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'Terroni' e il giro d'Italia diventa razzista

'Terroni' e il giro d'Italia diventa razzista

Autore: Teresa.Corrado
Data: 16/05/2014 01:05:17

“Terroni” e il giro d’Italia si tinge di razzismo, quello che non avremmo mai voluto sentire e sicuramente non ci saremmo mai sognati di vedere ad una manifestazione ciclistica.

La tappa del Giro d’Italia 2014 fa un giro in Campania, nella sua sesta giornata, la Sassano - Cassino, passando per città e cittadine, Eboli, Battipaglia, Salerno, Cava, Nocera, sempre pronte a festeggiare il giro, la maglia rosa. Incoraggiando gli atleti che attraversano su due ruote le strade di montagna, le vie delle città, le campagne, salite e discese, sempre animati dal coro e dalla presenza degli spettatori.

Una festa dello sport di piazza, quello che non fa girare i miliardi del calcio, ma che unisce l’Italia in un giro della penisola senza distinzioni. Una festa che ha visto, nella primavera del 2014, un grande balzo indietro. Sarà il balzo del 2014, sarà stato il caldo, o forse solo il mesto momento che stiamo vivendo, che durante il passaggio nella cittadina di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, dal gruppo di corridori del giro, si è alzata la voce di uno di loro, di uno sportivo che ha urlato “terroni” disprezzando la figura delle persone che erano lì presenti per lo sport.

Il tutto è stato ripreso da un cellulare di uno degli spettatori che era andato a vedere la corsa e che sostava in compagnia di bambini, come si può ascoltare dalle voci eccitate dei piccoli che invece di ricevere un invito allo sport onesto e pulito, si sono ritrovati di fronte ad uno pseudo sportivo, che tutto può sembrare tranne che tale, che invece di abbattere le barriere sempre presenti tra nord e sud, ha incitato all’inciviltà.

Si, perché un atteggiamento del genere può solo essere chiamato con il nome che più gli si addice e questo è un gesto incivile e razziale che si contrappone alla volontà dello sport, di essere al di sopra di ripicche e razzismi, di dispute che non siano sportivamente inerenti alla propria competizione.

È questo che dovrebbe insegnare lo sport. L’amore per la sana competizione e non odio e risentimento, perché quei pochi che provano tali sentimenti riescono a coinvolgere, nel loro essere negativi, molti altri, pronti a far valere ragioni che non esistono.

I commissari della lega sportiva, dovrebbero, in questo caso, salvaguardare lo sport e il buon nome del ciclismo, punendo il ciclista, come avviene negli stadi, quando le tifoserie si scatenano in cori ingiuriosi contro i giocatori o i tifosi avversari, solo che questa volta l’offesa arriva da uno sportivo e non da un tifoso.

Dopo “Jenny ‘a carogna”, capo tifoso del Napoli, avvistato su tutti i media del mondo, lo sport italiano rischia una nuova bufera a livello umano, grazie alle ingiurie di uno sportivo e al video caricato su YouTube che sta facendo il giro della rete in modo virale.


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