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Teatro Ambra Jovinelli - La Prima del Riccardo III

Teatro Ambra Jovinelli - La Prima del Riccardo III

Autore: Recensione della nostra inviata Susanna Schivardi
Data: 24/10/2015 10:01:41

Massimo Ranieri è grande, geniale e inesauribile. Porta in scena questo spettacolo immenso dal 22 ottobre al 1 novembre, al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, un Riccardo III potentissimo. Con la traduzione  e adattamento di Masolino D’Amico, ottimo anglista, e con le musiche originali di Ennio Morricone, lo spettacolo mette in scena una lunga schiera di attori, Roberto Vandelli, Massimo Cimaglia, Paolo Lorimer, Carla Cassola, margherita Di Rauso, Paolo Giovannucci, Giorgia Salari, Antonio Rampino, Gaia Bassi, Roberto Bani, Luigi Pisani, Antonio Speranza, Alessandro Parise, Mario Scerbo.

La tragedia si dice sia una delle più brutte che abbia scritto Shakespeare, forse la peggiore, ma il modo in cui Ranieri l’ha rivisitata e ricreata è delicato ma incisivo, parla al passato appartenuto  allo scrittore inglese, proiettando una struttura scenografica e registica assolutamente nuove. Il palco è immerso nel buio, in un’oscurità che riflette quella della psiche, della mente umana annebbiata dalla fame di vendetta. Riccardo III si muove tra personaggi che sembrano fantasmi di loro stessi, la scena dell’omicidio di Edoardo, il fratello di Riccardo, è esemplare di quello che è stato uno studio analitico e psicologico attento e profondo. Viene fuori un personaggio scabro, angosciato, un re, Riccardo, storpio e malvagio, il vero protagonista di un noir complesso e terrificante. Le uccisioni si susseguono con una sceneggiatura incalzante e mai piatta.

Ranieri avanza col suo passo deciso e inconfondibile, seduto, in piedi o accasciato su un sofà mantiene il suo peso scenografico mai indifferente. La scena impostata su di uno “spazio - macchina” che gira e si rigira su sé stesso con un movimento rotatorio, come in una cassa di risonanza, contiene e comprime tutti i sentimenti umani. Si accavallano invidia, gelosia, ira e senso di vendetta, non c’è spiraglio di una coscienza che parli e che imponga il suo ormai perso punto di vista. Il testo è denso come nella migliore tradizione shakespeariana, il poeta letterato risuona nelle orecchie dello spettatore, e a fare da cornice ma anche assoluta protagonista, la musica originale di Ennio Morricone, come sempre e immancabilmente assolutamente perfetta. Un piccolo capolavoro nel grande ventaglio delle proposte teatrali attuali.

 

 


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