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Certamente non sono un medico. Ma come giornalista ho affrontato diverse volte il tema vaccinazioni. E posso dire che in poche occasioni mi è capitato di trovare così tante falle e così tanti accadimenti scriteriati ai danni della salute dei cittadini del mondo. Siamo abituati ormai, a non avere un vero sistema sanitario. Ospedali a rischio chiusura. Tagli costanti alla Sanità pubblica. Sconcertanti privazioni di sostegni ai malati gravi. Questo pone già mille basi di riflessione. Ma quando si tratta di business, ecco che la macchina della Sanità – dal lato della commercializzazione di agenti chimici di vario tipo – si fa grande e potente, fino a divenire quasi una imposizione globale che non conosce limiti. Siamo orfani di Sanità, ma subiamo la Sanità a 360° se si tratta di aderire ad un diktat che non sa di salute collettiva quanto di maggiori introiti per color che del business fanno parte. I recenti accadimenti, relativi al blocco della distribuzione di milioni di dosi di vaccini antinfluenzali commercializzati dalla Novartis e dalla Crucell, proprio sotto campagna vaccinazione, ha aperto un varco ancora più ambiguo su ciò che viene proposto come “del tutto sicuro per la popolazione” da chi di salute dovrebbe occuparsi. Credo di poter dichiarare che possa esserci stata una volontà a dimostrare alle popolazioni come in realtà si facciano verifiche costanti sulla qualità dei vaccini antinfluenzali, di modo da tacitare qualsiasi dubbio residuo magari dalle ultime “pandemie” bluff degli ultimi anni. Il giochetto però, sembra ritorcersi contro chi lo ha pensato. In Italia – come in altre nazioni – la popolazione dice “no” alla vaccinazione antinfluenzale. La gente non si fida. E forse fa bene. Il “forse” è sempre d’obbligo, anche se in questo caso – personalmente – lo toglierei del tutto. E’ solo dello scorso anno, l’ennesimo – e per ora sembrerebbe l’ultimo – scandalo “pandemia”. Dati alla mano, è stato confermato che le tremende pandemie influenzali che dovevano mietere milioni di vittime nel mondo, si sono palesate per raffreddori di second’ordine, che hanno fatto ridere persino la più pericolosa influenza stagionale. I guadagni, ovviamente, ci sono stati. Negli ultimi anni “grazie” alle pandemie quali la H1N1 e tutte le altre sorte nel corso degli anni, il volume di affari delle solite case farmaceutiche si è sviluppato enormemente. Complici anche campagne istituzionali di “informazione” che hanno prodotto la corsa alla vaccinazione da parte di intere popolazioni. Bisogna ricordare però, che l’OMS nel 2010, è stata messa sotto inchiesta per procurato allarme e produzione di dati falsati proprio relativamente all’ultima influenza H1N1. Un “garante” che non garantisce nulla se non lo sviluppo commerciale delle maggiori industrie farmaceutiche coinvolte nella distribuzione delle dosi di vaccino. Bella roba. Hanno tirato troppo la corda: l’odore dei soldi li ha fatti del tutto impazzire. Hanno creduto di aver trovato la gallina dalle uova d’oro, senza metter in cantiere che dai oggi, dai domani, la gente capisce. E meno male. Abbiamo imparato tutto o quasi sullo Squalene – elemento che in natura ritroviamo anche nell’organismo umano – adiuvante sempre contenuto nei vaccini. Serve infatti ad attivare il principio attivo, se esso è scarsamente presente nel farmaco. Un modo per risparmiare. Non per noi, per le case farmaceutiche che in questo modo hanno potuto spendere meno e guadagnare di più. E sappiamo anche, come gli effetti di ulteriori dosi di Squalene iniettate nel sangue non siano del tutto chiari. Alcuni studi parlano di conseguenze anche letali in alcuni casi. Non si scherza con la vita della gente. Dovrebbe essere il primo imperativo alla base di ogni nazione democratica che sostenga il diritto inalienabile alla vita. Invece, continuano a scherzare. A produrre malati e falsi malati da “curare” a tutti i costi. Costi quel che costi ai costi più alti di mercato. Scusate il calambour ma ci stava. Le industrie farmaceutiche non hanno come core business persone sane, ma milioni, miliardi – se possibile – di malati perenni da “curare” perennemente. In qualche modo, ci tengono in vita malaticci, perché siamo tutti una molecola che apporta denaro alle loro casse. E’ aberrante per quanto reale. In momenti come questi, mi viene in mente una anziana signora che conobbi anni fa. Aveva la bella età di 95 anni. Ogni giorno, alla mattina, aveva l’abitudine di bere una spremuta di arance con due dita di zucchero. Erano decenni che non si beccava nemmeno un raffreddore. Mi vengono in mente certe notizie degli ultimi tempi, in cui si parla di come certe “cure” antitumorali, in effetti rendono il male inattaccabile. Hanno ammalato milioni di persone con la chemioterapia. Le hanno rese zombie perfetti per i loro biechi affari. Mi vengono in mente certi articoli letti questa estate, in cui il mondo scientifico dichiarava come certi succhi di frutta possano essere di aiuto nel combattere gli effetti collaterali di certe malattie. Forse – il solito forse d’obbligo – potremmo scoprire che siamo ammalati di medicine e che a monte di tutto c’è solo un piano economico. Potremmo scoprire che le nostre nonne in tempi lontani, conoscevano soluzioni naturali a tanti problemi di salute che facevano bene sicuramente e male mai. Peccato però, non poter in certi casi provare. Provare a privarsi del vizio della cura costante. Della dipendenza da medicine che in alcuni casi portano ad altre malattie. Non possiamo, malgrado tutto, perché oggi come oggi siamo tutti in qualche modo impasticcati e si sa che certe dipendenze non possono essere bloccate all’improvviso. Mentre scrivo, mi viene in mente che devo prendere la mia pasticca serale contro l’ipertensione. Mi chiedo se l’ipertensione sia la malattia o il danno di una vita più o meno stressante. E se la pasticca che mi appresto ad assumere sta acciaccando qualche altro organo del mio organismo. Nel dubbio, vado…
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 24/11/2024 05:16:46 |
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