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Avete mai sentito nominare il "Reddito minimo garantito"? Il reddito minimo garantito, o reddito di cittadinanza, reddito minimo di esistenza ed anche reddito minimo universale, è un sostegno economico da parte degli Stati europei che riconoscono ai cittadini della nazione di appartenenza, un minimo contributo economico individuale. Garantito appunto. Indipendentemente dal proprio patrimonio. Patrimonio, intendete bene e non reddito.
Orbene: tutta l'Europa aderisce all'erogazione di questo contributo sociale. Tutta l'Europa. Ad eccezione dell'Italia e della Grecia. In Italia infatti, tranne sparuti casi a livello locale, il reddito minimo garantito è talmente un miraggio da aver fatto costituire persino un comitato che ne sostiene la messa in vigore. Raccolta firme a livello nazionale, per chiedere ciò che l'Unione Europea da tempo ha ammesso e reso possibile nel resto del continente. Per quali motivi viene erogato questo contributo economico dagli stati europei? Per consentire ad ogni cittadino di potersi permettere una esistenza almeno dignitosa. Punto. Non vi sono altri elementi su cui riflettere e dibattere. Riconoscere un minimo sostegno economico – mediamente di circa 600 euro al mese – è considerato – fuori dal nostro territorio e dal territorio greco – il minimo sindacale che un paese civile ed evoluto può fare per i suoi cittadini. Linfa vitale di ogni nazione. Si chiama "Welfare", ricordate? Che significa "Stato sociale". Uno Stato cioè, che tende a ridurre - se non ad eliminarle - le diseguaglianze sociali, garantendoservizi nei comparti primari dell'esistenza come la Sanità, l'Istruzione o la previdenza sociale.
Da noi non ne è rimasta traccia, a furia di picconare tagli su tagli sempre e solo ai comparti – appunto - sociali.
Ci siamo ridotti a dover semmai tentare di essere sostenuti da questa o quella organizzazione privata, ottenendo un ambiguo quanto assurdo "welfare mix" che non è "mix" dal momento che lo Stato attualmente non riconosce quasi nulla a livello di sostegni sociali quasi ai disabili, figurarsi a tutti i cittadini indistintamente al di la del loro patrimonio…
Ora, assistiamo parallelamente alla distruzione di ogni fondamento di welfare nel nostro paese, ad un'altra aberrazione tipicamente nazionale. Nel nostro paese, crescono a dismisura cause giudiziarie intentate da figli contro i genitori. I motivi? Richiesta formale di sostegno economico pur vivendo – magari a 30, 40 anni - ancora in seno alla famiglia e senza lavoro (o precario). Quella che un tempo era la scarna "paghetta" viene oggi recriminata da adulti dipendenti dalle famiglie di origine in tutto. Vuoi per la penuria di lavoro, vuoi perché a casa – tutto sommato si sta bene. Non vi sarebbe nulla di male e di ambiguo a scegliere di restarsene in casa coi genitori pure a sessant'anni suonati. Se si facesse parte attivamente del nucleo famigliare. Spesso però, e qui scattano le cause che portano strambe famiglie in competizione giudiziaria – codesti figli ostentano una reiterata allergia a compiere qualsiasi gesto a sostegno delle famiglie che continuano ad accoglierli. Nonostante tutto. Ho ascoltato una dichiarazione di un padre che, chiamato in tribunale dal figlio 35enne che chiedeva il suo "reddito minimo garantito" ai genitori, confermava come il pargolo in casa, oltre a dormire, mangiare, sporcare e disseminare della sua presenza tutto l'appartamento, non facesse altro che partecipare ad happy hours con gli amici, chiedere l'ultimo modello di Iphone e corbellerie del genere. "Se ogni tanto facesse qualcosa anche lui in casa, oggi non mi sentirei di negargli un supporto economico". Come dagli torto? Ma ecco il punto: il vuoto normativo. Che essendo appunto una mancanza - almeno ad oggi – fa si che queste cause vedano invariabilmente vincere… I figli. Che – parole di Giudice – hanno diritto ad attendere nella casa familiare le migliori possibilità di vita e lavorative, in osservanza delle proprie tendenze ed aspirazioni personali (come recita la Costituzione) Se poi le "aspirazioni personali" del figliol prodigo di turno, siano quelle di utilizzare la casa familiare come il classico albergo di cui molti genitori conoscono bene l'indirizzo, le normative in vigore non fanno cenno alcuno. Alla luce di questo, se l'Italia – come la Grecia – fossero nazioni civili e socialmente sviluppate, avrebbero il loro reddito minimo garantito, che permetterebbe a tutti – figli di mezza età compresi – di poter fare la loro strada, lontani qualche quartiere dal frigorifero di mamma e papà. Mettere in atto questo criterio di giustizia sociale, metterebbe tutti in pace. Lo Stato Italiano, che riuscirebbe finalmente ad uscire dalla terribile impasse in cui è caduto nei confronti dei cittadini a causa della non ottemperanza di quei criteri di sostegno alla popolazione che sono l'esempio eccelso delle società civili evolute. Agli adulti italiani in impasse da società ad alto livello di criticità a causa della recessione. Alle famiglie. Che magari aggiungerebbero persino un "rinforzino" economico al reddito di cittadinanza a quei figli che, lontani da casa, apprezzerebbero meglio la famiglia e quella tendenza naturale a divenire – prima o poi – protagonisti della propria esistenza. Italia. reddito minimo garantito. Dalle famiglie by Emilia Urso Anfuso is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License. Based on a work at http://www.gliscomunicati.com/content.asp?contentid=2328. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 18:00:38 |
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