Sei nella sezione Cultura   -> Categoria:  Teatro  
Kevingipsy: racconto di reclusione e liberta'

Kevingipsy: racconto di reclusione e liberta'

Autore: Recensione della nostra inviata Teresa Corrado
Data: 22/11/2015 10:38:29

Al teatro Trastevere di Roma in scena EXIT Emergenze per Identità Teatrali, la rassegna giunta all'VIII edizione, in cui si può assistere a spettacoli multidisciplinari, organizzati dalle compagnie della Federazione Italiana Artisti. Attraverso teatro, musica e danza, realizzato per un pubblico contemporaneo attento alle novità.

In questa rassegna si inserisce il monologo Kevingipsy, scritto e interpretato da Eduardo Ricciardelli e diretto da Gino Auriuso., che racconta una storia di reclusione e libertà che si dipana durante la seconda guerra mondiale.

Il testo dello spettacolo è il racconto in prima persona di un uomo, Kevin, uno zingaro che racconta la propria vita, partendo da quando era bambino e girava per i paesi europei come giostraio insieme alla sua famiglia. Girovaghi per il mondo, alla conoscenza dl mondo in modo diverso. Fino a quando nel 1940 le leggi francesi, simili a quelle tedesche, rinchiudono gli zingari nei campi di reclusione, nei quali si vive miseramente. La colpa è di chi gestisce il posto, visto che prendono i loro buoni per arricchirsi lasciando gli occupanti al freddo e affamati. Kevin ragazzino fugge da lì e dopo varie vicissitudini, entra a far parte dei partigiani. Ma anche l'esperienza partigiana si rivela una delusione: lui, zingaro e girovago, insieme ai suoi simili, non ricevono alcun riconoscimento. È dopo la guerra che anche lui e la sua famiglia diventano sedentari e lavorano nei campi. Comincia un nuovo stile di vita, diverso, dove poter far andare anche i figli a scuola. Un cambiamento che è deciso dai burocrati e che, però, li fa sempre apparire diversi. È quella diversità che li rende particolari. .

Una storia struggente e difficile della vita dei nomadi, un percorso di vita che partendo dal lontano 1940, arriva ai giorni nostri, in un insieme di episodi e sentimenti che mirano a far comprendere le diversità, oltre che i modi di vita di chi sceglie una vita da nomade e chi, invece, decide di restare fermo nel proprio paese d'origine.

Il testo, impegnativo sia come monologo che come argomento, visto che cerca di esprimere i desideri e sentimenti dei nomadi, risulta, soprattutto verso il finale, difficile da seguire, in una giusta comprensione di quello che accade. La parte iniziale, invece, è stimolante e interessante, anche per un gioco di luci che anima la scena. Il linguaggio utilizzato riesce a coinvolgere e interessare il pubblico che ascolta attento una storia che spesso viene celata da quella ufficiale. Una bella prova di Eduardo Ricciardelli sul palco nelle vesti di narratore.


L'articolo ha ricevuto 1152 visualizzazioni