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Papa Francesco e il viaggio in Egitto: 'Nessuna preoccupazione per la sicurezza'

Papa Francesco e il viaggio in Egitto: 'Nessuna preoccupazione per la sicurezza'
Autore: Chiara Farigu - Redazione Vaticano
Data: 26/04/2017

Sorride e benedice Papa Francesco nell’immagine della locandina che preannuncia il suo viaggio in Egitto, dov’è atteso per il 28/29 aprile p.v. e dove sarà accolto dal presidente Abd al-Fattah al-Sisi

Sullo sfondo le piramidi e il fiume Nilo e, accanto la colomba della pace. “Il Papa della pace nell’Egitto della pace” recita il testo a completamento dell’immagine.

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Parole che non lasciano spazio a fraintendimenti e che racchiudono il messaggio della sua visita: favorire il dialogo interreligioso, foriero di pace, e tra le diverse anime del cristianesimo. Divenuti una priorità assoluta da perseguire in questo mondo sempre più diviso da credi differenti nel nome dei quali si combattono guerre di ogni tipo. Agevolare la conoscenza comune reciproca, facendo leva sui valori che uniscono respingendo, al contempo, ogni elemento che divide e che fomenta intolleranze e violenze.

Un viaggio lampo, questo, che si configura tra i più difficili e delicati di quelli finora intrapresi e al quale il Pontefice non ha voluto rinunciare neanche dopo il doppio attentato della domenica delle palme che ha fatto strage di cristiani coopti nelle due chiese di Tanta e Alessandria. “Possa il Signore convertire i cuori di chi semina terrore , violenza e morte”, invocò Francesco alla notizia dell’ennesima rappresaglia ai danni dei cristiani coopti che in Egitto rappresentano il 15% della popolazione, vale a dire circa 10milioni di fedeli.

Un viaggio difficile, delicato e anche pericoloso. Per il quale, già all’indomani della strage, al Cairo si sono attivati per predisporre ingenti forze di sicurezza. Preoccupazioni però che Papa Francesco non ha fatto sue perché “Viviamo in un mondo dove questo elemento fa parte della vita, però andiamo avanti serenamente, come è nella volontà del Santo Padre”, ha ribadito. Pertanto per i suoi spostamenti userà un’automobile chiusa, ma non blindata, rende noto Greg Burke, il direttore della sala stampa vaticana. “Il personale vaticano addetto alla sicurezza, ha precisato Burke, non sarà superiore agli altri viaggi papali e le misure previste sono «quelle degli altri viaggi».

Saranno due giorni pregni di incontri per il Pontefice. Dopo quello privato con Al-Sisi presso il palazzo presidenziale a Heliopolis, si recerà ad Al-Azhar, per incontrare privatamente l’imam Ahmad al-Tayyib, ricevuto in Vaticano lo scorso anno. Sarà poi la volta del patriarca Tawadros II, presso il patriarcato copto-ortodosso dove ricorderà le vittime degli attentati e pregherà per i cristiani uccisi.

Il secondo giorno, sabato, verrà celebrata la messa allo stadio dell’Aeronautica militare egiziana, alla presenza di 25mila persone. Qui i fedeli, nel rispetto delle norme antiterrorismo, arriveranno solo a bordo di pullman e sarà loro vietato introdurre telefonini e avvicinare auto di qualsiasi cilindrata alla struttura sportiva. Al termine della messa un pranzo ristoratore coi vescovi. Un breve riposo e poi nuovi incontri con sacerdoti, seminaristi, suore, scuole. Saranno cinque i discorsi che terrà il Pontefice in lingua italiana con traduzioni simultanee.

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La partenza dal Cairo è prevista alle 17, l’arrivo all’aeroporto di Ciampino intorno alle 20.30.

Molte sono le aspettative riposte in questo viaggio. Al dialogo interreligioso si aggiunge il “caso” Giulio Regeni, un omicidio rimasto senza risposte e con una verità ancora tutta da scoprire e che forse non si conoscerà mai. Parlano di “omicidio di Stato” i genitori che da 14 mesi lottano senza tregua per venirne a capo e comprendere il perché di quella morte senza senso e in modo così orrendo. Recentemente proprio loro, nel corso della conferenza stampa tenutasi al Senato, si sono appellati al Papa certi che “non potrà in questo viaggio non ricordarsi di Giulio, unendosi alla nostra richiesta concreta di verità per avere finalmente la pace”. A tal proposito, il portavoce del vaticano ha ribadito che “è fondamentalmente una questione tra due Stati, Italia ed Egitto, e che “il Papa, come tutti noi che viviamo in Italia, è consapevole del caso, sicuramente ha pregato per lui e partecipa al dolore della famiglia. In situazioni simili, la Santa Sede, quando può viene incontro alle richieste per motivi umanitari, ma lavora con la massima discrezione per il rispetto di tutte le parti: questo è successo tante volte, in modo tranquillo ed efficace”.

Questa la versione ufficiale. Il Pontefice però, lo sappiamo bene, sa come arrivare ai cuori di chi sa ascoltare. E la morte di Giulio merita la verità. “Per avere finalmente la pace”, come chiedono i suoi genitori.

Chiara Farigu




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