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Repubblica Centrafricana: a Bambari cresce la paura

Repubblica Centrafricana: a Bambari cresce la paura
Autore: Redazione Esteri
Data: 14/06/2017

Repubblica Centrafricana: a Bambari cresce la paura

MSF assiste feriti e sfollati dal massacro di Alindao

A Bambari, seconda città della Repubblica Centrafricana (CAR) e fulcro commerciale del paese, cresce il timore che le violenze scoppiate a maggio a Bangassou e Bria possano diffondersi, rinnovando i massacri del 2013-2014. Lo raccontano le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) che offrono assistenza medico-umanitaria in città.

La situazione a Bambari è stata tranquilla negli ultimi mesi, i diversi gruppi etnici e religiosi hanno vissuto relativamente in pace e a febbraio la missione MINUSCA delle Nazioni Unite ha definito Bambari “città senza armi”.

Grazie a questo senso di sicurezza, molte persone in fuga dalle violenze in altre aree del paese si sono rifugiate in città, tanto che gli sfollati rappresentano il 50% dei suoi abitanti (su 55.869 sfollati, circa 10.300 sono arrivati da metà marzo).

Ma l’8 maggio un massacro avvenuto ad Alindao, a 120 km di distanza – dove 133 persone sono state uccise e interi quartieri sono stati dati alle fiamme – ha causato una fuga della popolazione verso Bambari e si teme che le violenze possano raggiungere la città.

MSF ha assistito 22 feriti provenienti da Alindao. Quattro erano bambini, incluso uno di tre anni a cui avevano sparato in volto. “Ha perso la maggior parte del labbro inferiore a causa dello sparo e ha una grave infezione” racconta la dott.ssa Nicole Hart, responsabile medico di MSF.

La maggior parte dei pazienti presentava ferite da arma da fuoco, da arma da taglio e bruciature. “Ho soccorso un uomo con la gola tagliata,” prosegue Hart. “È rimasto per due giorni nella foresta vicino ad Alindao prima di essere portato a Bambari. Lo sguardo nei suoi occhi era di terrore. Lo abbiamo operato e ora si sta lentamente riprendendo.” Dal suo letto di ospedale Anga, l’uomo ferito, descrive l’attacco: “Mentre ero disteso al suolo, tentando di ripararmi dagli spari, un uomo si è avvicinato, mi ha alzato la testa e mi ha tagliato la gola con un coltello. Pensavo di morire, ma parte della gola è rimasta illesa e ho continuato a respirare”.

“Un’altra bambina aveva ustioni sulla maggior parte del corpo” continua la dott.ssa Hart. “Era in casa con la sua famiglia e hanno incendiato la casa. Purtroppo è morta qualche giorno fa.”

La maggior parte degli sfollati a Bambari vive in nove campi intorno alla città, insediamenti improvvisati senza acqua corrente, elettricità o servizi di base, e per le cure mediche dipendono dall’ospedale della città, supportato da MSF insieme a due centri sanitari, uno nella parte musulmana, l’altro nella parte cristiana della città.

Con l’afflusso di nuovi sfollati, le équipe di MSF stanno riscontrando un aumento dei pazienti. Nel centro medico di Elevage, nell’area musulmana della città, MSF effettua 120 consultazioni ogni mattina. Aumentano i casi di diarrea e malaria, i casi di malnutrizione acuta sono cresciuti dai 3 casi di gennaio ai 17 di maggio, mentre i pazienti con malnutrizione moderata sono aumentati da 36 a 126.

Bambari oggi sembra tranquilla, ma nessuno sa quanto durerà. “Dopo i fatti di Alindao, le persone sono sempre più preoccupate” afferma Cédric Chapon, capo progetto di MSF.L’instabilità ha già colpito la maggior parte delle città più grandi, tranne Bambari. Anche se al momento le due comunità sono in pace, c’è il rischio che qualsiasi piccolo episodio di criminalità possa essere visto come una provocazione e dare inizio a un’ondata di violenze tra le comunità.”




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