Recensione: 'Lo Schiaccianoci' - Roma, Teatro Vascello
Da un’idea di Massimiliano Volpini, le note di Petr Ilic Cajkovskij prendono vigore da un’esplosione di invenzioni e colori, del tutto inaspettati.
Dal classico al contemporaneo il passo è breve quando la maestria di un regista si incontra fortunosamente con l’allegria e il brio di note immortali e di un un’epica intramontabile come la storia dello Schiaccianoci.
Il Balletto di Roma si esibisce in uno spettacolo travolgente, immaginifico, carico di colori grazie ai meravigliosi costumi di Erika Carretta, un tripudio di sfumature, frange, arabeschi, contorsioni cromatiche che inneggiano a vita e musica come un duetto imprescindibile.
Una storia d’amore quella di Clara e del Fuggitivo che riecheggia sonoramente dell’inconscio collettivo come fuga dalla realtà e la ricerca di un’immersione profonda dell’io verso le sue sponde desiderate di libertà e creatività. Il regista ha sbrogliato la vecchia maniera per far esplodere sul pubblico una ventata di innovazione, carica di simbologia, dove la sorpresa e lo stupore sono eterni protagonisti. Svogliatezza e apatia vengono esorcizzati da un io che ha bisogno di esprimersi, oltre la noia del quotidiano e dell’apparenza, l’essere umano viene riciclato e ripresentato come essere nuovo, ricco di sogni e aspirazioni che dall’ impossibile rifondano la necessità dell’esistere in modo attivo e urgente.
La riscoperta di sé sembra essere la cifra specifica di questo balletto, carico di energie vitali, con una bravura estesa dal corpo alla mente, nel loro librarsi verso l’alto, fluttuanti i ballerini ci lasciano scorrere le diapositive della nostra vita, perché da esse riemerga il vissuto e la non-banalità dell’anima, in continua evoluzione e riscatto. Previsto fino al 31 dicembre per lo speciale Capodanno. Imperdibile per adulti e bambini.
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