Sud Italia: i morti battono le nascite
È stato pubblicato il rapporto Svimez l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, rapporto che mostra come il Sud sia a rischio demografico. Attraverso lo stesso rapporto, infatti, si fa chiarezza sulla reale condizione del Sud Italia, nei confronti delle altre regioni.
In evidenza c’è il drastico calo delle nascite nel 2013, dove le persone decedute hanno superato di gran lunga i nuovi nati. Una situazione così negativa non si verificava dal 1918, ma allora era appena finita la Grande Guerra, e, per andare ancora più in dietro nel tempo, dal 1867, ma anche in quel caso il sud era dinanzi alla fine della terza guerra d’Indipendenza che lo aveva visto protagonista, volontario o involontario, di un’unione del territorio.
Nessuno può o riesce a prevedere cosa questo segno negativo significhi realmente per il sud Italia. Di certo si sa che si è toccato il suo minimo storico ossia 177mila unità, più basso dal 1861. Secondo le stime, nei prossimi 50 anni il Mezzogiorno perderà 4,2 milioni di abitanti.
Chi o cosa ha decretato questo calo incredibile delle nascite? Di certo si sa che il 2014 è solo il settimo anno di recessione per il Mezzogiorno, che soffre da anni della perdita del PIL (Prodotto interno Lordo) a differenza delle regioni del nord. Quest’anno il sud presenta una crescita del -1,5% mentre il nord è stabile allo 0%.
Cosa comportano tutti questi dati? Semplicemente che al sud c’è un alto tasso di perdita di posti di lavoro e conseguentemente si abbassa il numero di persone che decidono di mettere su famiglia o di avere più di un figlio. Un altro stop alla crescita è che il PIL impedisce che ci sia una maggiore domanda interna dei consumi. Si compra di meno, si consuma di meno perché non ci sono soldi da spendere, non c’è lavoro e quindi non si possono far nascere più bambini, che sono una continua esigenza di denaro.
Il tenore di vita che prima aveva caratterizzato il Mezzogiorno, dove si riusciva a far convivere famiglie e spese, è stato abbandonato. Ad aumentare il valore negativo dei dati, anche le esportazioni che sono scese, solo quest’anno, del -0,6%, mentre i redditi tra il 2008 e il 2013 sono calati del 15%.
Tutti segni negati che pongono non solo il Sud Italia a maglia nera dell’economia italiana, ma anche con la prospettiva di non riuscire a rialzarsi continuando ad essere luogo di facile preda per lavoro nero, malavita e povertà.
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