Domenico Cutri, evaso lunedi', e' considerato pericolosissimo
Assume contorni sempre più precisi la fuga di Domenico Cutrì 32 anni, evaso da Gallarate, durante la quale è rimasto ucciso il fratello Antonino di 30 anni, in un conflitto a fuoco scoppiato tra i banditi e le forze dell’ordine. I carabinieri hanno interrogato a lungo la madre del boss, che aveva accompagnato in ospedale il ferito ma che non risulta indagata.
Dalla ricostruzione risulta che i banditi, lunedì, hanno prelevato la donna e a bordo della Citroen C3, li hanno accompagnati in ospedale a Magenta. L’uomo era stato raggiunto da un proiettile durante l’assalto al Tribunale ed è arrivato in fin di vita all’Ospedale.
Dopo aver lasciato il ferito, i banditi di sono disfatti dell’auto e forse sono fuggiti a bordo di un’altra già pronta o rubata. I carabinieri hanno rintracciato l’auto vicino ad un parcheggio vicino all’ospedale di Magenta e hanno scoperto che la stessa era stata rubata.
La madre dei due Cutrì, interrogata, ha ammesso che per Antonino era diventata un’ossessione la fuga del fratello, tanto che aveva preso lezioni per pilotare un elicottero. Lo stesso Domenico era stato trasferito dal carcere di Saluzzo a quello di Cuneo, ritenuto più sicuro.
Preoccupazione è stata espressa per l’evasione anche dal procuratore generale del Piemonte, Marcello Maddalena, che ha definito l’uomo “pericolosissimo e con una forte capacità di intimidazione e di condizionamento”.
Le ricerche si sono estese in tutta Italia, ma anche al confine con la Svizzera. Si cercano anche i componenti della banda che ha permesso l’evasione, due o tre persone che hanno assalito gli agenti di polizia penitenziaria mentre scortavano Domenico Cutrì in Tribunale per un processo.
Solidarietà e vicinanza agli agenti rimasti coinvolti durante l’evasione è stata espressa dal capo del Dap Giovanni Tamburino. L’uomo ha sottolineato che fatti del genere non hanno precedenti, da quando nel 1996 è stato assunto il servizio di traduzioni, cioè il trasporto dei detenuti in Tribunale o per trasferimento. Forse sarebbe ora, ha poi sottolineato Tamburino, di prendere in considerazione maggiormente le videoconferenze, garantendo maggiore sicurezza per il personale e per i cittadini. L’assalto al tribunale, infatti, ha messo in pericolo anche ignari cittadini che in quel momento si trovavano in Tribunale o nelle vicinanze per altri motivi.
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