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Non paga il pizzo alla mafia: viene preso a martellate

Non paga il pizzo alla mafia: viene preso a martellate

Autore: Teresa.Corrado
Data: 11/12/2013 08:32:51

immagine da webÈ successo a Palermo dove un commerciante di casalinghi, è stato aggredito e picchiato con il mazzuolo, un martello utilizzato dai muratori, da alcuni componenti del clan mafioso a cui aveva negato il pagamento del pizzo. L’uomo non aveva chiesto l’autorizzazione ad aprire il suo locale commerciale e non pagava il dovuto al clan, che gli aveva fatto anche uno sconto, invece dei tremila euro, ne aveva chiesti 1.500.

L’imprenditore, invece, aveva rifiutato e fatto credere che si era rivolto alla polizia a denunciare tutto. Immediata la reazione del gruppo di estorsori che hanno cercato di fare dell’uomo un esempio anche per gli altri commercianti. Il pizzo si paga e chi denuncia viene massacrato: un messaggio forte e deciso, che serve a riconfermare l’assoluto potere della mafia anche verso gli altri commercianti.

Così il 2 novembre era partita la spedizione punitiva, avvenuta dinanzi al negozio del commerciante. In quattro gli si sono avvicinati, ma a colpirlo con 13 colpi di mazzuolo è stato Massimiliano Di Majo. Dopo aver colpito duramente l’imprenditore al volto e alla testa, si è accanito anche contro il genero che è rimasto in coma per due giorni. Con lui in carcere è finito anche Giovanni Buscemi che aveva avvertito l’uomo che il suo atteggiamento non avrebbe portato a nulla di buono.

Lo stesso Castelluccio aveva detto al negoziante di avere comportamenti più omertosi e non di affidarsi alle forze dell’ordine. Ma alla risposta “vi ho denunciati” il clan non ha atteso oltre ed ha fatto partire il raid punitivo.

A incastrare gli aggressori le immagini delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso tutto e grazie alle quali sono finite in manette otto persone accusate di associazione mafiosa, estorsione aggravata, tentato omicidio.

Il clan colpito è quello della Noce, che aveva subito recentemente una decimazione con l’arresto di circa cinquanta affiliati. L’operazione denominata “Agrion” coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Amelia Luise e Annamaria Picozzi, ha permesso di  decimare ancora il clan, che intanto era passato sotto la guida di Giuseppe Castelluccio, falegname che proprio grazie agli arresti eccellenti era riuscito a fare una subitanea carriera all’interno di Cosa nostra.

 

 


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