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Intervista ad Andrea Vianello - Ogni parola che sapevo
L’ictus è un killer, e come tale arriva all’improvviso. 200.000 casi l’anno solo in Italia, e per l’80% si tratta di nuovi episodi. Significa che nel 20% sono recidive: l’attacco può tornare. È catalogata tra la seconda e la terza causa di morte, dipende dagli studi che si prendono a riferimento.
“Ogni parola che sapevo”, edito da Mondadori e nelle librerie dal 21 Gennaio. L’ha scritto il collega Andrea Vianello, ex direttore di Rai3 e noto al pubblico per aver condotto, dal 2004 al 2010, la trasmissione televisiva Mi manda Rai3, oltre ad Agorà, Enigma, La strada della verità, il TG2 e infine Rabona nel 2018, trasmissione che ha condotto fino a poco prima che avvenisse il suo dramma, raccontato con umanità e lucidità, tanto da farti sentire dentro la carne e nella profondità dell’anima le sue emozioni.
Cosa ci racconta Andrea attraverso questo lavoro? Una storia comune a molti, una vicenda che parla di un attacco cerebrale che arriva come una bomba, e che cambia di netto la vita.
Non mi sono accontentata di leggerlo, e ho deciso di fare quattro chiacchiere con lui ora che è tornato – grazie alle terapie riabilitative seguite presso il Centro Santa Lucia di Roma – a parlare come prima.
D- il tuo libro è arrivato inatteso e ha fatto scoprire un segreto ben celato: ti aspettavi tante manifestazioni di affetto anche su Twitter?
R- Mi ha commosso, oltre a farmi comprendere meglio che raccontare certi episodi privati è una scelta apprezzata perché permette di confrontarsi con la mia esperienza, e trarne spunti di riflessione.
D- Hai raccontato di aver subito l’ictus dopo esserti sottoposto a una sessione di manipolazione osteopatica alla colonna cervicale che ha provocato la dissecazione della carotide. Alla luce della tua esperienza, cosa consigli a chi medita di affidarsi a un osteopata?
R – non si deve criminalizzare un intero settore, ma è necessario che si chiarisca una cosa: l’osteopatia è molto utile per migliorare alcuni disturbi causati fondamentalmente dalla cattiva postura. Deve però essere valutata bene e scegliere con attenzione l’operatore. L’osteopata non è un medico bensì un professionista che coadiuva l’attività dei medici. Non esistendo ancora una normativa che regoli il settore, ci si affida al primo che capita, senza pensare ai rischi che si possono correre. Per spiegare sinteticamente ciò che è accaduto a me: nel tentativo di allentare la tensione alla colonna cervicale, attraverso un trattamento osteopatico che è stato eseguito in maniera troppo energica, si sarebbe generata una lacerazione delle pareti interne dell’arteria carotide.
D- si pensa sempre che sia lo stile di vita a produrre certi attacchi fatali: il tuo caso apre una discussione molto ampia sui rischi che si corrono pur seguendo le regole del buonsenso…
R- i referti delle mie analisi cliniche, ritirate poco tempo prima sono chiari: i livelli di Colesterolo, Glicemia e tutti gli indicatori che possono portare a una sindrome metabolica, erano ottimali. Scarseggia l’informazione su questo punto, non rischiamo unicamente perché non stiamo attenti all’alimentazione, fumiamo o non pratichiamo attività sportive. E’ questo il punto fondamentale da comprendere.
D- secondo l’opinione dei medici che ti hanno operato d’urgenza, la dissecazione della carotide è stata provocata dalla terapia manuale cui ti eri sottoposto la sera prima. Come si può sensibilizzare l’opinione pubblica su un argomento così delicato, senza rischiare di criminalizzare un intero settore?
R- parlandone come stiamo facendo. Informando sulle possibili complicazioni riconducibili alla leggerezza con cui si affrontano certe terapie. Ho parlato con diversi medici, e sono concordi nell’affermare che sì, in diversi casi questi trattamenti alle vertebre possono portare a danni simili a quello che ho subito. Non esistono ancora pubblicazioni scientifiche, ma il tema è serio ed è conosciuto in ambito sanitario. Va diffusa questa informazione perché pochi ne sono a conoscenza.
D –durante il percorso di riabilitazione, che hai seguito presso il Centro Santa Lucia, ti sei ritrovato tra persone che, come te, dovevano imparare nuovamente a parlare. Quanto è importante il ruolo dei personaggi pubblici nella diffusione di campagne di sensibilizzazione sulla salute?
R- ci penso da qualche tempo e intendo sfruttare questa esperienza affinché possa aiutare altri a comprendere meglio come salvaguardare la salute e la vita. Mi piace da sempre poter diffondere del bene, questa è una nuova opportunità. Effettivamente, una faccia conosciuta può fare molto in questo senso. Io ci sto mettendo la mia, e spero che possa servire ad aiutare altri. Anche un solo caso, scaturito per un errore di valutazione su una terapia posturale o per cattiva capacità manuale dell’operatore, deve essere considerato una vera tragedia.
D-domanda antipatica perché retorica: senti di essere cambiato dopo questa esperienza? Rifletti maggiormente sulla vita, sulla famiglia, sui valori umani, come vediamo a volte su certi film?
R-sono lo stesso di prima, con una differenza: sono Andrea dopo aver subito un ictus che mi aveva tolto le parole, che ho riconquistato con fatica dovendole imparare daccapo. Non potrò più fare a meno di ricordarlo, è questo che è cambiato.
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