Lo stupro di Lucrezia, al Teatro Vascello fino all'8 dicembre
Nel 1594 Shakespeare scrisse il dramma Lo stupro di Lucrezia, opera dedicata al Duca di Southampton, ripercorrendo i passi di come la disavventura subita dalla moglie del generale e politico romano Collatino, violentata da Sesto Tarquinio, suo cugino e figlio dell’ultimo re di Roma Tarquinio il Superbo, andrà ad intrecciarsi con la res publica del VI secolo a.C., finendo per innescare una rivolta che depose una classe monarchica ormai vista corrotta e crudele. Dal 3 all’8 dicembre va in scena al Teatro Vascello l’adattamento di Valter Malosti, con la traduzione di Gilberto Sacerdoti in endecasillabi.
L’intensità della storia è resa al meglio sul palco da Alice Spisa e Jacopo Squizzato, freschi di diploma alla Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, il cui lavoro corporale faticoso e violento segue inizialmente di pari passo il racconto della voce narrante – lo stesso Malosti, visibile ma idealmente non presente. L’incalzante musica di sottofondo riesce poi a scandire l’azione cruda aggiungendo un forte senso di inquietudine al turbine di sensazioni che viene trasmesso.
Secondo quanto tramandato dalla tradizione durante l’assedio di Ardea fra i romani nacque una disputa su chi avesse la moglie con le più eccellenti qualità ed a spuntarla fu Lucrezia, sposa di Collatino. Questo scatenò la morbosa curiosità di Sesto Tarquinio, che decide di dover prendere un “trofeo”, ossessionato dal desiderio di possesso.
Tarquinio entra quindi in conflitto, consapevole che un atto così ignominioso potrebbe essere un marchio indelebile anche per la discendenza, che finirebbe per rinnegare un individuo spregevole, “maledicendo le ossa” anche una volta arrivato al riposo eterno. Finirà però con l’auto-assolversi, convinto dalla propria indulgenza che il silenzio di Lucrezia – interessata a non macchiare l’onore della famiglia – avrebbe avuto il sopravvento.
Dall’altra parte anche la vittima vive una lacerazione interna una volta subito l’atroce delitto. In una dinamica psicologica ancora troppo attuale – frequente il riferimento nei casi di violenza di genere - prevale il senso di colpa per qualcosa di cui colpa non si ha. Lucrezia teme l’arrivo del giorno, quasi fosse la luce solare a svelare le nefandezze coperte dalla quiete e dall’oscurità notturna, trova la forza di maledire il Tempo e l’Occasione, personificazioni di un destino cinico e beffardo, complice nel dare appunto opportunità a Tarquinio. Finché racconterà tutto al ritorno di Collatino per poi suicidarsi, sopraffatta dalla vergogna, non prima di aver preteso vendetta.
Il Teatro Vascello informa che la presenza di scene di nudo e contenuti tematicamente violenti potrebbero offendere la sensibilità di qualche spettatore. In generale si consiglia comunque la visione ad un pubblico adulto.
Info su costi e biglietti: www.teatrovascello.it; botteghino@teatrovascello.it
Tel.: 06-5881021; 06-5898031
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