Il figlio di Riina progettava un attentato contro Angelino Alfano
In primis, per ciò che riguarda il fatto che, dopo la scarcerazione, Salvatore Giuseppe - contrariamente a quanto si credeva - è subito partito verso Corleone e non più verso Padova, come era previsto all'inizio poichè sottoposto a regime di prevenzione, poi sospeso. Fino a nuovo ordine, a quanto pare.
Ma ecco che i cittadini di Corleone storcono il naso: il ritorno del pesante concittadino, appare poco gradito. E giù polemiche.
Ma a poche ore da una scarcerazione che alimenta discussioni di vario tipo, ecco arrivare una nuova inquietante notizia: sembra infatti che il figlio di Riina, stesse progettando un attentato contro Angelino Alfano, segretario PdL, colpevole di aver inasprito le pene relative al regime di 41 bis.
Da dove fuoriesce questa notizia? Dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia: Luigi Rizza.
Di conseguenza, gli inquirenti di Catania hanno aperto subito una indagine, dopo che Rizza ha riferito dell'esistenza di un messaggio relativo al progetto di uccidere Alfano per l'inasprimento della 41bis, ed ha aggiunto di aver ricevuto il messaggio in questione nel carcere di Padova nel 2009 da parte del figlio di Riina e da Umberto Bellocco..
Ma ecco il racconto di Rizza: "Nel 2009, mentre ero detenuto al carcere di Padova, Umberto Bellocco e Giuseppe Riina, figlio di Totò - riferisce Rizza agli inquirenti di Catania - mi davano dei messaggi da portare ad altri detenuti del carcere, tra cui Salvatore Alia e Paolo Lombardo (detto Nino)»
Durante un incontro, Rizza riferisce di : «aver saputo che era in programmazione un attentato nei confronti del ministro Alfano (per via dell'inasprimento del regime di cui all'articolo 41 bis)» e di non essere a conoscenza del fatto che il progetto sia ancora in essere o meno.
«In particolare - riferisce agli inquirenti di Catania - Nino Lombardo e Salvatore Alia mi chiesero di chiedere conferma della cosa a Umberto Bellocco, cosa che io feci». A questo punto «Bellocco mi confermò la cosa e mi disse «Si, procedete»; Io - prosegue Rizza - riferii ad Alia e Lombardo; nei giorni successivi Alia mi chiese se ero disposto a partecipare all'attentato» visto che «a breve avrei dovuto godere di permessi». Poi però - conclude il collaboratore di giustizia - «non se ne fece nulla perchè io fui trasferito a Tolmezzo e non so se il proposito sia ancora attuale».
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