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Recensione: Yoga Tales al Teatro Vascello
Sabato e domenica 19 e 20 gennaio, appena due giorni per questo spettacolo di danza e discipline orientali, Yoga Tales, i racconti dello Yoga, proposti da due esperte, Maria Grazia Sarandrea e Basia Wajs, studiose di arte dello spettacolo, appassionate di arti orientali. La prima laureata in Storia del Teatro e dello Spettacolo, partecipa a numerosi festival lavorando come ballerina e coreografa. Basia Wajs gira il mondo, conosce cultura, danza e lingue di paesi come la Cina o l’Africa, mescola le abilità per raccontare le tradizioni attraverso il racconto, la danza e la recitazione, una nuova language artist. Le due donne suggeriscono un ritmo lento e accomodante, come lo yoga, tensione al rilassamento del corpo e della mente. In una cornice semplice fatta di pochi oggetti, alcune coperte, strumenti per creare una base musicale, due tamburi, foglie secche che ad un certo vengono liberate, e la fantasia capace di ricreare una narrazione attraverso le immagini e le posizioni dell’antica disciplina orientale. Il pubblico viene coinvolto in modo spontaneo in una breve digressione attraverso le figure più semplici dove il corpo si snoda e riacquista il suo essere primigenio, in plasticità e schiettezza, senza orpelli o strumenti applicati. Vengono invitati i bambini a salire sul palco e improvvisare insieme a Maria Grazia Sarandrea mentre Basia legge e conduce con un tono sussurrato, l’accento straniero che sa di viaggi, avventure, scoperta. I piccoli imparano le posizioni di base, nel mentre vengono letti i termini e parole come cigno, gatto, fiore di loto, elefante, armonia in lingua originale, il viaggio è breve ma intenso con la litania lieve di un accompagnamento musicale e le membra che snodate riempiono lo spazio rarefatto e leggero. Gli arti e i muscoli iniziano a rilassarsi quando è quasi ora di terminare, ma il tentativo è valso la pena. Un racconto, una breve introduzione, un modo garbato di approcciare ad un’arte antica quanto trasversalmente contemporanea. Lontano dal frastuono e dalla velocità dei mezzi di comunicazione, si riesce ancora a sentire il battito del proprio cuore attraverso i polpastrelli del pollice e dell’indice, ad ascoltare la voce della propria anima per non dimenticare chi siamo e da dove veniamo.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 15:20:01 |
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Cos'è uno Stato senza i cittadini? Nulla. Cosa sono i cittadini senza lo Stato? La risposta la conosciamo tutti, perchè lo Stato italiano palesemente, sta lasciando alla deriva la motivazione fondamentale della sua stessa esistenz