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L’Erario non risente del Decreto Dignità: quale futuro per le piccole e medie imprese d
L’anno 2018, a buona ragione, in Italia può essere considerato una sorta di anno zero per il gioco pubblico: quello, cioè, del “Decreto Dignità” che ha dato una forte battuta d’arresto ad un’industria da 6 e più miliardi di raccolta annuale, soprattutto per il blocco della pubblicità che, secondo Luigi Di Maio, rappresenta “il maggior mezzo di diffusione di gioco d’azzardo patologico”.
Tempo di bilanci dunque che, secondo i dati raccolti e divulgati dal Ministero delle Finanze, vede un incasso complessivo per lo Stato, dal solo gioco pubblico, di circa 11 miliardi di euro, con settecento milioni di aumento rispetto all’anno precedente. Per il 2019, semplicemente, si parla di entrate erariali equivalenti al 55% del consumo reale degli italiani per quel che concerne il gioco d’azzardo.
Dal MEF viene specificato che la spesa netta per il 2019, intendendosi per questo la differenza tra giocate effettuate e vincite riscosse, è di 20 miliardi di euro, in crescita di 1.2 miliardi rispetto alla precedente riscossione. Il gioco, così, si è saputo confermare come uno degli elementi virtuosi per l’Erario, dal momento che i miliardi raccolti in circa un decennio sono 91 e nell’ultimo quadriennio con una media che supera i 10 miliardi di euro.
Dunque, quali effetti reali ha sortito il Decreto Dignità? Nel medio termine, e cioè dopo un anno dall’entrata in vigore della legge, e dopo sei mesi dalla sua effettiva validità, il Decreto non ha intaccato i bilanci dello Stato, nonostante il proibizionismo e le censure varie al suo interno. La scarsa esposizione mediatica dei brand che operano in tale settore, in particolare degli operatori che gestiscono i casinò online AAMS, non è andata ad influire sull'attività e le abitudini di milioni di giocatori italiani che quotidianamente investono risorse nel gioco terrestre e digitale. Nel frattempo. c’è da aggiungere l’aumento della pressione fiscale che ha colpito numerose aziende della filiera, di gran lunga le più colpite dal Decreto, che hanno perso introiti eccessivi.
Nel medio termine, invece, quali saranno gli effetti? Più prevedibili a lungo termine, di certo tenendo in considerazione il prossimo triennio. Previsioni ottimistiche, probabile che il trend positivo degli scorsi anni venga confermato, anche alla luce della “Nota di Variazioni al Bilancio di Previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022”, presentata dal numero uno del MEF Roberto Gualtieri, Lotto, Lotterie ed altre attività di gioco prevederanno entrate erariali pari a 16,43 miliardi di euro, 16,56 per il 2021 e 16,63 per il 2022. Un aumento spiegato anche all’innalzamento del PREU su slot e VLT.
Le più grandi incognite restano sul gioco online, del quale è in dubbio la sostenibilità, dopo il recente oscuramento da parte dei media. Tutti gli operatori dell’online presenti nel circuito terrestre non hanno risentito degli effetti del Decreto Dignità, mentre gli operatori esclusivamente online hanno accusato di più. Ciò significa che il gap a livello di fatturato, tra i diversi operatori, è destinato a crescere e a differenziarsi. L’altro problema è rappresentato dalla crescente, ed eccessiva, pressione fiscale che colpisce sempre più piccole e medie aziende del segmento terrestre.
I calcoli in materia sono stati effettuati dall’Associazione Sapar ed hanno evidenziato che le entrate sulle giocate a slot e vlt sono in ribasso per i gestori. La sostenibilità, s’intende, è a rischio. A questo c’è da aggiungere il dubbio, sempre valido, di un futuro cambio di Governo: il Decreto Dignità sarà rivisto o perseguito? Sono le domande che nascono attorno ad un provvedimento legale che ha favorito, inutile negarlo, un aumento del gioco illegale, violando sicurezza e trasparenza per milioni di giocatori. Risposte che urgono, assieme ad un Riordino necessario per un settore piegato ormai in due.
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