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Secondo la previsione dei Maya, il mondo sarebbe dovuto "finire" nel 2012. Ovviamente non è accaduto nulla. O meglio: non è accaduto ciò che genericamente si pensa dover essere la "fine del mondo". Molte persone difatti sul nostro pianeta, immaginano la fine del mondo come il dissolversi del pianeta e con esso la distruzione di tutti i suoi abitanti. Immagine poco piacevole di certo, ma che – almeno stando ai dati astronomici ed astrofisici che ci vengono proposti dalla stampa scientifica internazionale – non dovrebbe accadere almeno nel breve e medio periodo, a meno che ci piombi addosso un mega meteorite che, poiché rivolto verso il sole (…è la motivazione "scientifica" data sull'ultimo meteorite capitato assai vicino alla terra poco tempo fa e non captato dai potenti mezzi tecnologici messi a disposizione dai governi mondiali) non sarebbe visibile dai centri astrofisici mondiale e di conseguenza potrebbe far esplodere il pianeta generando il nulla in un nanosecondo. A mio parere, la fine del mondo è in atto da tempo. Una fine del mondo giunta quasi d'improvviso e che ha distrutto buona parte di ciò che conoscevamo e di ciò che faceva parte dei criteri cosiddetti umani. In poco tempo, abbiamo perso una grossa parte di logica, di coerenza, di raziocinio, di accettabilità di azioni che hanno per sempre compromesso da un lato la tranquillità del cittadino medio del mondo, dall'altro la capacità di comprendere quali siano le ragioni di certi innegabili scempi socio politici ed economici e come sia possibile leggere la realtà, in una società che ci propone le cose più assurde come fossero "normali" L'incoerenza stabile prodotta dal mondo istituzionale internazionale, genera li per li un grande senso di sgomento, poi però – se "assunta" regolarmente – viene a far parte delle convenzioni sociali, uccidendo del tutto la possibilità che le masse possano ancora accorgersi dell'incoerenza stessa, avendola assimilata ormai come consuetudine. La consuetudine all'incoerenza, ha fatto si che il mondo cambiasse fino a finire. Non essendoci più criteri unici cui affidarsi, standard di comportamento cui riferirsi, le popolazioni vagano ormai totalmente in stato catatonico alla costante ricerca di una qualche ragione logica alle conseguenze gravissime a livello socio economico e politico cui le popolazioni sono costrette a sottostare e sottomettersi. La "crisi economica" è in effetti una eventuale crisi finanziaria. Dandole il nome di "crisi economica" si dispone diversamente il livello di gravità e si scompone lo stesso senso della crisi. Economico fa pensare alle tasche dei cittadini, finanziario agli ambienti di alta finanza. Sembra una sciocchezza, eppure nelle parole usate – che hanno sempre un senso – si nascondono molte verità. La crisi finanziaria internazionale, dovevano pagarla altri soggetti, non certo i cittadini delle nazioni. Questo, proprio perché di crisi finanziaria si tratta e non di mancanza di fondi economici da destinare alle popolazioni. La controprova è che nelle casse di ogni stato, persino quelli messi in stato di default, il denaro c'è eccome. Ma viene utilizzato solamente per sostenere le dirigenze e le banche. Usando le parole appropriate, in totale e voluta incoerenza, si è affermato che la crisi è "economica" e quindi di mancanza reale di denaro. Con ciò, si è potuto abbattere le popolazioni stroncando innanzitutto il mondo del lavoro, togliendo credito alle piccole e medie imprese e imponendo un fisco sempre più pesante sulle spalle di pensionati, lavoratori e piccoli imprenditori. Dopo un "trattamento" di questo genere, vai a spiegare ai popoli alla fame, la differenza fra "crisi economica" e crisi finanziaria". E vai pure a spiegare in dettaglio, agli stessi popoli, il contenuto del trattato ESM - ratificato anche dal nostro Paese – che ci rende ufficialmente debitori di debiti di cui non conosciamo l'entità né la motivazione. Sta di fatto, che è finito il mondo. Quello che conoscevamo e che in qualche modo ci faceva tirare avanti. Una grossa mano d'aiuto per produrre il caos che ha finito del tutto il mondo conosciuto, lo sta dando il mondo politico internazionale, che nei discorsi sempre più tecnocratici, ha fatto svanire del tutto la concezioni di "Politica" che avevamo fino a qualche tempo fa. Pochi si stanno accorgendo che la politica è finita, e non certo – come nel caso dell'Italia – per l'avvento di neofiti della politica che a parole sbaragliano vecchi concetti e vecchie consuetudini ma all'atto pratico non producono nulla se non alimentare la propria immagine ed il proprio eventuale maggior titolo a "regnare", generosamente concesso da popolazioni talmente incazzate da recriminare un gladiatore inferocito con la speranza di abbattere un sistema ormai collaudato che mai verrà abbattuto se non dalle stesse popolazioni. La politica è andata. In tutti i sensi. Volutamente. E' stata staccata quella spina alimentata costantemente nei secoli, e il motivo a mio parere è palese: il mondo politico ha fagocitato tutto, persino se stesso. Non restava altro da fare che concludere la storia. E far finta di ricominciare. Far finta si, perché guardando a noi italiani ad esempio, tutto può esser detto tranne che attualmente ci sia anche solo il pallido ricordo di cosa dovrebbe essere "Politica" e "ragione". E' rimasto un solo filo di continuità col mondo ormai alle nostre spalle: l'adesione compatta e per noi del tutto incomprensibile ancora, di quel mondo chiamato a seconda dei casi "casta" o "cricca". I personaggi possono chiamarsi in qualsiasi modo e sbandierare qualsiasi simbolo di partito o movimento: nulla in realtà cambia perché nulla è realmente diverso. I partiti, ne sono convinta da decenni, sono sempre esistiti al solo scopo di frazionare enormi masse di persone. Che se si fossero accorte in tempo utile – numeri alla mano – di che grande esercito popolare sarebbe ogni singola nazione, contro un esiguo gruppo di "comandanti", altro che guerre civili avremmo avuto nell'ultimo secolo. Invece, eccoci qui. Compatti sempre nel rinnegare qualsiasi moto di coerenza e di ragione. Qualsiasi metodo che possa farci progredire verso la comprensione e non implodere verso il caos assoluto che sembra ormai quasi del tutto raggiunto. Il mondo è finito da un pezzo. Inutile scappare: siamo nella bufera più cupa che l'umanità abbia mai creato con le sue stesse mani. Nemici di se stessi da sempre, i cittadini del mondo ora vivono le conseguenze della propria incomprensibile dipendenza al male. Peccato.
In tutto questo bailamme: mangiamo di tutto tranne che alimenti genuini o quantomeno sani, le malattie non vengono debellate solo perchè le industrie farmaceutiche guadagnano di più con la produzione e vendita di vere e proprie droghe che non curano ma tengono gli abitanti del pianeta costantemente malaticci, c'è in atto un vero genocidio mondiale ma impalpabile, le "potenze" internazionali si preoccupano semmai di sostenere la propria incolumità ed il proprio potere ed anche di metter le mani sulle poche risorse ormai rimaste sul pianeta, i popoli sono ormai ridotti a cenere, qualsiasi concetto legato a parole quali "dignità" o "diritto" è stato del tutto debellato con la "forza" del "potere"...
Il mondo è finito by Emilia Urso Anfuso is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License. Based on a work at http://www.gliscomunicati.com/content.asp?contentid=2527. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 08:48:30 |
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