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Lo studio sulle discriminazioni verso la popolazione afroamericana nell’accesso ai servizi pubblici negli Stati Uniti, ripreso dall’edizione cartacea del NY Times dell’8 ottobre. Uno degli autori del paper, il prof. Mirco Tonin, insegna Politica economica ed Economia del settore pubblico alla Facoltà di Economia.
Un riconoscimento prestigioso, ancorché non proveniente dal mondo accademico. Il New York Times, sia nella versione cartacea che in quella online, ha recentemente dedicato un lungo articolo - It’s Not Easy to Prove Racism. This Study Does(Non è facile provare il razzismo. Questo studio ci riesce, ndt.) - a una ricerca condotta da un team di economisti tra cui il prof. Mirco Tonin che, dall’anno accademico 2015/16, insegna Politica economica ed Economia del settore pubblico nei corsi di laurea, di laurea magistrale e di dottorato alla Facoltà di Economia della Libera Università di Bolzano.
Il paper di Mirco Tonin, Corrado Giulietti e Michael Vlassopoulos, colleghi di Tonin all’Università di Southampton - Racial Discrimination in Local Public Services: A Field Experiment in the US. - è stato presentato lo scorso anno alla conferenza annuale della NBER, la National Bureau of Economic Research, a Cambridge, in Massachusetts. La ricerca mirava a individuare se il trattamento delle amministrazioni statunitensi nei confronti della popolazione afroamericana sia viziato da pregiudizio.
Gli autori della ricerca hanno scritto a circa la metà del totale degli indirizzi email di servizi pubblici sparsi nei 50 stati degli USA: amministrazioni scolastiche, centri per l’impiego, uffici degli sceriffi, biblioteche, uffici dell’amministrazione finanziaria. Le richieste erano molto semplici, per non scoraggiare un’eventuale risposta da parte degli impiegati. Hanno quindi analizzato le diverse reazioni dei dipendenti della pubblica amministrazione statunitense nei confronti delle email di cittadini a seconda della loro presunta appartenenza etnica, inferita dal nome fittizio utilizzato: Jack Mueller e Greg Walsh come nomi “bianchi”, DeShawn Jackson e Tyrone Washington come nomi tipici di afroamericani.
“Il tasso di risposta è stato abbastanza elevato: ha risposto circa il 70% degli uffici. La percentuale è buona ma l’analisi di chi effettivamente ha ottenuto una risposta ha evidenziato considerevoli differenze di trattamento tra cittadini con nomi e cognomi da bianco e quelli con nomi da afroamericano”, spiega Tonin, “i primi hanno ricevuto una risposta nel 71% dei casi mentre i secondi solo nel 67%”. Il divario maggiore è stato registrato nelle risposte date dagli sceriffi. Essi rispondono al 53% delle mail dei “bianchi”, mentre i “neri” hanno ottenuto una risposta solo nel 46% dei casi.
“La discriminazione esplicita da parte del settore pubblico, negli USA, è illegale”, sottolinea Mirco Tonin, “con il nostro esperimento abbiamo voluto saggiare la discriminazione sottotraccia, che è doppiamente odiosa perché in particolar modo il settore pubblico dovrebbe promuovere la mancanza di pregiudizi e facilitare l’integrazione delle minoranze, come è successo in passato”.
Prima di rientrare in Italia per insegnare alla Libera Università di Bolzano, Mirco Tonin è stato professore ordinario all’Università di Southampton, in Gran Bretagna, (cui continua ad essere affiliato) e consulente di Banca Mondiale e dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro.
L’articolo del New York Times è consultabile a questo link: https://www.nytimes.com/2017/ |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:59:53 |
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