Recensione: 'E ora passiamo ad altro' - Teatro Vascello
Due giorni al teatro Vascello con una compagnia insolita, numerosa, composta da almeno 50 ragazzi del Centro di Aggregazione Giovanile del CIES di MaTeMù, che raccoglie le abilità e le passioni di giovani talenti dedicati allo spettacolo. Un’ora e mezza di performance per due date, il 26 e il 27 Maggio, presso il teatro Vascello di Roma, in cui, con la regia di Gabriele Linari, i ragazzi hanno interpretato uno spettacolo completo fatto di recitazione, danza, hip-hop e canto.
L’idea è venuta al regista il giorno che ha visto sui media la foto del piccolo bambino riverso sulla spiaggia, in seguito all’ennesimo naufragio. E da lì la riflessione profonda sul senso della notizia e su come l’uso dei media crei una specie di pornografia del dolore in cui la ripetizione di alcune immagini inflazioni i sentimenti e allontani sempre di più da quella che dovrebbe essere la sfera autentica della pietà e della compassione. L’uso dei social ci libera la coscienza tramite un facile click per esternare disappunto o approvazione. Finita la navigazione, attraverso il rimbalzo infinito delle notizie, la mente si svuota perché è stata esaurita la spinta al compimento di un dovere: esprimere un giudizio e partecipare alla voce anonima e indistinta del popolo virtuale.
E ora passiamo ad altro, il titolo dello spettacolo, si riferisce esattamente al telegiornale che, esaurita la carica emotiva di una notizia, passa ad altro argomento senza preoccuparsi degli effetti collaterali. Così nascono i cosiddetti “morti”, un gruppetto di ragazzini che non hanno trovato il passaggio e vagano per la città senza essere né defunti né vivi. Non è una storia di zombie, sottolinea il regista, è la storia di un fenomeno che viene preso come spunto di riflessione per capire l’effetto che i media oggi hanno su quello che passa attraverso di loro. Il gruppetto smarrito di adolescenti diventa così il nuovo vip, il nuovo fenomeno su cui puntare, per talk-show, reality, notiziari. A loro viene offerto un residence dove stare e nel giro di poco si trasformano in star inconsapevoli.
L’eco si diffonde e il passo verso il successo sembra breve. Ma all’improvviso il clamore si spegne, dopo un po’ la gente è stufa di sentir parlare di loro e al telegiornale passano le vox che criticano il valore mediatico dato a questi tizi che dicono di essere morti. Ci sono tanti problemi al mondo da risolvere per pensare a questi “cosi”. Il pallone si sgonfia e con lui tutto il carrozzone sul quale si reggeva. Dopo i ragazzini “morti” si passa ad altro. Il bikini. Lo svuotamento della notizia si riduce all’inutilità del mezzo di informazione, la tecnologia ci sta rubando l’anima e il teatro di questi ragazzi sta lì a ricordarcelo. In un modo esaltante, vivace, innovativo, mescolando talenti diversi, musica, danza, pezzi inediti di rap e musica gospel. L’esultanza sul palco di tutti questi giovani alla fine dello spettacolo ha messo i brividi e lo slancio con cui hanno lavorato ha il meritatissimo premio di aver raggiunto il cuore di tutto il pubblico.
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