi l’8 marzo alle faticose battaglie sindacali che hanno dato vita a questa festività e non a spogliarelli dei Centocelle Nightmare (per rimanere sulla periferia!) o qualche loro collega.

La Sicignano coglie uno spaccato della migrazione italiana di inizio Novecento, ricostruendo la storia di Caterina, madre di Lucia e Rosa. Sono loro tre a lavorare, mentre il marito non riesce a trovare un impiego ed il figlio maschio viene rispedito nel Belpaese. Non sono certo gli Stati Uniti che si aspettavano, la terra delle opportunità, “land of the free, home of the brave”, terra dei liberi e casa dei coraggiosi. Di libertà ce n’è poca, lo sfruttamento padronale emerge in tutta la drammaticità. In questo il merito va condiviso con Orietta Notari, voce di tutte e tre le protagoniste.

La staticità della scena non corrisponde all’incalzare forsennato degli eventi, ma tutto è reso alla perfezione e sembra quasi di vivere quei 18 minuti di panico che hanno portato alla carneficina. La storia non è certamente facile da replicare a teatro, fra fughe di massa, porte bloccate, montacarichi che finiranno per crollare dal peso, scalate sul tetto dell’edificio. Eppure il coinvolgimento è forte, andando un po’ a spezzare lo stereotipo per cui l’azione sia più una prerogativa maschile - anche se raccontata come una diretta.

Il finale è tutto per le vittime, alcune voci si sovrappongono nell’elencarle tutte con nome, cognome, età e paese di provenienza: Russia ed Italia per la quasi totalità di loro, difficile che si andasse oltre i 30 anni, più comune trovare minorenni. Vista l’assoluzione dei vertici esecutivi, che garantirono sul fatto che il palazzo fosse “a prova di incendio”, qualcuno doveva pur rendere giustizia a 146 ragazze che loro malgrado si sono trovate a far parte della Storia, certo non nel modo in cui avrebbero voluto. Caterina, madre di Lucia e Rosa, riuscì a sopravvivere, ma non al senso di colpa per essersi salvata a differenza delle figlie. “Non devono essere dimenticate come le ho dimenticate io”, l’amara ed autopunitiva oltre ogni responsabilità considerazione conclusiva. 


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