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Indagine su Covid-19 - nel mondo si parla di diffusione attraverso l'acqua, in Italia no

Indagine su Covid-19 - nel mondo si parla di diffusione attraverso l'acqua, in Italia no

Autore: Inchiesta del direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 09/04/2020 08:32:51

Riproponiamo l'inchiesta del nostro direttore responsabile, Emilia Urso Anfuso, pubblicata la prima volta il 20 Marzo 2020, sul Covid-19:

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Il fatto che le informazioni diffuse alla popolazione italiana, principalmente da parte del Ministero della Sanità, parlino fondamentalmente di contagio per via aerea mi ha fatto venire in mente che qualcosa di diverso potrebbe nascondersi nel fatto che l’Italia appaia, oggi, la nazione più colpita dal Coronavirus.

Risalire al bandolo di questa matassa non è e non sarà facile, ma la mia missione di giornalista è quella di tentare di capire, approfondire, investigare su quanto accade, che è il fine principale di chi sceglie di portare avanti questa professione.

Inizio con il primo elemento: in Italia il contagio per via fecale è trattato in maniera secondaria, talmente marginale che nessuno prende in considerazione questo tipo di diffusione del Covid-19. Ecco cosa si legge sulla pagina del Ministero: In casi rari il contagio può avvenire attraverso contaminazione fecale” ma ecco che si aggiunge la frase: “Studi sono in corso per comprendere meglio le modalità di trasmissione del virus”.

Non è tutto. Il ministero della sanità diffonde ampie rassicurazioni sull’acqua che esce dai rubinetti.

L'immagine è estrapolata dal sito del Ministero della Salute, sezione sulle regole comportamentali per contrastare l'epidemia di Covid-19: Ministero dela Sanità

Nonostante le rassicurazioni, rammento a tutti che la situazione – ben prima dell’avvento del Coronavirus – per ciò che concerne l’acqua potabile, non era in una situazione di sicurezza.

Per decenni l’Italia ha chiesto deroghe alla UE – approvate – fino a giungere allo stop: alla terza richiesta di derogare ancora sui parametri definiti dalla direttiva 98/83 del Consiglio Ue sulla qualità dell’acqua per  il consumo umano, il 28 ottobre 2010 la Commissione europea respinse l’ennesima pretesa dell’Italia di tollerare valori di arsenico fino a cinque volte superiori alla norma nelle acque di rubinetto di 128 comuni in cinque regioni della penisola. In massima sintesi: pur di non metter mani a una situazione ad alto rischio sanitario per la salute di milioni di cittadini, lo Stato italiano non fa altro che chiedere tempo, anni, malati, morti causate dall’acqua insana.

Ecco uno stralcio della risposta che Bruxelles diede al belpaese: “Le prove scientifiche nei documenti indicati in riferimento negli orientamenti dell’Organizzazione mondiale della sanità e nel parere del comitato scientifico dei rischi sanitari e ambientali consentono deroghe temporanee fino a 20 μg/l – si legge nel documento – mentre valori di 30, 40 e 50 μg/l determinerebbero rischi sanitari superiori, in particolare talune forme di cancro”. La richiesta dell’Italia di innalzare i valori consentiti a 50ug/l devono far comprendere a tutti come funzionano davvero le cose. Non è certo la sicurezza dei cittadini la priorità dei governi.

Tornando al Coronavirus, appare quantomeno interessante un fatto: il mondo scientifico cinese, a differenza di quanto accade dalle nostre parti, s’interroga ampiamente sull’eventualità che la maggiore diffusione avvenga attraverso la via fecale. Non a caso nel comprensorio di Wuhan, l’Ente locale dell’acqua, ha effettuato – a partire dallo scorso 29 Gennaio - una disinfezione con particolare attenzione ai giunti delle condutture, alle fosse settiche e ai pozzi di scarico. Ho notato una cosa: questa notizia non ha avuto diffusione se non un articoletto su Ansa pubblicato sul sito dell’agenzia di stampa lo scorso 20 Febbraio 2020. In Italia, quindi, non si è dato peso a una notizia che potrebbe invece essere di grande rilievo.

Diversa la situazione sulla stampa internazionale, che ha preso in seria considerazione questa ipotesi: basta fare una ricerca sui quotidiani internazionali per rendersi conto di due pesi e due misure diverse. Ecco cosa ha riportato su Euronews: COVID-19 può essere trasmesso attraverso i tubi dell'acqua? La storia di un'evacuazione di Hong Kong

L’attenzione estera è quindi posta anche sulla diffusione orofecale e attraverso le fognature.

Ma ecco un documento molto interessante: lo scorso 3 Marzo 2020 Unicef ha pubblicato una relazione tecnica dal titolo “Acqua, servizi igienici, igiene e rifiuti gestione per il virus COVID-19”.

Riporto uno stralcio che ho tradotto dall’inglese: “Alla fine del 2019 è emersa una malattia respiratoria acuta, nota come nuova malattia del coronavirus 2019 (COVID-19). Il patogeno responsabile di COVID-19 è la sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2, noto anche come virus COVID-19), un membro del coronavirus famiglia. In risposta alla crescente diffusione di COVID-19, l'OMS ha pubblicato una serie di dati tecnici documenti di orientamento su argomenti specifici, tra cui la prevenzione e il controllo delle infezioni (IPC).

Questo  documento era disponibile fino al 20 Marzo 2020 sul sito Unicef a questo indirizzo: https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus2019/technical-guidance/infection-prevention-and-contro

La mattina del 21 Marzo 2020 ho fatto alcune verifiche: la pagina è stata rimossa.

Avevo scaricato il documento originale e potrete scaricarlo anche voi dal link seguente: WHO.INT_INFECTION_PREVENTION_CONTROL

E' stato invece pubblicato un  nuovo documento, datato 19 Marzo, relativo alle regole sulla quarantena: scaricatelo da questo link

Il documento tecnico integra i documenti IPC facendo riferimento e riassumendo il documento Guida dell'OMS sull'acqua, i servizi igienico-sanitari e i rifiuti sanitari rilevanti per i virus, incluso coronavirus. Questo brief tecnico è scritto, in particolare, per i professionisti dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari e fornitori. È anche per gli operatori sanitari che vogliono saperne di più su acqua, servizi igienici e rischi e pratiche igieniche (WASH).

La fornitura di acqua sicura, servizi igienico-sanitari e condizioni igieniche è essenziale per proteggere la salute umana durante tutti i focolai di malattie infettiveincluso il COVID-19. Garantire il bene e WASH applicare coerentemente le pratiche di gestione dei rifiuti in comunità, case, scuole, mercati e strutture sanitarie contribuiranno ulteriormente a prevenire la trasmissione da uomo a uomo il virus COVID-19. Si applicano gli orientamenti dell'OMS sulla gestione sicura dell'acqua potabile e dei servizi igienico-sanitari per l'epidemia di COVID-19. Non sono necessarie misure extra. In particolare, la disinfezione potrà facilitare un più rapido decesso del virus COVID-19. Si otterranno molti vantaggi grazie alla gestione sicura dei servizi idrici e igienico-sanitari e applicando buone pratiche igieniche. Tali sforzi prevengono molte altre malattie infettive, che causano milioni di morti ogni anno. Attualmente, non ci sono prove sulla sopravvivenza del virus COVID-19 nell'acqua potabile o nelle acque reflue”.

Avete letto bene: l’OMS consiglia comunque la massima attenzione sui servizi igienico-sanitari e sui rifiuti sanitari eppure in Italia si parla solo di trasmissione per via aerea.

Inoltre, "al momento non ci sono prove sulla sopravvivenza del virus nell'acqua potabile". Attualmente significa solo che "Al momento attuale" non ci sono prove, e il documento non è stato sviluppato in coordinamento con tutti gli studi in corso, come per esempio quelli cinesi.

Se consideriamo la condizione idrica nazionale, gli scandali che si sono succeduti nel corso degli anni, il metodo della richiesta di deroghe alla UE anche a costo di penalizzare la salute e la vita dei cittadini, possiamo dirci davvero certi che viviamo in una nazione che ci sta cautelando?

Altra riflessione. Ai tempi della Sars il mondo scientifico internazionale concordò su un punto: la diarrea è un veicolo di trasmissione da non sottovalutare, perché fu la causa del contagio nel 20% dei casi. A causa delle scariche di feci molli in pazienti che avevano contratto la malattia, un focolaio di Sars esplose a Hong Kong nel complesso residenziale di Amoy Gardens. Portare le mani alla bocca o agli occhi, dopo una scarica di diarrea, è uno dei fattori di contagio, eppure non se ne parla in maniera diffusa

Aggiungo un altro elemento: le acque reflue utilizzate per irrigazione. In Italia la situazione è scandalosa da anni. Non sono pochi i casi di denunce che sollevano una condizione che non permette dubbi su un criterio: chi si occupa della sanificazione delle acque che vanno a defluire nei fiumi o vengono utilizzate per irrigare i campi agricoli, in alcuni casi non rispetta le normative in vigore. Perché accade questo? Perché i costi per la manutenzione e l’adeguamento degli impianti vengono considerati un costo da abbattere.

Posso citare diversi esempi, come quello della Sardegna con l’impianto di depurazione di Alghero. Ecco cosa riportavano le cronache nel 2017 sulla condizione della peschiera Calich, una delle più importanti zone umide costiere di Alghero: “Ecosistema lagunare impazzito, proliferazione algale abnorme e colorazione giallastra del mare lungo la fascia costiera più prossima a Fertilia. Un vero e proprio scandalo quello in atto dal 2009: i reflui in uscita infatti (circa 18-20mila mc. al giorno), non vengono riutilizzati nonostante l´investimento fosse vincolato proprio al riutilizzo. Circa 7,5milioni di metri cubi all'anno che invece vengono riversati tutti nel Calich senza nemmeno una valutazione d´impatto ambientale (peraltro obbligatoria). Con la laguna in perenne affanno, ormai al collasso per l'overdose di nutrienti”.

Prendendo come termine di paragone la diffusione del Norovirus, che si diffonde maggiormente con questo tipo di trasmissione, l’ipotesi non è da considerare bizzarra, anzi.

In tal caso si ribalterebbe lo scenario, portandoci a dover riconsiderare tutta l’organizzazione dei piani strategici a livello sanitario e per ciò che concerne il tipo di controlli e analisi da dover mettere in atto. Emerge quindi un’ipotesi parallela che stravolge tutto l’impianto operato non solo in Italia ma in Europa e nel resto del mondo, relativa a una diversa modalità di propagazione del contagio.

Arriviamo al caso della bassa lodigiana, primo territorio posto in quarantena. Lodi rappresenta un altro spunto di riflessione per aver subito, in un passato recente, uno scandalo legato alla pessima gestione dell’impianto di depurazione: l’ARPA impose il sequestro a causa della rilevazione nelle acque di un tasso di escherichia coli 10 volte maggiore rispetto ai livelli consentiti per legge.

Era il 2009 quando furono effettuate le prime analisi che fecero emergere i primi sospetti, e il caso andò avanti tra prescrizioni e rinvii, fino ad approdare nel 2016 con le prime richieste di rinvio a giudizio. Tra le ipotesi di reato, la frode in forniture pubbliche, il getto pericoloso e il danneggiamento in corsi d’acqua.

Il sequestro degli impianti di depurazione durò una sola settimana: l’attività fu ripristinata e la SAL procedette a effettuare i lavori atti a sanificare la situazione.  Nel 2018, dopo aver ottenuto il proscioglimento per prescrizione, sono tornati a processo il Presidente e il direttore generale della SAL, Società dell’Acqua Lodigiana per i reati di danneggiamento in corsi d’acqua e frode in servizio pubblico.

Del Codiv-19 sappiamo poco e quindi possiamo anche presupporre che i sistemi di depurazione utilizzati non siano adeguati al tipo di agente contaminante. Perché è urgente una verifica in tal senso da parte delle autorità preposte ai controlli e su scala nazionale? Perché – prendendo come esempio il depuratore lodigiano - l’impianto riversa le acque nel canale Molina che le rigetta a sua volta nell’Adda. Queste acque sono poi utilizzate per l’irrigazione agricola, con la conseguente diffusione incontrollata di agenti virulenti. La roggia Molina è inquinata al pari di una fogna e si discute, da tempo, sull’urgenza del risanamento ambientale. Mai realizzato.

Per ciò che riguarda invece la trasmissione per via fecale, in considerazione del fatto che in Cina hanno osservato che molti pazienti risultati positivi al Covid-19 mostravano sintomatologie gastrointestinali gravi, con scariche di diarrea che sono riconducibili a questo tipo di contagio, la soluzione sarebbe quella di sottoporre la popolazione non solo ai tamponi orali, ma anche a quelli rettali. Solo in questo modo si potrebbe stabilire se la percentuale di contagiati per via fecale sia pari, maggiore o minore di quanti l’abbiano contratto per via aerea.

Sembra inoltre che il tampone rettale sia maggiormente efficace rispetto ai test orali. I medici dell’ospedale per le malattie polmonari di Wuhan, città da cui sarebbe partita la diffusione del Coronavirus, consigliano infatti di associare questo tipo di analisi quando quelle tradizionali rispondono con un esito negativo.

Il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie non ha dubbi: "Questo virus ha molte vie di trasmissione, il che può spiegare in parte la sua rapida diffusione” hanno dichiarato recentemente.

Fang Li, un professore associato di scienze veterinarie e biomediche presso l'Università del Minnesota, di recente ha dichiarato che, sia nella prima fase dopo il contagio, sia nei casi di evidenza tardiva della malattia, l’agente patogeno permane nell’intestino dei pazienti. Effettivamente, gli organi più colpiti risultano essere i polmoni e il sistema gastrointestinale.

Il 12 febbraio scorso il sito della Fox TV ha pubblicato questo articolo: A Hong King si indaga sulla diffusione del Covid-19 attraverso i tubi di scarico. In Cina si, da noi non se ne parla. Forse che sollevare la questione “Acqua” metterebbe in crisi l’intero sistema politico italiano ma anche quello europeo, che comunque concede deroghe anche sulle normative in tema di sicurezza sanitaria?

Tirando le fila di questa lunga serie di elementi e di riflessioni, e considerando il fatto che in Italia si sta portando avanti un’unica ipotesi che è quella del contagio per via aerea, mentre nel resto del mondo si analizza la situazione anche attraverso prospettive diverse, quali sarebbero le ragioni di queste eventuali mancanze di approfondire la questione e di mettere sul tavolo, anche scientifico, tutte le possibili vie di trasmissione?

Perché alcuni siti di informazione, come per esempio quello del quotidiano statunitense Chicago Tribune non permettono l’accesso agli utenti europei? Facendo una ricerca sugli articoli che trattano l’argomento Covid-19 e trasmissione per via idrica ecco cosa scopro: tentando di accedere appare questo:

Cosa significa la scritta: “Sfortunatamente, il nostro sito Web non è attualmente disponibile nella maggior parte dei paesi europei. Siamo impegnati sulla questione e impegnati a esaminare le opzioni che supportano la nostra gamma completa di offerte digitali per il mercato dell'UE. Continuiamo a identificare soluzioni di conformità tecnica che forniranno a tutti i lettori il nostro premiato giornalismo”?

Ecco un altro sito di informazione americano che ha precluso l’accesso agli europei. Volevo leggere questa notizia che tratta l’argomento del contagio anche attraverso l’acqua:

Ho cliccato sul linK ma ecco cosa appare:

In tal modo non possono non sorgere dubbi di ogni sorta. Quali sarebbero le ragioni che non permettono la libera diffusione delle notizie in tema di Coronavirus agli utenti europei?

Finisco con uno spunto di riflessione: anni fa in Italia fu varata la riforma sui vaccini, firmata dall’allora ministro della sanità Beatrice Lorenzin. Indagai a fondo sulla situazione, e pubblicai un libro-inchiesta, dal titolo “Vaccini: se sei informato puoi scegliere” in vendita su Amzon, attraverso il quale ho tracciato una situazione dai contorni non esattamente limpidi. Nel mio libro ho inserito anche immagini di articoli di cronaca, tante volte il web “per magia” dovesse farli sparire…. Uno per tutti: la Lorenzin, e l’allora presidente AIFA Pecorelli, poi dimessosi a causa di una serie di scandali di cui fu protagonista, tra cui il conflitto di interessi, volò negli USA per assumere l’incarico di “Italia capofila delle strategie vaccinali nel mondo”.

Ora si sta lavorando alacremente per trovare il vaccino contro il Covid-19, e si parla si campagna vaccinale obbligatoria a livello planetario.

Mi fermo qui, saranno i fatti a chiarire ciò che sta avvenendo. Io ho riportato una serie di vicende, di cose reali. vedremo quali sviluppi ci saranno. Nel frattempo, state attenti a tutto. State a casa. Proteggete voi stessi e i vostri cari: in mancanza di informazioni nette, garantite, approfondite, l’unico modo per salvaguardarsi è fermarsi.

Ecco l’immagine del sito AIFA che parla della missione – era il 2014 – assunta dall’Italia a livello mondiale, con le foto della Lorenzin e di Pecorelli negli USA:

 

Il link alla pagina del sito dell'AIFA: 

https://www.aifa.gov.it/-/l-italia-capofila-per-le-strategie-vaccinali-a-livello-mondiale

L’OMS consiglia la massima attenzione sui servizi igienico-sanitari e sui rifiuti sanitari. Se consideriamo la condizione idrica nazionale, gli scandali che si sono succeduti nel corso degli anni, il metodo della richiesta di deroghe alla UE anche a costo di penalizzare la salute e la vita dei cittadini, possiamo dirci davvero certi che viviamo in una nazione che ci sta cautelando?

 

 

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