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Romaeuropa Festival al Teatro Vascello

Romaeuropa Festival al Teatro Vascello

Autore: Susanna Schivardi - Redazione Cultura
Data: 12/11/2014 12:58:05

Il Teatro Vascello ha messo in scena, domenica 9 Novembre, lo spettacolo This Is Concrete per il Romaeuropa Festival, che con 52 spettacoli e 378 artisti propone spettacoli fino al 30 Novembre.

Due ballerini, Jefta Van Dinther coreografo emergente e vincitore del The Dance Prize 2013, il più importante riconoscimento della Swedish Association of Theatre Critics e Thiago Granato, artista selezionato dalla Akademie Schloss Solitude in Germania, si snodano su un palco quasi vuoto, in una danza che dura 60 minuti scarsi. Due corpi che si cercano, si amano, si dimenano lentamente contorcendosi e sfiorandosi, con il sottofondo di una musica elettronica che cresce al ritmo del loro desiderio incalzante.

In una dimensione eccentrica spudoratamente omosessuale due uomini vivono la loro sensualità senza freni. Si spogliano, si svestono delle loro stesse solitudini per fondersi in baci appassionati. Immersi in questo fluido magmatico fatto di suono frastornante e a tratti distorto e una luce che a mala pena illumina per diventare eccessivamente verde sul finale e poi rifondersi col buio alla fine dell’amplesso, i due corpi si fanno concretezza viva, carne famelica, lo spirito è la connessione con le onde sonore che le casse, disposte sul palco, sprigionano verso i due uomini. E proprio loro due in un impeto afferrano la cassa e la dispongono verso il pubblico, unico spacco, unico taglio che ricorda il caos e l’inesplicabile.

Con il pensiero sempre rivolto al cinema e le sue magie, ad un tratto la luce si fa intermittente e i due ballerini si accovacciano e come felini si rincorrono, si annusano, si muovono frenetici in avanti e lateralmente come sfuggendo dal desiderio che si impossessa dei loro sensi. Lo scatto e la fatica, tramutato in sudore che bagna abiti e volti, immediatamente si addolciscono e le due anime alleggerite dal contatto si accasciano vicine, si cercano ancora ma senza frenesia. La luce sbiadisce, cadono dall’alto palloncini bianchi di luce riflessa e poi di scatto due di questi si rialzano verso l’alto per sparire in un cielo solo immaginato. Spermatozoi sottratti alla vita o esistenza che si tramuta in luce e onde sonore?

Questo è concreto! Il corpo che si fa media di una comunicazione nuova e ancora tutta da inventare. L’immanenza non sfugge alle logiche ferree in cui viene catturata, in una dimensione omosex e queer che ricorda tanto le darkroom, locali notturni e metropoli disilluse e strafatte di stupefacenti. Ma i corpi nulla sarebbero sena la musica, ricordando il genio del cinema Gilles Deleuze che scriveva “Il suono ci invade, ci spinge, ci trascina, ci attraversa … Non si smuove un popolo con dei colori. Le bandiere non possono nulla senza le trombe”.  


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