Identikit degli influser
In principio fu il sociologo americano Everett M. Rogers. Era il 1962 quando pubblicò il libro «Diffusion of Innovations», illustrando come le innovazioni si diffondono nella società e come alcuni gruppi di persone siano più inclini a recepire le novità prima degli altri. Rogers parlò di «innovatori» e di «early adopter», definendo così i due gruppi di persone in grado di guidare le scelte di adozione di novità, di prodotto o di servizio.
E individuò in loro un target fondamentale per brand e aziende. Ma che cosa è cambiato in oltre mezzo secolo da quella prima teoria? E, soprattutto, chi sono oggi gli «innovatori»? A tracciarne il profilo è Doxa che, per conto di Influse, la società che ha coniato il termine «influser» partendo proprio dalle osservazioni di Rogers, ha deciso di tracciarne numeri e caratteristiche.
E per farlo ha realizzato una doppia indagine: una quantitativa, volta a passare al setaccio usi e costumi degli italiani fronte novità per circoscrivere una sottopopolazione di persone con buone probabilità di possedere le caratteristiche dell’«influser», l’altra qualitativa, condotta sugli individui maggiormente aderenti al profilo degli «anticipatori di consumi», con l’obiettivo di tracciarne l’identikit psicosociale e determinare macro caratteristiche di personalità e dunque di comportamento.
INFLUSER AI RAGGI X — Sono pochi gli italiani con le caratteristiche dell’«influser» secondo la segmentazione elaborata dall’Influser Detector, lo strumento sviluppato dallo psicologo sistemico Marpa Simone Crisciani per Influse che permetterà di introdurre una nuova metrica di misurazione qualitativa dell’audience.
«La stragrande maggioranza degli intervistati, pari al 57% del totale, sono al più «curiosi», ossia in equilibrio perenne tra passato e futuro» precisa Vilma Scarpino, amministratore delegato di Doxa.
«Si tratta di persone che si aprono alle novità, ma solo se convinte che possano migliorarne la vita». Seguono gli «esploratori» pari al 18% del totale. Attenti a come cambia la società, si sforzano di captare le novità in arrivo.
L’altro zoccolo duro pari al 17% è fatto dagli «osservatori»: sono incuriositi dal progresso, ma sanno apprezzare (e molto) il tempo in cui vivono.
«In questa prima survey, l’Influser Detector ci ha rivelato che appena il 4% degli intervistati ha un profilo corrispondente a quello dell’influser» riassume Gianmaria Padovani, co-founder di Influse insieme a Cubica S.r.l., e ne traccia l’identikit: «Si tratta di individui che stanno con altre persone perché il loro senso di identità è intimamente legato alla sensazione di appartenenza a un gruppo e allo scambio che questo comporta».
La buona notizia è che si può essere influser a qualsiasi età, indipendentemente dalle condizioni socioeconomiche e dall’appartenenza geografica. Altro punto importante: tutti gli influser hanno diversi hobby e sono soliti coltivare interessi diversi, che esplorano attivamente e con continuità.
Al primo posto c’è la tecnologia, elemento centrale del loro mondo. Seguono il mondo food, i viaggi e l’intrattenimento (con un focus su cinema, film e serie TV e concerti). IL RUOLO DI INTERNET – Tra i canali d’informazione più utilizzati dagli influser, Internet risulta in maniera significativa il principale strumento di interfaccia con il mondo.
Gli influser, in particolare quelli più giovani, sono estremamente web confident, per loro online e offline sono la stessa cosa: Internet è uno strumento quotidiano, semplice e pratico, usato in primis per visitare i social network e relazionarsi con le community online. Del resto è proprio online che i più scovano le novità, individuano i trend futuri, tracciano un profilo dei consumi che verranno. E se ne fanno in definitiva portavoce. In modo naturale. Ricorrendo al buon vecchio passaparola.
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