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Aggressione a Berlusconi: un caso di “ordinaria” insicurezza

Aggressione a Berlusconi: un caso di “ordinaria” insicurezza
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 15/12/2009

 

Domenica 13 Dicembre 2009. Milano. Finisce un comizio del Premier Berlusconi. Durante l'incontro con la popolazione, si rende necessario bloccare tutto: alcune persone manifestano contro il Premier. Polizia e Carabinieri li fanno allontanare di un centinaio di metri. Il comizio ricomincia, ed i contestatori, se pur allontanati, continuano ad urlare "Buffone! Fatti processare!" con voce più forte di prima.

 

Il comizio finisce. Il Premier sale nella vettura di servizio. Sul predellino. Come ama fare sempre. Per quel "bagno di folla" cui non riesce a rinunciare. Saluta, stringe mani dei cittadini, traccia autografi sui pezzi di carta che gli propinano. Intanto, la scorta guarda e controlla. Circa trenta elementi, fra identificabili ed in borghese.

 

La sicurezza del Premier e della stessa nazione, passa anche da qui.

 

La scorta è lo scafandro. Il giubbotto anti-proiettile. E' lo scudo umano, contro cui eventualmente abbattersi, in caso di aggressioni ed atti terroristici.

 

Uomini preparati a morire. Anche. Uomini abituati a tenere tutto sotto controllo ed a gestire l'incolumità dello scortato. E per far questo, spesso impone regole rigidissime, a scanso di qualsiasi più piccolo pericolo che possa cagionare danno al protetto. Specialmente quando il protetto è il Leader di una nazione come l'Italia.

 

Ma Domenica 13 Dicembre, la scorta non si è potuta imporre più di tanto. E non è la prima volta. Quella necessità quasi carnale del Premier, di immergersi nel popolo che lo ha eletto, è andata oltre qualsiasi norma basilare sulla sicurezza e l'incolumità.

 

Quel predellino da cui il Premier stringe mani e saluta e sorride, questa volta è stato fatale.

 

Il gesto di un folle? Lo sapremo. Non è questa la notizia.

 

Semmai, è necessario riflettere su un fatto. Siamo una Nazione sicura se il Presidente del Consiglio è il primo ad eludere le regole sulla Sicurezza?

 

Cosa sarebbe accaduto se, invece di Tartaglia, oscuro cittadino come tanti, nel mare umano che attorniava il Presidente del Consiglio quella sera ci fosse stato qualcuno seriamente intenzionato ad uccidere?

 

Quali sarebbero state le ripercussioni a livello nazionale ed internazionale? E la scorta a quel punto, sarebbe stata messa sotto inchiesta oppure, conoscendo l'indole del Premier che ama tanto il contatto diretto con la popolazione, nessuno li avrebbe indagati per "grave mancanza di metodiche di protezione dirette al Premier"?

 

E' necessario riflettere. Non sappiamo ancora se, ripresosi dai danni dell'aggressione, Berlusconi rinuncerà a scendere in strada fra la gente. Se il servizio di sicurezza si imporrà affinché nulla possa più accadergli.

 

A volte, anche la troppa passione diviene danno. Se travalica regole atte a garantire sicurezza. E non solo personale. Ma nazionale.

 

Perché la morte di un Presidente del Consiglio, può cagionare reazioni di ogni tipo. Non si può non pensarci in tempo utile.


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