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L’epidemia di Ebola continua nella Provincia dell’Equatore della Repubblica Democratica del Congo, con un altro caso confermato in laboratorio a Mbandaka, città portuale molto affollata, che conta una popolazione di più di un milione di abitanti, situata sul fiume Congo. Questo nuovo caso è collegato all’epicentro dell’epidemia, a est del Lago Tumba, e si somma ai 42 casi in totale, contati nella regione, di persone che hanno presentato i sintomi della febbre emorragica: due di questi sono stati confermati come casi di Ebola, 20 sono stati classificati come probabili e altri 20 sospetti (con 23 decessi finora). A oggi, 514 persone, che potrebbero essere entrate in contatto con soggetti infetti, sono state allertate dalle autorità sanitarie nazionali, e sono in fase di osservazione. Per contrastare l’epidemia e limitare il più possibile il rischio che si diffonda, Medici Senza Frontiere (MSF) sta intensificando la sua risposta nelle aree colpite (Mbandaka e Bikoro).
Le équipe di emergenza di MSF sono già sul posto e hanno organizzato una zona d’isolamento nell’ospedale principale di Mbandaka (5 posti letto) e una nell’ospedale di Bikoro (10 posti letto). Le équipe, inoltre, stanno installando due Centri per il Trattamento dell’Ebola (CTE) a Mbandaka e Bikoro, ognuno da 20 posti letto. 26 tonnellate di rifornimenti sono già in viaggio verso Mbandaka (kit medici; kit di protezione e disinfezione contenenti indumenti d’isolamento come vestiti protettivi, guanti e stivali; kit di logistica e igienici contenenti oggetti come fogli di plastica, spruzzatori per cloro, kit per il trattamento dell'acqua, ecc.; farmaci palliativi). Tra il personale di MSF presente in loco ci sono alcuni tra i più esperti operatori nel campo dell’Ebola, tra cui personale medico, esperti nel controllo delle infezioni e logisti.
“Questa è la nona epidemia di Ebola in Congo negli ultimi 40 anni. Finora, sono tutte scoppiate in aree remote e isolate, com’è stato per l’ultimo caso dello scorso anno a Likati, quando l’epidemia non si è diffusa” – spiega la dott.ssa Roberta Petrucci, membro di una delle équipe di emergenza di MSF in azione. “Con i nuovi casi confermati a Mbandaka, la situazione è cambiata, ed è diventata più grave e allarmante, dato che la malattia ha raggiunto un’area urbana. È fondamentale monitorare il caso sospetto per avere una visione più chiara dei suoi spostamenti fino alla città. Stiamo lavorando a stretto contatto con il Ministero della Salute e le altre organizzazioni sul campo per implementare una risposta coordinata, coerente e rapida per arrestare la diffusione dell’Ebola”.
Inoltre, MSF e il suo centro di ricerche epidemiologiche Epicentre stanno lavorando insieme al Ministero della Salute e all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’implementazione del vaccino per l’Ebola (rVSVDG-ZEBOV-GP), come ulteriore misura di controllo dell’epidemia. Mentre la strategia viene messa in atto, i “pilastri” di un intervento Ebola – trattamento immediato e isolamento dei soggetti malati; tracciamento e monitoraggio dei contatti; informazione delle persone sulla malattia, su come prevenirla e dove cercare assistenza; sostegno all'assistenza sanitaria esistente e modifica temporanea delle usanze nelle sepolture – devono continuare a essere messi in atto per arginare la diffusione della malattia.
MSF lavora in Repubblica Democratica del Congo dal 1981 e oggi ha progetti ordinari e di emergenza in 20 delle 26 provincie del Paese, nei quali offre cure mediche alle vittime di conflitti e violenze, agli sfollati, oltre a rispondere ad epidemie o pandemie come febbri emorragiche, colera, morbillo e HIV/AIDS.
[1] I farmaci palliativi sono usati per trattare i sintomi dell'Ebola (ad esempio forti antidolorifici, ansiolitici, antibiotici) e fanno parte del “kit Ebola” di MSF.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:36:30 |
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