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Evoluzioni del Teatro Eliseo dal 1997 ad oggi

Evoluzioni del Teatro Eliseo dal 1997 ad oggi

Autore: Massimo Monaci - Direttore Artistico Teatro Eliseo
Data: 12/10/2014 11:29:11

E’ il 1996. Siamo a Milano.

Sono in camera mia ad ascoltare musica mentre mio padre, Vincenzo Monaci, e il Maestro Maurizio Scaparro sono in salone a parlare. Ormai, oggi, 2014, ne sono certo: mio padre decide di avventurarsi nella follia del Teatro Eliseo e, giuro, non è colpa mia.

Vincenzo Monaci è, nel 1997, Presidente di EDS Italia, multinazionale americana di servizi e di software per aziende, a cui ha venduto pochi anni prima la sua società, ricavandone un buon introito finanziario.

Con quella riserva di denaro decide di fare alcuni investimenti, e quell’incontro a Milano con Maurizio Scaparro lo porta a deciderne un’altro nel giro di pochi giorni. Affascinato da un mondo a lui totalmente estraneo, con Scaparro va a Roma a conoscere Giuseppe Battista, gestore del Teatro Eliseo in quel momento e nei precedenti vent’anni, unitamente a una schiera di straordinari artisti come Umberto Orsini, Gabriele Lavia, Monica Guerritore, Glauco Mauri e Rossella Falk.

Il Teatro Eliseo è in quel momento in sostanziale bancarotta. Il bilancio al 30.04.97 rivela circa 16miliardi di vecchie lire di debiti, così composti : verso lo Stato (7miliardi) gli istituti previdenziali (2,4 miliardi), la Banca di Roma (4,2miliardi), i fornitori (1,4 miliardi) e altri (1 miliardo).

E’ proprio la Banca di Roma che venuta a sapere dell’interesse di mio padre per il Teatro Eliseo, lo convince definitivamente ad affrontare l’impresa :  “Lei mette dei soldi” gli dicono “noi ne mettiamo altri, e salviamo il Teatro” dal fallimento.

Ed è così che nasce la Nuova Teatro Eliseo Spa (d’ora in poi NTE), nel 1997, che ha tra soci la Maremma Vera (una società di riferimento di Monaci) che ne detiene il 52% delle azioni, la Banca di Roma, che ne detiene il 42% e altri soci persone fisiche come lo stesso Maurizio Scaparro, Luciano Fasoli e Giampaolo Vianello, per il restante 6%.

La NTE affitta il ramo d’azienda dalla vecchia società di Battista, di fatto assumendone crediti e debiti e versando immediatamente nelle casse 6 miliardi di vecchie lire.

La NTE rileva TUTTI i lavoratori (sono trentotto a tempo indeterminato più ventidue stagionali, per un totale di 60 persone), e nomina Maurizio Scaparro direttore artistico. Banca di Roma è main sponsor, con una sponsorizzazione annuale di 350.000.000 di lire, ed è l’ unica banca.

Sono anni in continuità con il passato, in cui la qualità artistica rimane molto alta. A quel tempo, il contributo del Fondo Unico per lo Spettacolo è di circa 3,3 miliardi di vecchie lire, su un bilancio complessivo di circa 10 miliardi (il 33 % dei Ricavi contro l’attuale 20 %).

Passano i primi anni e appare evidente che i debiti della vecchia società di Battista sono molti di più di quelli che apparivano. Purtroppo, quella società aveva nelle sue maglie nascosto un buco ben più ampio che ci si rese conto si aggirava intorno ai 20 miliardi di lire, in quanto risultarono circa 4miliardi di poste non contabilizzate rappresentate da interessi e sanzioni di enti fiscali e previdenziali, fornitori e compagnie ospitate.

Per cercare di raddrizzare e risanare il buco, inaspettato, emerso nel corso di quei primi anni, si percorrono anche strade dure: una procedura di licenziamento collettivo, operata nel 2003, porta a una riduzione del personale di 12 dipendenti. Quella procedura, costosa, produrrà sopravvenienze passive pagate per 768.000 euro a causa di 10 transazioni con licenziamento e 2 reintegre.

Insieme alla riorganizzazione, si cercano anche i modi per aumentare i ricavi e rilanciare l’attività artistica. E’ in questa visione che il Consiglio di Amministrazione presieduto da Vincenzo Monaci decide di dare l’incarico di Direzione Artistica a Luca Barbareschi. Nel giro di pochi mesi però risulta evidente che le prospettive di Barbareschi non coincidono con le volontà del CDA. La vicenda non va a finire bene, Barbareschi viene licenziato, sfuria su tutti i giornali, fa causa alla società e ottiene un risarcimento danni di 200.000 euro, poco più di una annualità di stipendio da direttore artistico (Vincenzo Monaci lo querela, vince e Barbareschi viene condannato a pagare €50.000).

Viene dunque incaricato della Direzione Artistica un grande nome dell’Eliseo, Giuseppe Patroni Griffi. La sua anzianità si rivela solo fisica e non mentale, ma viene affiancato da un giovane milanese di nome Antonio Calbi, che diventa consulente artistico e Vice Direttore.

Nel frattempo, Giuseppe Battista, uscito dalla gestione del Teatro Eliseo da ormai più di 8 anni, dovendosi presentare al passaggio di proprietà dopo il riscatto esercitato dalla NTE, decide che la Banca di Roma lo ha maltrattato e fa presentare un’istanza di auto fallimento della propria società (Teatro Eliseo srl in Liq.) che ottiene e promuove analoga richiesta contro la Nuova Teatro Eliseo Spa per attaccare la Banca e cercare di recuperare alcuni immobili messi all’asta dalla Banca per recuperare i debiti della causati dalla precedente gestione e che, nella mente del Battista, dovevano restare in usufrutto e nella sua disponibilità fino alla morte. L’operazione è violentissima e complicata, costa 560.000 euro tra avvocati, commercialisti, curatori, detentori di quote sociali e spese varie. Inoltre i crediti (prestiti della NTE alla Teatro Eliseo srl in Liquidazione) necessari per chiudere i debiti, devono essere azzerati per la revoca del fallimento della società Teatro Eliseo srl che altrimenti avrebbe comportato conseguenze drammatiche per la NTE e la Banca di Roma. Oltre 2 milioni di euro di crediti sono cancellati e provocano nel Bilancio chiuso del 2004 una perdita di 2.272.156 euro, costringendo i soci a ricostituire il capitale sociale, reinvestendo pesantemente, anche per pagare una fidejussione bancaria rilasciata nell’interesse della T.E. srl dell’importo di 748.862 euro.

Fino a quel momento, e siamo al 2005, la Maremma Vera di Vincenzo Monaci ha investito nel Teatro Eliseo quasi 3 milioni di Euro, la Banca di Roma 2,5 milioni di euro.

La Nuova Teatro Eliseo ha pagato quasi 2 milioni di Euro di interessi passivi alla Banca di Roma per i finanziamenti necessari a ripianare le perdite della T.E. srl ed ha affrontato spese straordinarie per la riorganizzazione e le cause cui abbiamo accennato di quasi 3 milioni di Euro.

In compenso, il M.O.L. margine operativo lordo della società, cioè il margine prima degli ammortamenti, degli interessi, delle tasse, è sempre largamente positivo : cosa significa ? Questi dati confermano che la gestione caratteristica della società, cioè il rapporto tra i costi e i ricavi della gestione del teatro, delle ospitalità, delle produzioni, delle tournèe è, grazie anche al buon finanziamento pubblico, in utile. Ma tale margine non è mai sufficiente a pagare l’indebitamento pregresso (della gestione Battista) e le opere di riorganizzazione aziendale. Occorre dunque sempre nuovo capitale.

In numeri: i ricavi del teatro si aggirano sempre intorno ai 6 milioni di Euro (dei quali, fino al 2005, circa 1,77 milioni provengono dal FUS, mentre con gli Enti Locali si riescono a prendere alcuni contributi da Bandi, ma mai si riesce a intessere un rapporto continuativo e strutturato).

Nel 2005, la Toro Assicurazioni, proprietaria delle mura del Teatro Eliseo, decide di vendere l’immobile e chiama Vincenzo Monaci, Presidente della società di gestione chiedendogli un eventuale interesse. Vincenzo Monaci mette insieme due “amici” e in tre acquistano a un prezzo più che conveniente l’immobile, con l’obiettivo di favorire la continuazione dell’operatività del teatro e dargli sicurezza. Il prezzo di affitto (dai 300.000 euro annui iniziali ai 440.000 euro annui attuali) consente alla proprietà immobiliare di pagare il mutuo alla Banca e sostanzialmente di coprire le spese di gestione senza dividendi per i tre soci della Eliseo Immobiliare.

Giuseppe Patroni Griffi viene a mancare e Antonio Calbi diventa direttore artistico del Teatro Eliseo. Le cose vanno avanti discretamente dal punto di vista economico, grazie anche all’apporto di numerosi sponsor, e benissimo dal punto di vista artistico e progettuale.

Si decide, a luglio 2007, di rifare completamente  la sala del Teatro Eliseo, perché le poltrone sono sfondate, il teatro non è a norma e non si può andare avanti così. I lavori costano  1,2 milioni di euro, e sono tutti a carico della Nuova Teatro Eliseo spa, 700.000 da finanziamenti bancari e 500.000 dalla gestione corrente, data l’assenza di contributi pubblici e la assoluta indisponibilità della proprietà immobiliare di partecipare ai lavori di ristrutturazione degli impianti, condizionamenti, moquette sala grande e poltrone disegnate da Norman Forster per Poltrona Frau.

Conviene ricordare che la Società di gestione si sta facendo ancora carico dei lavori di messa a norma, per la prosecuzione della attività teatrale consentita da agibilità provvisorie concesse dalla Commissione di Vigilanza periodicamente. L’ultima consente l’agibilità fino al 15 dicembre, data nella quale i lavori dovranno essere terminati.

Nel 2007 Calbi decide di lasciare Roma per tornare a Milano a lavorare al Comune chiamato dal Sindaco Letizia Moratti e Massimo Monaci, che dal 2001 ha operato nel teatro come assistente alla direzione artistica e anche come direttore generale, diventa Direttore Artistico.

Sono anni molto difficili quelli tra il 2007 e il 2010: i tagli trasversali dei vari Governi in carica portano il contributo per l’Eliseo a circa 1,33 mln di euro (a fronte dell’1,77 mln di euro del 2000).

Ma nonostante questi tagli, i Margini Operativi Lordi tengono, gli abbonati tornano ad aumentare e l’impatto artistico è interessante (Valerio Binasco, Giancarlo Sepe, Leo Gullotta, Paolo Virzì, Silvio Orlando, drammaturgia contemporanea, attività continue). Nonostante i tagli, si va avanti, con fatica, ma si va avanti, con sempre maggiore determinazione e rispetto della qualità artistica del Teatro Eliseo.

Nel 2011 comincia un progressivo aumento dell’indebitamento sino ad allora tenuto sotto controllo. Infatti all’uscita improvvisa dalla compagine sociale di UniCredit SpA (Banca di Roma nel corso degli anni è diventata Unicredit) e il taglio non previsto di 180.000 euro di sponsorizzazione annuale,  si aggiungono la totale assenza di contributi pubblici dagli enti locali (Regione, Provincia e Comune) e nuovi tagli ai fondi ministeriali. E’ l’indebitamento, soprattutto quello bancario, che consente la sopravvivenza, grazie anche a fidejussioni personali degli azionisti di maggioranza.

Il 2012 è l’inizio della crisi più difficile, perché l’aumentare del debito va in parallelo a una riduzione dei ricavi consistente: infatti, alla diminuzione del FUS e alla sparizione quasi totale degli sponsor, a cominciare da Unicredit, va ad unirsi una diminuzione dei ricavi da biglietti che dipende non tanto da un calo di spettatori, quanto da una diminuzione del prezzo del biglietto medio molto pesante. Se si vanno a guardare i dati SIAE relativi alla Regione Lazio sul volume d’affari, si noterà che sul territorio il calo si aggira su una media, in due anni, di oltre 20%. Il Teatro Eliseo, soffre di meno rispetto ad altri, ma registra un calo del volume d’affari legato all’attività caratteristica di circa il 16%.

L’insieme di questi gravi cali di ricavi (FUS, sponsor, botteghino) si aggiunge alle spese straordinarie di cui si è parlato poco sopra ed all’aumento dell’indebitamento, prevalentemente bancario. I MOL positivi non riescono e non sono sufficienti al risanamento.

In pratica, dal 1998 al 2012, le cifre di 3,2 mln di euro (interessi passivi) e 3,8 mln di euro (sopravvenienze passive) sono effettivamente insostenibili da sopportare in 14 anni.

In breve, poi fino al 2014:

Dal 1997 al 2014 Monaci ha versato nelle casse del Teatro Eliseo quasi 4 milioni di Euro in aumenti di capitale sociale.

Dal 1997 al 2014, la società Nuova Teatro Eliseo spa ha pagato oltre 3,5 milioni di Euro in interessi passivi, principalmente alla Banca di Roma, poi Unicredit, che è pienamente rientrata del proprio investimento nel Teatro, oltre a essere uscita dal capitale sociale e aver cancellato l’importante partnership e sponsorizzazione.

Dal 1997 al 2014, la NTE spa ha pagato oltre 4,7 milioni di Euro di spese straordinarie per le questioni di cui sopra, con il bilancio 2012 ulteriori sopravvenienze passive, soprattutto provenienti dalla vecchia gestione, e decidendo la messa in Liquidazione.

Tutto questo porta Vincenzo Monaci, alla fine del 2012, a decidere di cedere l’attività.

Iniziano le prime perlustrazioni, ma non accade nulla di concreto sino a quando, a Novembre 2012, si fa avanti un produttore teatrale che insieme a una cordata di persone decide di proporsi per l’acquisizione dell’azienda. La trattativa va avanti per alcuni mesi, ma alla fine del mese di Maggio 2013, si ferma perché le condizioni sul tavolo non sembrano essere aderenti a quello che richiederebbe il Ministero per i Beni e le attività Culturali.

A quel punto, ci si trova davanti a un bivio: decidere di chiudere il teatro oppure provare la carta di favorire la costituzione di una new-co, indipendente da Monaci, che, a fronte di un importante affitto d’azienda necessario alla NTE per ripianare i debiti, gestisca le due sale del Teatro Eliseo, dando continuità al personale e all’esperienza artistica dell’Eliseo. Tale società, che dovrebbe diventare lo spazio in cui nuovi interlocutori possano intervenire per rilanciare le attività del teatro, avrà come direttore artistico temporaneo Massimo Monaci, in modo da garantire la continuità artistica e la domanda ministeriale per l’anno 2014: quando la compagine si sarà formata attraverso il completamento dell’aumento di capitale sociale deliberato il 17 febbraio 2014 per 1,5 milioni di Euro, si potrà decidere il nuovo corso del rilancio e dunque la nuova direzione artistica.

Qui si inserisce la brutta vicenda dello sfratto.

La Nuova Teatro Eliseo spa, in difficoltà economico finanziaria, resta indietro di 2 mesi nel pagamento degli affitti e chiede alla Eliseo Immobiliare di aderire alla moratoria sui mutui prevista dall’accordo Governo-Abi rendendo implicita la difficoltà nel pagamento puntuale dei canoni di affitto ma garantendo, nel contempo, il versamento dei soldi necessari agli interessi bancari e spese condominiali. Infatti nel periodo che l’immobiliare ha ottenuto la moratoria, che va da Aprile 2012 a Aprile 2013, la NTE paga alla Eliseo Immobiliare la somma di 259.808 euro.

Nonostante questo, senza alcun preavviso (e senza informare Vincenzo Monaci, socio fondatore della società Eliseo Immobiliare con la quota del 34%), arriva a NTE spa una prima intimazione di sfratto notificata alla NTE il 12 Aprile 2013. Si dice che detta iniziativa sia un atto dovuto dell’Amministratore, sta di fatto che all’udienza del 20 maggio 2013 tra le parti si decide di non presentarsi in Tribunale.

Il 19 settembre 2013 viene inviata una nuova intimazione di sfratto, proprio mentre sono in corso soluzioni di ripianamento della situazione debitoria complessiva della NTE e accordo con investitori interessati ad investire nella new-co. Anche in questo caso all’udienza per la convalida di sfratto le parti si accordano per non presentarsi in Tribunale il 22 di ottobre, avendo raggiunto un accordo di massima, sempre verbale.

Nell’ambito di una riunione informale tenutasi il giorno 12 Novembre 2013 presso la Sede sociale, alla presenza di tutti i soci e dell’avvocato, si definisce un accordo per il rientro del debito della NTE, che prevede il pagamento di una prima tranche immediata di € 263.000,00 poi una seconda tranche di € 100.000,00 entro il 31/12/2013, e poi una rateizzazione del restante debito, a patto che la Eliseo Immobiliare non si presenti all’udienza in tribunale per l’esecuzione dello sfratto.

L’Amministrazione della NTE, in data 14 Novembre 2013, effettua il pagamento della prima tranche prevista dall’accordo di rientro e invia una PEC il 15 Novembre 2013 alla Eliseo Immobiliare Srl in cui è testualmente riportato:  All’amministratore unico “Come anticipato ieri con mail della nostra amministrazione, le confermiamo l’avvenuto pagamento di € 263.000 sul c.c. da lei indicato quale prima rata del piano di rientro dei canoni di locazione arretrati. Questo pagamento corrisponde agli accordi intervenuti tra i Soci della Eliseo Immobiliare martedì 12 Novembre 2013 e che tra le altre caratteristiche prevedono : 1) il pagamento di € 100.000 il 31.12.2013 2) il pagamento delle residue somme arretrate spalmate nel nuovo contratto di locazione; distinti saluti” . 

A questa email certificata, l’Amministratore della Società Immobiliare non risponde mai.

Il 18 Novembre 2013 arriva, ancora, nonostante tutto, l’ultima intimazione di sfratto con udienza fissata il successivo 18 dicembre.  I soci nuovamente si chiariscono che era già stato ripresentato l’atto e, considerato il primo pagamento e l’accordo di fatto raggiunto, nessuno si presenterà in Tribunale per convalidare lo sfratto.

Nuova Teatro Eliseo in assoluta buona fede e fiducia, come accaduto le prime due volte e, soprattutto, dopo aver pagato la prima rata di 263.000 euro, non si presenta in Tribunale. Invece, la Società Immobiliare si presenta. Lo sfratto viene concesso dal Giudice in contumacia della NTE che viene a conoscenza della convalida circa un mese dopo, chiamata da un giornalista del quotidiano “il Tempo” che, non si sa bene come, afferma di conoscere la questione e chiede la verità sul fatto.

Da lì parte un continuo rimpallo tra i soci dell’Immobiliare.

Monaci si dimostra disponibile a uscire dai giochi  fatte salve due condizioni:

La salvaguardia della stagione 2014-2015 già programmata;

La vendita dell’azienda NTE spa (e la garanzia per i lavoratori), oppure addirittura delle quote della società Immobiliare;

Nei mesi tra Febbraio e Luglio 2014, con Monaci d’accordo, si passa alle proposte di acquisto della società di gestione e delle quote eventualmente disponibili della Eliseo Immobiliare srl.

Le trattative sono febbrili. E’ un continuo susseguirsi di proposte che però non riescono mai a mettere  d’accordo i soci perché l’assemblea non si riunisce più formalmente. Si delineano due possibilità: una denominata “cordata 1” che fa capo a un produttore teatrale, che garantisce la continuità per la stagione, l’altra, la “cordata 2”, che fa capo a un imprenditore che non si comprende bene come e cosa voglia fare dell’Eliseo.

Mentre i 2/3 della società immobiliare sarebbero orientati sulla seconda proposta, che, a dir loro, darebbe maggiori garanzie economico-finanziarie, Monaci è più orientato alla prima cordata che sembra dare praticamente le stesse garanzie economiche, con l’obiettivo di salvaguardare al meglio la gestione teatrale a partire dalla stagione 2014-2015.

Su questo nodo si balla e nel frattempo continuano gli accessi degli ufficiali giudiziari per l’esecuzione dello sfratto, provocando incertezza in tutti gli interlocutori, istituzionali e non, oltre che nei lavoratori e in tutto il mondo che ruota intorno al Teatro Eliseo, generando danni enormi un po’ da tutte le parti, impattando in modo particolare sul numero degli abbonati.

Ed eccoci qui, oggi, ancora a ballare sul nodo centrale, che è economico e neanche per sbaglio prende in considerazione  le necessità artistiche e produttive di un teatro che non è un’impresa normale e neanche un appartamento: la proposta della cordata 1 continua a essere in piedi, quella della cordata 2 non si sa, perché nel frattempo il Ministro Franceschini ha avviato le procedure per il vincolo di destinazione d’uso sul Teatro Eliseo (provocando l’allontanamento, così almeno pare, della cordata 2…).

La situazione è in stallo perché i lavoratori non mollano il punto della continuità per lo meno artistica e del lavoro, mentre i due terzi della proprietà immobiliare sembra avere l’intenzione di riprendersi l’immobile vuoto, cancellando dunque tutto quello che è dentro, per poi rimetterlo sul mercato immaginando di farci chissà quali soldi.

La battaglia è dunque, oltre che economica, culturale: c’è chi vuole proteggere il livello culturale storico dell’Eliseo, c’è chi invece vuole demolire tutto per ricostruire poi sulle ceneri non si sa bene che cosa, con una modalità che porta gravi conseguenze per la Cultura e per la città di Roma.

La storia degli ultimi 15 anni del Teatro Eliseo è una storia complessa di tentativi di risanamento economico mescolati al rilancio culturale: quest’ultimo sembra essere riuscito, mentre il risanamento sembra solamente in parte aver raggiunto degli obiettivi. Si può avere sbagliato uno spettacolo piuttosto che un altro, non si può non riconoscere che gli sforzi fatti sono sempre andati nella linea della qualità. La verità è che il debito originario, a causa dei vari accadimenti spiegati nelle pagine precedenti, non si è riusciti a ripianarlo, con la volontà, come quella che si è mantenuta, di puntare sul valore culturale della proposta. Forse facendo altre scelte artistiche le cose sarebbero andate diversamente? 

Non potremo mai saperlo, e io, personalmente, ne dubito.

Massimo Monaci

Direttore Artistico del Teatro Eliseo dal 2007


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