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Nel nord-ovest dello Yemen, dove da circa sei mesi la Coalizione internazionale guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti ha intensificato gli attacchi aerei contro gli Houthi, la popolazione civile è più esposta che mai al conflitto.
Secondo le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF), attive all’ospedale di Haydan e in tutto il Governatorato di Saada, l’insicurezza e i costi dei trasporti impediscono alle persone di accedere alle cure.
Sullo Yemen si sono abbattuti 16.749 attacchi aerei negli ultimi 3 anni, una media di 15 al giorno, stando allo Yemen Data Project. Il solo governatorato di Saada è stato colpito da un terzo dei 541 attacchi registrati a dicembre con un aumento del 67% rispetto al mese precedente. Un’incursione su tre ha colpito siti non militari: infrastrutture pubbliche, mercati, case e veicoli civili. Le strade, in particolare quelle con valore strategico, finiscono abitualmente nel mirino e l'interminabile serie di attacchi ha reso estremamente difficile qualsiasi tipo di spostamento.
“La strada che attraversa il distretto di Saaqain, da noi usata per andare da Haydan a Saada, è stata presa di mira più volte dall'inizio dell'anno. E lo stesso è successo a quella che porta a Yasnim dove supportiamo un centro sanitario”, afferma Frédéric Bonnot, coordinatore del progetto di MSF ad Haydan. “Tutto questo ha un impatto sulla nostra capacità di trasferire i pazienti verso gli ospedali di Saada. Ci possono essere dei ritardi e il più delle volte ci troviamo di fronte a situazioni di vita o di morte”.
Nel villaggio di Haydan, a pochi chilometri dalla linea del fronte, le équipe di MSF lavorano presso l’ospedale locale, distrutto nell'ottobre del 2015 da attacchi aerei sauditi e riaperto nel marzo 2017. Quasi 7.000 persone sono state ammesse al pronto soccorso l’anno scorso: il 44 per cento bambini di età inferiore ai cinque anni, il 41 per cento donne. Ogni giorno vengono realizzate tra le 50 e le 60 visite mediche. I bambini sono spesso ricoverati per infezioni respiratorie, diarrea e anemia.
“Ancor prima dello scoppio del conflitto, gli abitanti di Saada erano tra i più vulnerabili del Paese, e quando abbiamo riaperto l’ospedale la notizia è circolata così in fretta che in pochi giorni le attività erano già a pieno regime”, dichiara il dott. Roberto Scaini, vice presidente di MSF, in missione ad Haydan durante la riapertura dell’ospedale. “In un’area montuosa di villaggi remoti, il problema più grande resta come arrivarci, perché i mezzi di trasporto sono insicuri o troppo costosi. Spesso i feriti di guerra arrivano in condizioni ormai critiche. Per chi soffre di malattie croniche, cardiache o tumori, è difficile garantire trattamenti a lungo termine in tutto lo Yemen”.
Mohammad si stava recando alla moschea per le preghiere del venerdì quando è stato colpito durante un attacco. Ha perso subito conoscenza, ma grazie all’aiuto di alcuni passanti è stato portato in macchina all'ospedale di MSF: “Un minuto camminavo per strada, quello dopo mi risvegliavo in ospedale. Non so nemmeno se mi abbia colpito una bomba o un razzo” racconta.
Le storie dei pazienti testimoniano le difficili condizioni di vita della popolazione, colpita da un conflitto che dura ormai da più di tre anni, in un paese devastato dai bombardamenti, dal sistema sanitario distrutto e dove i prezzi di materie prime, carburante e farina sono aumentati in modo esponenziale.
Abeer, neonata di 3 settimane, è arrivata all’ospedale di Haydan tra le braccia di suo nonno Hussein (foto allegata). Soffriva di setticemia e da qualche giorno la sua salute stava peggiorando rapidamente. Hussein ha deciso di portarla all'ospedale, distante un'ora di macchina dal loro villaggio. Per pagare il costo del trasporto, Hussein ha dovuto vendere il suo Jambiya, un pugnale, al banco dei pegni. Il padre di Abeer è rimasto a lavorare nei campi. La bambina è stata per giorni sotto osservazione, ha ricevuto antibiotici ed è stata sotto flebo.
Da quando è nata Qoussor, 19 anni, non ha conosciuto altro che la guerra. Maran, la città in cui è cresciuta, è stata teatro di un intenso conflitto durante la guerra di Saada dal 2004 al 2010. In quegli anni sono stati costruiti rifugi sotterranei dove nascondersi durante gli attacchi aerei. Sono gallerie scavate nella montagna che conducono a caverne raramente alte più di un metro. “Stare in piedi in queste grotte è impossibile”, racconta Qoussor. Ancora oggi questi rifugi sono utilizzati dalla popolazione quando i bombardamenti sono intensi e le famiglie non si sentono più al sicuro nelle loro case. L'ultima volta che sono stati costretti a cercare rifugio, Qoussor e i suoi parenti hanno trascorso due giorni nelle grotte con il poco pane razionato che erano riusciti a portare con loro.
Qoussor ha un figlio di un mese e mezzo di nome Nabil, che negli ultimi giorni ha avuto difficoltà respiratorie. Hanno aspettato un'ora e mezza sul lato della strada prima di trovare un'auto che li avrebbe portati all'ospedale di Haydan. “È davvero complicato muoversi per gli abitanti di Maran. O non ci sono veicoli disponibili per via degli intensi bombardamenti, o non abbiamo i soldi per pagare il viaggio”, racconta. Per Nabil il viaggio in ospedale era necessario, date le sue condizioni è rimasto ricoverato per una settimana.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:54:53 |
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