Saltano i funerali di Priebke ad Albano Laziale
Saltano in serata ad Albano Laziale i funerali Erich Priebke, l’ex ufficiale nazista morto a Roma, condannato nel 1998 per l’eccidio delle Fosse ardeatine, dove furono uccise 335 persone dall’esercito tedesco per ritorsione contro un attentato dei partigiani.
Dopo che un gruppo di persone, non si conoscono ancora bene se di destra o contestatori, si è introdotto in chiesa. Così il prete si è tolto i paramenti e non ha celebrato il rito, rinviandolo. Il feretro, intanto, resterà nella chiesa di San Pio X fino a domani, quando si prenderà una decisione definitiva. Sicuramente sarà cremato, forse ne cimitero di Prima Porta, ma per adesso si attendono le nuove disposizioni delle autorità competenti.
La tensione nella città dei castelli romani è alta. Non appena si apprende della decisione del prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, che revoca l’ordinanza del sindaco di Albano Laziale, Nicola Marini, di celebrare le esequie nella città dei Castelli Romani, alcuni cittadini si radunano dinanzi alla chiesa di San Pio X, nella chiesa lefevriana che si è resa disponibile per i funerali.
Sono in pochi all’inizio, anche se le forze dell’ordine presidiano la zona e la chiesa, perché i cittadini di Albano non hanno intenzione di far passare il feretro, volendo evitare che i funerali si svolgano nella loro città. In breve il numero cresce, tanto che le forze dell’ordine devono deviare il traffico e chiudere la strada, una delle principali, al traffico, poiché la gente ha occupato la via.
Qualcuno espone uno striscione con su scritto “Priebke Boia”, mentre si sente cantare “Bella Ciao” e i cittadini presenti continuano a dichiararsi tutti antifascisti.
La Polizia è in tenuta antisommossa, ma non riesce a impedire alle persone di prendere a calci e pugni la macchina che trasporta la salma dell’ex capitano delle Ss, prima che attraversi il cancello e si trasferisca al sicuro all’interno della Chiesa, tra grida e insulti, ne si lesinano parole come "vergogna" o "assassino". Si registrano anche dei contatti tra la polizia e i manifestanti, ma di poca entità, qualcuno cade a terra, ma si rialza subito. Durante tutta la funzione, loro restano all’esterno con cori, slogan e accuse.
Anche il sindaco di Albano laziale si sente in dovere di sottolineare che aveva cercato di non far svolgere i funerali di Preibeck, che non si è mai pentito delle sue azioni, nella cittadina alle porte di Roma, ma ogni sua rimostranza è stata respinta senza che, peraltro, ne fosse stato avvertito. Il primo cittadino, infatti, ha dichiarato che ha appreso della decisione del prefetto grazie ai giornali.
L’istituto che ha accolto la richiesta da parte dei familiari di Priebke di far celebrare il rito nella propria chiesa, appartiene ai padri Lefebriani, che si opposero al Concilio Vaticano II e non accettano l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, così tanto appoggiato, invece, dagli ultimi papi.
Ma i funerali di Priebke non sono passati inosservati, non solo da parte degli ebrei romani, ma anche da parte di quella schiera di discendenti di partigiani e vittime che hanno osteggiato ogni permesso, ogni uscita dell’ex capitano delle Ss, come era avvenuto già per i festeggiamenti dei suoi 100 anni.
L’uomo, che ha continuato a ritenersi innocente dell’eccidio delle 335 persone, ebrei, militari e gente civile, non ha mai chiesto scusa o non si è mai pentito delle azioni fatte, perché convinto di aver obbedito ad un ordine. Ma, anche se con questa spiegazione, ha provato a dare un senso alle sue azioni, nessuna sua parola o gesto, ha mai mostrato umanità verso quei fatti che tanto hanno sconvolto gli italiani.
Dopo la sua dipartita, non si fermano le polemiche e le continue baruffe tra “neonazisti” e “comunisti”, che continuano una guerra molto fredda, mai realmente finita. Riguardando le immagini, sembra di essere tornati indietro a quando si facevano scempi sui cadaveri, come accade in paesi gestiti dai talebani, ma non si comprende quali realmente possano essere le azioni da fare con un uomo del genere. Forse sarebbe stato meglio rimandarlo in Germania, o in qualche altro paese, lontano dai luoghi dove si è consumata la strage, per rispetto a chi, in quei giorni, ha perso delle persone care.
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