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Recensione: Tango del calcio di rigore - con Neri Marcorè - al Brancaccio fino al 19 Gennaio
Mano a cucchiaio capovolto, ad accogliere le dita di chi accetta di entrare in gioco consapevolmente a sostenere l’eclettico Football club che giocherà sulle tavole del Brancaccio.
E’ l’invito del team capitanato da Neri Marcorè, esperto giocatore e allenato sapientemente da Giorgio Gallione, che ha abilmente impostato le giuste mosse tattiche della squadra in fase di attacco e difesa senza fare melina alcuna.
Ritmo, passaggi rapidi e dribbling dei cocenti e pesanti temi condivisi, senza commettere falli di gioco troppo evidenti che facciano sussultare gli spettatori dell’arena Brancaccio.
Favola moderna Tango del calcio di rigore. Ficcante che sia la memoria di un’infanzia maltrattata e favoleggiata a ricordarci di non abbassare la guardia : perde chi abbandona il campo.
E’ la sincera onestà infantile che guida la partita. Necessariamente, ha bisogno di far tracimare la sua perfida morale questa favola/partita in cui, a riconoscerla, ci si imbarazza e si seccano le fauci per le riaccensioni di truculente memorie rimosse ed accantonate. E’ passato. E’ distante. E’ lontano dal nostro quotidiano.. .Davvero? Corsi e ricorsi storici…
E’ fondamentale non scordare? Quante “giornate della memoria” dovremmo avere sul nostro calendario? E’ più semplice obliare, fingere che non sia accaduto e più o meno consapevolmente essere negazionisti o simili.
Arma di distrazione di massa il futbal , lo era all’epoca e si reitera ampia e deliberatamente nel nostro quotidiano. Vero oppio dei popoli?
Ed è di religiosa potenza Solo lepido a Dios, chiedere la grazia di non abituarsi alle ingiustizie, di mai assuefarsi alle perversioni dell’ homo sapiens, che non ha la testa nel pallone, ma un pallone sul collo. Pallone sul collo sbattutoci in faccia da Fabrizio Costella e Alessandro Pizzuto, giocatori vibranti anch’essi in questo match.
Unici momenti di loro afasia, per ovvietà del surrogato.
Ironizzare. Decomprimere, fare parodia ridanciana che lievemente ci riporta il sorriso è cosa giusta. Attenua il disorientamento derivato dalle memorie accese. Grazie gaucho Ugo Dighero, grazie di esserci con e senza i cactus cantori.
Grazie a Rosanna Naddeo, tanghera per diletto e giocatrice professionista nella partita del Tango del calcio di rigore. Giusto e sacrosanto rammentare che il vero dono è di ringraziare di essere in vita, Gracias a la vida che mi ha dato tanto.. nonostante tutto.
Vita alla ricerca di una vittoria, in questa partita zoppicante del gioco del vivere.
Squadra vincente sul palco. Squadra vincente affiatata, allenata. Perché consapevole. Perché sa ben giocare il ruolo con movimenti mai casuali o superflui, aiutati da una casa de tango/posada che segue le indicazione dei magici aiutanti del mister nella scena , nelle luci , nel suono.. Bella squadra davvero. Se è vero, e lo è, che Todo cambia. Allora cambiamo anche noi. Ovvero, siamone consapevoli. In America Latina i triboli e le angherie non sono mica finti, fiumi di anime a cercare di sopravvivere e fortuna altra in tutte le direzioni. Nuove vittime e carnefici giocano la partita.
Stride che non si gridi o si sbraiti, nelle varie conclavi italiche dei guru del futbal, o delle sette calcistiche : “ Prima gli Italiani”!
Ma questa è un’altra storia. O forse no.
“Cri cri, chi vuol giocare venga qui”
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