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Rapporto dell’Ue sulla tratta di esseri umani: l’Italia è al primo posto…
Emergono dati preoccupanti dal primo rapporto dell'Unione Europea sul traffico di esseri umani concernente il periodo 2008-2010. Nei paesi dell'area comunitaria è stata stimata la presenza di oltre 24 mila persone ridotte in condizioni di schiavitù, costrette a sfruttamento sessuale, lavori forzati, accattonaggio ed altro. Il numero più alto, poco meno di 6500, pari ad 1/5, si trova in Italia o vi è perlomeno transitato. La maggioranza delle vittime sarebbero di etnia rom, provenienti in particolar modo da Bulgaria e Romania. E si parla di stime al ribasso, visto che la delicatezza della questione rende impossibile identificare ogni soggetto e dunque valutare con precisione assoluta le cifre reali del fenomeno.
Ma il traffico non coinvolge, ovviamente, solo paesi dell'est Europa, costanti gli arrivi anche dall'Asia, Cina e Vietnam su tutti, Sudamerica e Africa, specialmente Nigeria. Si calcola che il 62% sia indirizzato allo sfruttamento sessuale, il 25% al lavoro forzato ed il 14% ad altre attività come la vendita di minori, criminalità organizzata, espianto e vendita di organi, per un volume di affari che supera i 30 miliardi di dollari annui, secondo solo – rimanendo nell'illegalità – ai proventi derivanti dalla droga. Le donne sarebbero il 68%, il 25% i minori.
L'Unione Europea ha cercato di porre un freno alla situazione, attraverso la direttiva n. 36 del 5 aprile 2011, sulla prevenzione e repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, ma al 6 aprile 2013, termine ultimo per convertire la normativa in legge nazionale, soltanto sei Stati membri l'hanno adottata, Repubblica Ceca, Lettonia, Finlandia, Ungheria, Polonia e Svezia. Un'indolenza diffusa che ha stizzito le istituzioni continentali, con il commissario europeo per gli Affari interni Cecilia Malmstrom molto critico verso il mancato recepimento.
La direttiva definisce le norme minime comuni per determinare i crimini connessi alla tratta di esseri umani e fissarne le relative pene. Per sfruttamento viene intesa una forma di coercizione sulla persona attraverso minacce, uso della forza, frode o rapimento, indipendentemente dal consenso che può conseguirne. Sono punibili anche l'istigazione, il concorso, il favoreggiamento ed il tentativo, con la reclusione dai cinque fino ai dieci anni qualora vi siano le aggravanti di reati contro soggetti vulnerabili, tra cui i minori, contesti di organizzazioni criminali, violenze particolarmente gravi e causa di pericolo o pregiudizio verso la vittima. Nonostante ciò, il numero di condannati è calato del 13%, da 1534 a 1339 nel triennio 2008-2010 preso a riferimento.
Sono previste anche forme di assistenza e sostegno a carico dei singoli Stati, nel corso e dopo la fine del procedimento penale, per permettere ai soggetti l'esercizio dei diritti loro conferiti dalla posizione di vittima. In particolare si parla di fornitura di un alloggio, cure mediche, informazioni e servizi. Per le categorie vulnerabili ci sono misure aggiuntive, come il supporto psico-sociale e, per i minori, l'accesso all'istruzione e la possibilità di designare un tutore o rappresentante. Relativamente alla prevenzione, viene chiesto di scoraggiare la domanda attraverso lo svolgimento di campagne di sensibilizzazione, la formazione di funzionari che entrino in contatto con le vittime della tratta, la costituzione a reato della condotta di chi ricorre a servizi delle vittime stesse.
Le Nazioni Unite già nel 2000 avevano promulgato la Convenzione contro il crimine organizzato transnazionale, la cosiddetta Convenzione di Palermo, per intervenire nel sistema di norme sulla tratta di esseri umani. Nel 2007 è stato lanciato l'UNGIFT, progetto globale dell'Onu in collaborazione con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil), l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim), l'Unicef, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e l'Osce – Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. La strategia richiede una coordinazione delle risorse e l'accrescimento di conoscenza e consapevolezza, provvedendo con assistenza tecnica e giuridica per creare una sinergia in grado di sviluppare efficaci strumenti di intervento. L'obiettivo è la riduzione della domanda di sfruttamento, assicurando protezione adeguata alle vittime e un appropriato processo agli imputati, dove la certezza della pena sia garantita.
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