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L'altrismo: la malattia cronica di un paese come l'Italia

L'altrismo: la malattia cronica di un paese come l'Italia
Autore: Alexandro Sabetti - Redazione Attualita'
Data: 04/03/2018

La malattia sociale più diffusa nel paese è detta "altrismo", da non confondersi con il "benaltrismo", malattia infantile della politica che tende a spostare le problematiche a "ben altra cosa". L'altrismo è una condizione mentale, cognitiva, molto diffusa, che in alcuni momenti storici diviene endemica.

Come si manifesta? Con l'assunto base: in qualsiasi situazione di difficoltà la colpa è degli "altri". Basta che qualcuno dica una qualsiasi cosa con voce forte e ben modulata, da un pulpito, che sia il bar o un salotto tv fa poca differenza, e gli si da ragione, annuendo e applaudendo, pensando che stia parlando degli altri.

Se l'oratore accusa gli evasori, i furbetti del cartellino, gli imboscati, gli ignoranti, i violenti, si applaude e si urla come allo stadio perché ha ragione, gli altri sono così. 

La ricerca del capo espiatorio, del nemico, la via di fuga più semplice, l' azzeramento di ogni complessità è quella cosa che esiste da sempre in determinati contesti storici e culturali, che nel tempo abbiamo codificato col nome "fascismo". Eccoci di nuovo a questa parola impronunciabile nella sua essenza e ridotta ormi a macchetta nei salotti buoni dei media.

Una parola che, a ben vedere,  è dunque uno stato prima di tutto cognitivo, di interpretazione della realtà che ti circonda, e non invece le azioni di quattro energumeni rasati a zero, incoscenti della realtà che li circonda, di se stessi, di chi li si spinge ad agire e delle conseguenze delle loro azioni sul piano politico e sociale.

E questo stato di cose è a sua volta un sottoprodotto dell'unica vera emergenza nazionale, di cui non parla nessuno se non come commento a statistiche sempre più desolanti: l'ignoranza.

Un paese ignorante che non sa di esserlo, non nel comune senso scolastico, ma cognitivo, come dicevamo in precedenza, che non ha percezione di se e della realtà che lo circonda, a cascata genera dinamiche scadenti, fallimentari, in tutti gli ambiti, anche economici.

E questo è certificato, dati alla mano, dall'ISTAT (che non è propriamente un osservatorio bolscevico) : Il livello d’istruzione d’imprenditori e dipendenti è correlato alle prestazioni delle imprese: più è elevato, più i salari sono alti e, soprattutto, i tassi di sopravvivenza nel periodo di crisi sono elevati. Non si è investito e sufficienza ed ora il nostro sistema produttivo, comparativamente “ignorante” e, di conseguenza, con bassi livelli di produttività, è in affanno e trova difficoltà a competere ad armi pari nei mercati internazionali.

Di fronte a questa diagnosi impietosa, i temi della cultura e delle conoscenze restano indietro nell’agone di questa deprimente campagna elettorale.

M la realtà è ancora peggiore perchè i dati si basano sull'idea dell'ignoranza legata all'approccio scolastico, se lo si somma alle considerazione fatte finora quello che abbiamo davanti ci appare per quello che è: un deserto cognitivo.




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