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Abbiamo già parlato di Bitcoin circa un mese fasottolineando come la questione di fondo sia la regolamentazione che questo strumento inevitabilmente avrà nel momento in cui passerà da strumento marginale a strumento in grado di incidere in modo apprezzabile nel sistema economico-finanziario. Bitcoin, però, non esaurisce il molto più variegato mondo delle così dette “criptovalute”. Una criptomoneta (si usa anche il termine “altcoin” che sta per “alternative coin”, moneta alternativa) si scambia in siti internet chiamati, appunto, “exchange” nei quali è possibile negoziare coppie di monete alternative. In genere tutte le criptomonete meno conosciute si scambiano contro bitcoin o contro la seconda criptomoneta più importante che è l'ether, la moneta che sta alla base del progetto Ethereum. Possedendo valuta tradizionale (euro, dollari, ecc.) è possibile acquistare bitcoin o ether attraverso siti che fanno questo di mestiere (dietro laute commissioni). Questi bitcoin o ether possono essere scambiati con tutte le altre criptomonete attraverso i già citati “exchange”. Ovviamente si può fare anche il percorso inverso fino ad avere la valuta tradizionale a corso legale partendo da una qualsiasi criptovaluta. Con contratti intelligenti ci si riferisce a software che risiedono in questa infrastruttura informatica che ne certifica l'esistenza e la corretta esecuzione. Il potenziale di questo progetto è praticamente infinito. Avere una piattaforma distribuita, sicura, affidabile e terza, sulla quale far funzionare dei software che rappresentano, certificano e fanno funzionare degli accordi contrattuali costituisce una innovazione potentissima applicabile praticamente a tutti gli ambiti economici. Siamo quindi nel 2013 e questo ragazzino, Vitalik Buterin, pubblica su una rivista che lui ha co-fondato, Bitcoin Magazine, questa idea potenzialmente rivoluzionaria. Insieme ad una manciata di sviluppatori scrivono una “bozza” di codice (piena di bugs) e cosa fanno? L'idea ha un riscontro talmente elevato che nel 2014 frutta circa 18,4 milioni di dollari in bitcoin, pari – allora – a circa 31.500 bitcoin (al cambio di adesso sarebbero circa 300 milioni di dollari). La stessa piattaforma di Ethereum, infatti, è diventata lo strumento principale per il lancio delle così dette “ICO”, sigla che scimmiotta quella più famosa in finanza di “IPO”, ovvero Initial Pubblic Offer (la quotazione di una nuova azienda). Una ICO è l'offerta al pubblico di nuove monete alternative sulla base di semplici progetti che spesso sono solo sulla carta. Spesso sono copie di altri progetti con modifiche irrilevanti. E' molto significativa la vicenda del progetto di criptovaluta che dichiaratamente non serve assolutamente a niente (già dal nome: Useless Ethereum Token, il sito era ancora più esplicito, se possibile: https://uetoken.com/) e ciò nonostante ha ricevuto oltre 300 mila dollari! Questo dimostra come ci sia tanta improvvisazione e poca attenzione in buona parte delle persone che mettono soldi in questo mercato. Alcune di queste criptovalute, invece, hanno progetti seri ed interessanti alle spalle. Tanto per comprendere l'ordine di grandezza delle cifre, il valore dell'oro supera di 12 volte quello di tutte le criptovalute. Il valore complessivo degli scambi giornalieri in criptovalute si misura in qualche centinaia di milioni di dollari. Il volume giornaliero degli scambi sul forex (il mercato delle valute a corso legale) si misura in migliaia di miliardi: ordini di grandezza di differenza. Ciò nonostante, centinaia di milioni di dollari scambiati ogni giorno sulle criptovalute sono cifre non indifferenti che chiamano senza dubbio una regolamentazione di questo mercato che probabilmente si realizzerà entro quest'anno. Sulle criptovalute in generale è necessario fare qualche aggiunta, qualche precisazione in più. Fra le varie criptovalute ci sono progetti ancora più interessanti di Bitcoin. Lo stesso Ethereum è potenzialmente molto più interessante di Bitcoin. Per fare un secondo esempio, esiste una criptomoneta pensata per l'”internet delle cose”, che si chiama IOTA, basata su una infrastruttura tecnologica estremamente intelligente, che promette di risolvere in modo molto brillante alcuni dei problemi più spinosi della maggioranza delle criptovalute, senza abbandonare il concetto fondamentale di decentralizzazione (come invece accade per altri progetti “di successo” come Ripple, ad esempio). Investire seriamente (cioè una quantità di denaro che non sia trascurabile) in criptomonete, al momento, significa esporsi al rischio concreto di perdere tutto. Non esistono le condizioni minime di agibilità affinché si possa parlare di investimenti finanziari seri. Partiamo dal concetto che acquistando una criptomoneta non si è titolari di alcun diritto. Si da soldi in cambio di pure promesse. Il progetto di criptomoneta può cambiare e prendere una direzione qualsiasi, magari con enormi vantaggi per gli sviluppatori del sistema stesso e svantaggi per i possessori della criptomoneta. Gli investitori iniziali non hanno il benché minimo strumento giuridico per tutelare i propri diritti d'investitore. Ai tempi della bolla di internet c'erano tantissimi progetti che partivano e chiedevano soldi al mercato attraverso le famose “IPO”. Molti di questi progetti erano inconsistenti e le aziende hanno chiuso facendo perdere tutti i soldi agli azionisti. Ma almeno erano azionisti! Chi ha avuto la “fortuna” di scommettere su aziende come Amazon, ad esempio, ha avuto guadagni importantissimi. E' profondamente diverso essere azionisti di un società o possessori di “token” di una criptovaluta. Il possessore di una criptovaluta non ha alcun diritto giuridicamente spendibile. Ma non è detto che questo accada, anche se il progetto dovesse avere successo duraturo (cosa, statisticamente, sempre improbabile in queste fasi di rivoluzioni tecnologiche). A questo bisogna aggiungere che le piattaforme di exchange a loro volta non sono regolamentate e può accadere di tutto. Possono decidere di sospendere gli scambi a loro insindacabile giudizio. Alcune sono state esposte ad attacchi informatici, altri hanno semplicemente chiuso con tanti saluti, ecc. Siamo in una sorta di far-west proto-finanziario. Il potere della promessa di diventare ricchi in poco tempo e senza sforzo ha fatto sì che molte persone siano disposte a fare questa scommessa, ma razionalmente non è una scommessa che si possa fare se non come una sorta di “gioco” simile ad una lotteria (con qualche probabilità in più di vittoria...). Ci sono diversi aspetti che dovranno essere sistemati nell'ipotesi di un utilizzo pervasivo di questa tecnologia. Vi è un problema strutturale che affligge un po' tutte le più famose criptovalute e che deriva, culturalmente, da Bitcoin stesso. Molte criptovalute sono pensate come mezzo di pagamento, ma sono progettate come bene scarso, quindi più come merce-riserva-di-valore che non come mezzo di pagamento. Molte criptovalute si fregiano del fatto che le loro regole (attuali!) impongano che il numero totale di token non possa superare un determinato numero fisso (come accade con i famosi 21 milioni di bitcoin). Questa rigidità è vista come un valore. Come garanzia di “assenza d'inflazione” e di aumento di valore della moneta nel tempo. Chi conosce un po' di politica monetaria comprende chiaramente che questo è un errore grossolano. Affinché un sistema economico abbia prezzi stabili la quantità di moneta non può essere fissa, ma deve adeguarsi alla quantità di beni e servizi prodotti. Se un progetto anche molto interessante, come ad esempio IOTA, avesse un grande successo e diventasse lo standard nei micropagamenti i prezzi, in IOTA, dei servizi dovranno necessariamente diminuire in continuazione, mano a mano che entreranno nella piattaforma sempre più fornitori di servizi. Un giorno, quando questi progetti saranno maturi ci si accorgerà che questo è un limite al quale si dovrà, in qualche modo, porre rimedio. Si possono progettare dei sistemi per rendere flessibile una unità di conto a partire da un asset digitale rigido. Non è concettualmente impossibile, ma oggi rimane un problema aperto di cui pochi si rendono conto e che implicherà necessariamente delle modifiche strutturali alle attuali architetture. Questo è solo un aspetto, oggi poco compreso, per il quale un progetto futuro, più evoluto, potrebbe soppiantare un progetto lanciato oggi. Personalmente ho zero dubbi sul fatto che questo accadrà. E' inevitabile, perché utilizzare queste tecnologie sarà incredibilmente più conveniente, così come è troppo più conveniente comprare un prodotto on-line e farselo spedire (con le dovute garanzie di eventule restituzione) piuttosto che andarle a comprarle in un negozio. Non ci sono, però, le condizioni di garanzie minime per investire seriamente in questo mercato. Al momento, più che un mercato finanziario, si tratta di un far-west che scimmiotta i mercati finanziari. Al massimo, si possono fare delle scommesse, più per divertimento che per investimento. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:48:47 |
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