Recensione: Sussi e Biribissi al Teatro Argentina
Quest’anno, per il periodo natalizio fino al 30 dicembre, il Teatro Argentina ha proposto uno spettacolo per bambini, ispirato alla storia di Sussi e Biribissi, scritto e pubblicato nel lontano 1902 da Collodi Nipote che racconta le peripezie di due amici molto particolari.
Tra strettoie e buchi verso il centro della terra i due si ritrovano a capitombolare in una serie di disavventure che li porteranno a riflettere sul senso del rischio e della gloria, che spesso ha i colori accecanti del successo ma alla fine si risolve in un abbaglio fuorviante.
Sussi e Biribissi sono interpretati da Paolo Minnielli e Duilio Paciello, perfettamente calibrati alle aspettative di un pubblico giovane, coadiuvati dall’attrice Anna Chiara Colombo che si muove agevolmente dai panni di una maestra a quelli del gatto Buricchio, vero protagonista della storia.
Ci si vorrebbe intravedere un messaggio sottile, sottinteso alla storia rocambolesca tutta da ridere che vede i due ragazzini alle prese con la conquista del centro della terra, proprio come racconta Jules Verne nel suo celebre romanzo. Immaginano di arrivare all’agognata meta attraverso quelle che poi si riveleranno semplici fognature, via privilegiata per uno scambio di personalità che li vedrà coinvolti in un gioco delle parti assai ardito.
Dagli anfratti di una cantina alle stanze di un nosocomio i due rischieranno di rimanere intrappolati per sempre nella loro tracotante pretesa di gloria e successo troppo facili. Impareranno a loro spese che diventare famosi non è affatto semplice e nel rischio di aver perso il loro vero amico, il gatto Buricchio, l’unico saggio ed equilibrato della scena, ritroveranno la gioia di addormentarsi nella calma e nel calore della loro casa e del loro nido. Un messaggio subliminale che potrebbe essere associato ai tempi di oggi, del tutto e subito senza sforzo, ma sembra anche eccessivo approfondire il tra le righe, quando lo spettacolo già di per sé basta per godere della potenza del teatro, così vero e trasparente, senza filtri, tale da far dimenticare per breve tempo il turbinio acceso intorno alle storie, umane e meno umane.
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