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Ferragosto o Feriae Augusti?

Post dal blog di Alberto B. Mariantoni

Ferragosto o Feriae Augusti?

Autore: Alberto B. Mariantoni
Data: 13/08/2008 14:45:39
Ferragosto o Feriae Augusti?

Come al solito, tra qualche giorno, potremo di nuovo usufruire (fino a quando, con i tempi che corrono, non si sa…) delle moderne, limitate e circoscritte vacanze di Ferragosto (in generale, dal 13 al 18 Agosto).  

A mio avviso, un vero e proprio regresso sociale. In modo particolare, quando si pensa che i nostri antenati Romani – sicuramente meno kasher-speculatori, mercanti-uncino, produttivisti-soggiogati o marginali-pauperizzati dei nostri contemporanei – si potevano prendere il lusso e l’immenso piacere di potersi pienamente gustare, per tutto il mese di Agosto (fino ad allora, chiamato Sextilis o ‘Sesto mese’ del calendario romano), le lunghissime e gradevolissime ferie che per l’appunto, in quell’epoca, erano complessivamente denominate 'FERIAE AUGUSTI' o VACANZE DI AUGUSTO. Da cui, la deformazione linguistica che è intervenuta nel tempo, giungendo fino a noi, con il termine FERRAGOSTO. 

Come pochi sicuramente rammentano, infatti, le 'FERIAE AUGUSTI' originarie – che, a differenza del nostro Ferragosto, duravano praticamente dal 1° al 31 Agosto di ogni anno – vennero ufficialmente istituite, per la prima volta, nel -18, dall'Imperatore Gaius Iulius Caesar Octavianus o Ottaviano (-63/14), dopo l’investitura ad 'Augustus' (cioè, 'Venerabile' e 'Sacro') che egli aveva ricevuta dal Senato di Roma. 

Agli occhi dei cittadini romani di quell’epoca, però, la proclamazione ufficiale di quelle 'vacanze'  non sembrò affatto modificare l’essenziale del precedente status che essi stessi avevano già conosciuto e praticato nel corso del loro recente o remoto passato. 

La legalizzazione di quelle ‘Feriae’, in realtà, più che come una nuova e gradita “elargizione” da parte dell’Imperatore, venne semplicemente considerata, dall’uomo della strada, per quello che effettivamente era: un banale ed interessato gesto di propaganda politica che era stato direttamente escogitato dal nuovo Cesare, per tentare di aumentare i consensi che, in buona parte, già possedeva tra i suoi amministrati.  

In altri termini, il nuovo Imperatore – proponendo una sua particolare festività (quella che, come vedremo, era dedicata a ‘Marte Vendicatore’)  in aggiunta a quelle che già esistevano, e formalizzando ufficialmente il mese di Agosto come un ‘mese pontecompleto (ma che, in linea di massima, era già abbondantemente festivo…) – si era semplicemente limitato a collegare tra loro e generalizzare, ai trentuno giorni di quel mese, le numerose consuetudini festive che erano gia correntemente celebrate dai suoi compatrioti, nel contesto della Societas romana di quell’epoca. 

Non dimentichiamo, infatti, che a Roma, nel mese di Augusto (da cui, la parola Agosto), la maggior parte dei cittadini romani tendeva volontariamente a disertare le sue consuete occupazioni, per potersi più liberamente consacrare ad una serie di solenni celebrazioni che – oltre quella appena introdotta da Ottaviano alla data del 1° Agosto (Kalendis Augustis) – continuavano ad essere sistematicamente osservate dall’intera popolazione, da tempo immemorabile. 

Ora, se escludiamo le nuove cerimonie volute da Octavianus Augustus e dedicate a Marte Vendicatore – in latino, Mars Ultor, il Dio che, secondo la propaganda imperiale di quel tempo, con la sconfitta militare di Cassio (Cassius) e Bruto (Brutus) a Filippi (Grecia), aveva vendicato la vile uccisione di Caius Iulius Caesar (Cesare) e favorito l’istallazione al potere di un suo pronipote (cioè, il medesimo Ottaviano Augusto… che, per l’occasione, non mancherà di sollecitare altri consensi popolari, edificando per loro, ex-novo, nel pieno centro di Roma, una vasta e monumentale piazza che era artisticamente contornata da splendide colonne di granito ed abbellita, negli spazi intermedi, da raffinate statue di marmo in taglia umana reale che, a loro volta, riproducevano, da un lato, gli ipotizzati lineamenti fisici dei mitici antenati della Gens Iulia, e dall’altro, quelli dei personaggi più famosi ed illustri della storia di Roma, sia di epoca monarchica che repubblicana) – ci accorgiamo che di feste, nell’Urbe imperiale, durante il mese di Agosto, ce n’erano già a non finire! 

Tanto per ricordarne qualcuna, mi permetto di citare, ad esempio:   

  • le commemorazioni in onore della Speranza – in latino, Spes – la Dea dell’ultima speranza, del desiderio e dell’attesa (Spes Ultima Dea) che era fisicamente rappresentata dalle sembianze di una leggiadra donna che stringeva tra le mani una grande cornucopia; le feste a lei dedicate, come quelle a Mars Ultor, avvenivano ugualmente il 1° Agosto (Kalendis Augustis) di ogni anno; in questo caso, nei pressi del Tempio della Speranza (Templum Spei) che sorgeva all’interno del Foro Olitorio (Forum Holitorium), a sua volta, situato alle pendici del Campidoglio, tra il Teatro di Marcello ed il Foro Boario;
 
  • le solennità consacrate alla Salute – in latino, Salus – la Dea protettrice della pubblica vitalità e prosperità; quelle celebrazioni (da non confondersi con quelle dedicate alla Salus Publica Populi Romani, Concordia et Pax che erano celebrate il 30 Marzo), si svolgevano il 5 Agosto (Nonis Augustis) di ogni anno;
 
  • le glorificazioni indirizzate al Sole Antenato o Nativo o Invocato – in latino, Sol Indiges – il Dio protettore delle colture agresti; quelle cerimonie avevano annualmente luogo il 9 Agosto (ante diem quintum Idus Augustas);
 
  • le funzioni riservate a Ermete Invitto – in latino Hermes Invictus (cioè, Mercurius/Mercurio vittorioso e/o che concede la vittoria) – il messaggero degli Dei e Dio dell’eloquenza, degli scambi, del commercio e dei ladri; questa particolare festività (dopo quella principale di questo Dio che era celebrata il 15 Maggio), era immancabilmente celebrata il 12 Agosto (pridie Idus Augustas) di ogni anno, attorno al Templum Hermetis Invicti (Tempio di Ermete Invitto);
 
  • le venerazioni rivolte ai Dioscuri – in latino Dioscûri o Càstori; in greco, Dióskouroi o ‘figli di Zeus’: cioè, Castōr (Castore) e Pollūx (Polluce o Polideuce) – i corrispettivi dei celebri Argonauti greci, poi divinizzati, Kástôr e Polydeúkês, oppure degli Aswin, i mitici Gemelli raccontati dai Veda della civiltà indoeuropea dell’India; presi singolarmente, Castore era il Nume protettore dei cavallerizzi, e Polluce, la Divinità paladina dei pugili; in coppia, invece, erano ugualmente i Patroni dell'arte poetica, della danza e della musica; le cerimonie in loro onore, si svolgevano il 13 Agosto (Idibus Augustis) di ogni anno, nei pressi dell’Aedes Castoris et Pollucis (il Tempio di Castore e di Polluce), alle spalle del Tempio di Vesta, all’interno del primigenio Foro romano;
 
  • le liturgie dedicate a Diana – antica divinità italica, latina e romana (originariamente, Diviana: il corrispettivo divino di Artemis o Artemide, nella mitologia greca) – la Dea della caccia, dei boschi o del legno, delle fasi della Luna e della maternità; le festività in suo onore, avvenivano nei pressi del Templum Dianae, sull’Aventino, il 13 Agosto (Idibus Augustis) di ogni anno;
 
  • le prassi sacrali accordate a Vertumno o Vortumno – in latino, Vertumnus o Vortumnus (una divinità di origine etrusca, con il nome di Veltumna o Voltumna) – il Dio delle stagioni e della maturazione dei raccolti; quelle cerimonie, chiamate Vertumnalia, erano parimenti ed annualmente celebrate sull’Aventino, il 13 Agosto (Idibus Augustis);
 
  • i festeggiamenti destinati a Giano – in latino Ianus (raffigurato con due volti contrapposti) – il Dio degli ‘inizi’ e delle ‘conclusioni’ (materiali ed immateriali), nonché dei ‘passaggi’ da una situazione ad un altra: oltre ai tradizionali riti che gli erano annualmente dedicati l’11 Dicembre ed il 1° Gennaio, questo Dio riceveva ugualmente manifestazioni di alta considerazione e devozione, il 17 Agosto (ante diem sextum decimum Kalendas Septembres) di ogni anno, in contemporaneità con le solennità organizzate in onore del Dio Portuno;
 
  • i riti riservati a Portuno – in latino Portunus o Portumnus (l’equivalente greco di Palèmon o Palèmone) – il Dio romano dei porti e delle porte; denominate Portunalia, le celebrazioni a lui dedicate avevano ugualmente luogo il 17 Agosto (ante diem sextum decimum Kalendas Septembres) di ogni anno: in un primo tempo, presso il Tempio che era situato nei pressi del Porto Tiberino; più tardi, invece, presso un altro Tempio che era piuttosto adiacente al Ponte Emilio (davanti al Ponte Palatino);
 
  • le invocazioni pubbliche lanciate a Bacco – in latino, Bacchus (l’equipollente del Dionisios greco), il Dio del vino, della vendemmia e dei vizi – per invocare la sua protezione delle vigne, in estate; quel cerimoniale, chiamato Vinalia Rustica, era organizzato, nella più completa allegrezza, il 19 Agosto (ante diem quartum decimum Kalendas Septembres) di ogni anno;
 
  • il culto rivolto a Conso – in latino Consus (un’antica divinità Italica, identificata da Tito Livio con il nome di Neptunus Equestris) – il Dio dei campi, dei granai e delle deliberazioni segrete; con l’appellativo di Consualia, quelle festività erano ordinariamente animate da corse di cavalli ed annualmente pianificate (in aggiunta a quelle del 13 Dicembre) per il 21 Agosto (ante diem duodecimum Kalendas Septembres);
 
  • le celebrazioni organizzate in occasione dell’apertura rituale della Pietra dei Mani – in latino, Lapis Manalis – per permettere alle anime dei morti (Manes) di fuoriuscire più facilmente dall’Ade o dagli Inferi; denominata Mundus Patet, quella solennità era celebrata tre volte l’anno: in particolare, il 24 Agosto (ante diem nonum Kalendas Septembres), nonché il 5 Ottobre (ante diem tertium Nonas Octobres) e l'8 Novembre (ante diem sextum Idus Novembres);
 
  • i rituali destinati ad Opi (moglie del Dio Conso), nelle occasionali vesti di Opis Consiva (Opi che semina) – in latino Ops o Opis (spesso identificata, anche con Rea) – la Dea primigenia romana della terra, dell’abbondanza agricola e della fertilità; le sue feste, con la denominazione di Opiconsivia, erano annualmente celebrate, il 25 Agosto (ante diem octavum Kalendas Septembres), all’esterno di un tempietto che sorgeva nei pressi dell’antica Reggia del primitivo Foro romano;
 
  • le festività riservate a Volturno Romano – in latino, Volturnus o Vulturnus (da non confondersi con l’omonimo fiume della Campania) il Dio/Patrono del vento caldo di Sud-Est (attualmente, lo Scirocco); i cerimoniali in suo onore, definiti Volturnalia, erano abitualmente praticati il 27 Agosto (ante diem sextum Kalendas Septembres) di ogni anno.
 

Come il lettore l’avrà sicuramente intuito, potrei senz’altro continuare a citare altre specifiche ricorrenze che erano regolarmente festeggiate, all’interno dei Limes romani, nel corso dello stesso mese. Ad esempio, le celebrazioni che venivano separatamente e simultaneamente dedicate, il 12 Agosto (pridie Idus Augustas), ad Hercules Invictus, a Venus Victrix, ad Hermes Invictrix, ad Honor, a Virtus, a Felicitas e ad Iside (l’accensione delle lampade in suo onore o lychnapsia); il 13 Agosto (Idibus Augustis), a Flora e ad Hercules Victor; il 19 Agosto (ante diem quartum decimum Kalendas Septembres), a Venus (per commemorare l’edificazione del suo Tempio); il 23 Agosto (ante diem decimum Kalendas Septembres), a Vulcanus, ecc. Ma questo ulteriore elenco di festività, non cambierebbe nulla alla particolare, fiduciosa e felice realtà di quel tempo. Purtroppo, così diverso dal nostro…  

Un tempo, il nostro, in cui i cittadini della nostra svirilizzata e demoralizzata Italia/Europa – oltre ad avere totalmente dimenticato il significato ed il senso di quelle ‘FERIAE’ e l’effettiva origine storica di quelle tradizionali e più che bi-millenarie vacanze – preferiscono semplicemente continuare ad ingannare se stessi, confermando, ogni giorno, con il loro noncurante ed irresponsabile silenzio o la loro servile e volontaria acquiescenza, l’ignobile baratto che è stato furbescamente imposto alle nostre società, tra l’antica, accattivante e spensierata liberalità di quelle che furono originariamente definite le ‘Feriae Augusti’ e la moderna, avvilente e deprimente “elemosina sociale” che tendiamo normalmente ad identificare con le odierne vacanze di Ferragosto.  

Che aggiungere di più, dunque, a questa flagrante ed amara constatazione?  

Nei prossimi giorni, quindi, se lo desidereremo, continuiamo pure, come per il passato, a scambiarci reciprocamente ed allegramente i soliti e formali Auguri di Buon Ferragosto, ma – prima che sia troppo tardi – incominciamo ugualmente a pensare al peggio! 

Sto parlando, in particolare, della catastrofica ed incontrollabile crisi economica e politica che continua a svilupparsi nel mondo ed i cui diretti e tragici effetti inizieranno realmente a farsi sentire, all’interno dei nostri Paesi, a partire dai prossimi mesi autunnali. 

Intendiamoci: sinceramente, spererei davvero di stare a commettere un macroscopico errore di valutazione. 

Nel dubbio, però, vista la “piega” che sta attualmente prendendo la congiuntura mondiale, direi che sia proprio il caso di iniziare psicologicamente a prevedere le insormontabili difficoltà e ristrettezze che tutti insieme (meno coloro che, come al solito, risulteranno essere “più uguali” degli altri!), saremo comunque costretti a subire, nei prossimi mesi. Non soltanto per la nostra passata e dissennata accettazione del volgare scippo che è stato ingannevolmente perpetrato ai danni delle nostre più antiche tradizioni sacrali, ma soprattutto a causa dell’indicibile egoismo, della famelica avidità e della sfrenata ed insaziabile bramosia dei succitati kasher-speculatori e mercanti-uncino (come li chiama il mio amico Joe…) che – per tentare di colmare le loro più che tri-miliardarie perdite borsistiche ed evitare di diventare meno ricchi di quello che già sono – non esiteranno affatto a precipitarci, ancora una volta, in qualche subitanea ed “indispensabile” Guerra per la pace (sic!) o, nel migliore dei casi, nella più squallida e generalizzata miseria ed indigenza.


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Data:10/08/2013
Categoria:Politica e Governo
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