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Recensione: i Sonics al Teatro Olimpico
Sulla falsariga del Cirque Du Soleil, in una cornice molto più stretta e con tanta strada ancora da percorrere, uno spettacolo che l’Olimpico ha accolto con entusiasmo crescente in un pubblico gremito già dalla prima stampa del 16 fino al 20 aprile.
I Sonics si esibiscono per un’ora e mezza circa volteggiando, saltando, piegando allo stremo le membra e forzando il corpo e i muscoli su tende di stoffa o teloni di plastica, appesi a trabiccoli di legno pericolosamente sospesi in aria e un tappetone sotto a parare eventuali cadute.
Una performance chiamata Steam che racconta un viaggio, anzi l’interruzione di un viaggio per sei personaggi strani ed eccentrici, il pretesto per immaginare e fantasticare con mente e corpo, senza lasciarsi sconfiggere dall’idea del peso gravitazionale o del pensiero narcisista fine a se stesso. I ballerini/acrobati/performers creano un terreno autoidentitario in cui riconoscere le proprie movenze e fattezze, in cui la fascinazione del corpo supera i limiti dell’estetica e si fa visione concettuale, in disegni di luci e incontri celesti, sinuosità e circolarità che si rincorrono, abilità suggestionanti come l’acrobata con la sua enorme ruota, forse il numero più entusiasmante dello spettacolo dove davvero l’uomo sembra superare le leggi gravitazionali e farsi aria e suspense, volteggiando vertiginosamente su un sottile confine tra il vero e l’immaginario.
Musiche originali di Ruggiero Mascellino, molto soavi che prendono per mano le esibizioni e le esaltano in un’atmosfera poetica e lirica, mettendo sul piedistallo l’anima, il sentimento che forza le catene della materia per innalzarsi alla gioia.
Solo a tratti qualche tentennamento, un’incertezza sui pattini o in qualche movimento azzardato che dimostra una certa inesattezza nell’esecuzione. La banalità di qualche sketch dove il funambolo non esprime al meglio le sua potenzialità.
Non entusiasmante ma piacevole, uno spettacolo gradevole dalla forza evocativa forte e assonante, con l’immagine finale di un sommergibile sospeso ad indicare l’irrazionalità della visione del mondo e la sua finitezza, oltre la quale solo la mente può giungere.
Creato e diretto da Alessandro Pietrolini, coreografie eccellenti e molto figurative a cura dei performer della Compagnia Sonics con la supervisione di Alessandro Pietrolini e Federica Vaccaro, lo spettacolo è auto sovvenzionato e tutto viene confezionato da loro, dai costumi agli oggetti di scena con la scenografia.
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