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Incendio a Pomezia: disastro ambientale. La Procura indaga

Incendio a Pomezia: disastro ambientale. La Procura indaga
Autore: Chiara Farigu - Redazione Cronaca
Data: 09/05/2017

Arrivano i primi provvedimenti in seguito alla nube tossica provocata dal rogo nel deposito di stoccaggio Eco X di Pomezia: la Procura di Velletri, che aveva avviato fin da subito le indagini per accertare cause e responsabilità, ha disposto nel corso della mattinata il sequestro dell’impianto.

Ma non è tutto. L’Arpa Lazio, vale a dire l’Agenzia Regionale Protezione Ambiente, ha diffuso i primi risultati delle misurazioni dei campionamenti prelevati nelle vicinanze dell’incendio che ha generato la gigantesca nube tossica che si è sparsa sui 21 Comuni limitrofi. “Il 5 maggio la concentrazione di pm10 era pari a 130 microgrammi per metro cubo, quando il limite fissato è di 50 microgrammi.

Il 6 maggio i valori sono scesi a 73 microgrammi. I valori rilevati sono superiori al limite giornaliero di 50 ug/m3 previsti per l’aria dal D. Lgs 155/2010, ma comunque analoghi ai valori registrati nel centro urbano di Roma nei periodi invernali di maggiore criticità”: questo è quanto si legge nella nota ufficiale. Che, tradotto in parole semplici sta a significare che il valore delle polveri sottili è tre volte superiore ai limiti consentiti dalla legge. Anche se ora sembrerebbero in diminuzione. Il condizionale è d’obbligo visto che i VVFF sono ancora al lavoro per spegnere gli ultimi focolai e vista l’ordinanza del sindaco sul divieto assoluto di raccolta e vendita di frutta e ortaggi.

Dati, questi, è utile sottolinearlo ancora una volta, che riguardano esclusivamente le sostanze tossiche sprigionatesi nell’aria ma nulla hanno a che vedere con le misurazioni dell’amianto che era incapsulato sulle coperture del tetto del capannone le cui sfere si sono aerodisperse in seguito all’incendio.

Queste analisi, così come per la diossina, seguono una diversa tempistica, spiega l’Arpa. Occorre stabilire con assoluta certezza se sono stati superati o meno i limiti consentiti dalla normativa vigente. Solo allora si potrà parlare di danni reali e conseguenze sulla salute dei cittadini che ne sono stati a contatto.

L’amianto è un killer terribile e alquanto subdolo che non agisce nell’immediato. I suoi effetti si manifestano a distanza di anni, talvolta di decenni, provocando danni molti seri al sistema respiratorio e ai polmoni. Le fibre di asbesto, di cui è composto, hanno la caratteristica forma acuminata a lancia, forma che consente loro di penetrare e agire indisturbate per poi esplodere in tutta la loro virulenza. L’entità del danno, spiegano gli esperti pneumologi, dipende dal tempo di esposizione e dalla concentrazione delle fibre inalate. I soggetti più a rischio sono i bambini e gli asmatici.

L’acqua è la migliore difesa. Ecco perché si consiglia di lavare accuratamente la frutta e la verdura e le mani prima di consumare qualsiasi pasto.

L’acqua intesa anche come lavaggio degli ambienti, interni ed esterni perché le polveri tendono poi a depositarsi nelle parti basse. E la chiusura delle scuole di ogni e grado è stata disposta appositamente per provvedere al lavaggio e alla disinfezione dei locali.

Sulla vicenda è intervenuta anche la ministra Lorenzin che assicura che sia l’Arpa che i Nas stanno facendo tutte le verifiche del caso e che, al momento, è tutto sotto controllo.

Intanto si consiglia di continuare a tenere il più possibile porte e finestre chiuse. E a chi abita nel raggio di 3/5 chilometri di limitare gli spostamenti il più possibile.

Chiara Farigu




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