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Oppiacei: negli USA sale il numero dei morti tra chi ne fa uso

Oppiacei: negli USA sale il numero dei morti tra chi ne fa uso
Autore: Pierre-Yves Geoffard,- Redazione Attualita'
Data: 22/09/2017

In Usa, la morte per overdose e’ diventata, nel 2016, la prima causa di decessi delle persone con meno di 50 anni. Nel 1999, il consumo eccessivo di droghe aveva ucciso 4.000 persone, ma venti anni dopo i morti per lo stesso motivo sono stati piu’ di 62.000. E i numeri continuano ad aumentare, di anno in anno.

La maggior parte di questi decessi e’ dovuta agli oppiacei, e ai potenti antidolorifici che contengono derivati dell’oppio, naturali o sintetici. Questi farmaci sono stati massicciamente prescritti negli anni 90, in un periodo in cui i loro effetti di dipendenza erano largamente sottostimati, sia dalle industrie farmaceutiche che dalle autorita’ sanitarie. Ma c’e’ di piu’, “l’epidemia degli oppiacei” non e’ solo un disastro in termini di sanita’ pubblica. I suoi riflessi sull’economia sono molto considerevoli.

Gli Usa sono regolarmente ai primi posti per i loto tassi di disoccupazione del 4,3%, facendo credere che l’economia e’ al pieno di posti di lavoro. Ma questi numeri sono sbagliati, perche’ se ne dimenticano altri molto meno favorevoli. Il tasso di partecipazione, che misura in seno alla popolazione in eta’ lavorativa, quelle e quelli che lavorano o sono in cerca di lavoro, e’ questo e’ debole, muovendosi dall’inizio degli anni 2000 per attestarsi al 62% nel 2015In ambito OCSE, solo quello dell’Italia peggiora. Certo, la disoccupazione e’ bassa, ma decine di milioni di potenziali lavoratori, non solo hanno smesso di lavorare, ma hanno anche rinunciato a cercare di trovare un lavoro.

Anche se questa contrazione del mercato del lavoro e’ concomitante con l’epidemia degli oppiacei, non e’ evidente stabilire un legame tra i due fenomeni. Questo e’ uno dei suggestivi risultati di un recente articolo di Alan B.Krueger.Questo stimato specialista dell’economia del lavoro, aveva ben mostrata con David Card che in alcune situazioni, l’istituzione di un salario minimo avrebbe potuto stimolare dei lavoratori che avevano abbandonato il mercato del lavoro, a farvi ritorno. Nel suo recente studio, Krueger si interroga sui motivi del continuo calo, dopo diversi decenni, del tasso di partecipazione in Usa.

Circa la meta’ degli uomini tra 25 e 54 anni, che hanno rinunciato a lavorare, soffrono di gravi problemi di salute; circa la meta’ di loro consuma quotidianamente farmaci contro il dolore, la maggior parte prescritti da un medico.

L’analisi di Krueger mostra che la partecipazione al mercato del lavoro e’ calata li’ dove il tasso di prescrizione di questi farmaci e’ il piu’ elevato. Anche se un tale legame non stabilisce che uno sia legato all’altro, ne’ il contrario, questi risultati vanno nello stesso senso rilevato da Anne Case e Angus Deaton, che avevano evidenziato un aumento della mortalita’ presso le persone bianche, non ispaniche, meno scolarizzate.

Questi “morti della disperazione” sono per gran parte dovuti all’abuso di droghe, di alcool, o ai suicidi; e rilevano anche una grande solitudine, un minor tasso di matrimonio, e una debole partecipazione al mercato del lavoro.

Messi insieme, questi fatti rappresentano uno scuro ritratto degli Usa, dove gruppi interi della popolazione sono lasciati a se stessi. Mostrano anche a che punto la salute influenza numerosi comportamenti, condizioni l’attivita’, il reddito e il livello di vita. Negare la sanita’ pubblica, e’ anche impedire a milioni di persone di contribuire alla produzione di ricchezze. Sarebbe sufficiente garantire, grazie ad una assicurazione malattia completa, un accesso alle cure per tutti? Lontano da questo.

Perche’ cio’ che anche mostra l’analisi di Krueger, e’ che una parte importante del consumo di oppiacei e’ dovuta alle prescrizioni troppo frequenti, favorire dalla copertura sanitaria. E’ anche importante regolamentare l’offerta delle cure per evitare derive del genere. Al di la’ del sistema delle cure, bisogna soprattutto concentrarsi sugli aspetti sociali che determinano le ineguaglianze in ambito sanitario. Sempre piu’ analisi mostrano che e’ necessario agire dalla prima infanzia, essenzialmente nei confronti dei piu’ svantaggiati.

E anche se questi programmi sono costosi, alcune migliorie della sanita’ per il lungo periodo, favoriscono l’educazione e l’accesso a migliori posti di lavoro, di cui ne beneficia anche l’economia.

(articolo di Pierre-Yves Geoffard, professore all’Ecole d’économie de Paris, pubblicato sul quotidiano Libération del 18/09/2017)




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