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L’errore più grande l’ha fatto Benoit Hamon. E sarà la storia, un giorno, a dirci se sia stato un errore voluto, oppure frutto dell’ingenuità politica. Se infatti qualche settimana fa, con i sondaggi in picchiata, il candidato del partito socialista avesse avuto il coraggio di smettere di fare campagna elettorale, indicando da subito il nome di Melenchon per appoggiarlo già al primo turno, oggi racconteremmo un’altra storia. Con i suoi voti, la sinistra sarebbe sicuramente al ballottaggio del 7 maggio, per le presidenziali francesi. Invece, da stanotte, la Francia vede nero.
Comunque vada, la destra ha vinto. Ma, quel che è peggio, ha vinto il mondo delle banche, quello delle multinazionali e della finanza internazionale. Già, perché adesso hanno due nomi su cui puntare, proprio come volevano loro: la leader del Front National Marine Le Pen e Emanuel Macron, ideatore del neonato movimento En marche: europeista, liberista, della stessa destra che, prima con Sarkozy e poi con Hollande, ha messo in seria difficoltà economica la Francia, avvicinando alla miseria gran parte della sua popolazione. Insomma, per le multinazionali, meglio di così non poteva andare. Mossa indovinata, in fondo. Non fidandosi della tenuta politica della Le Pen, hanno inventato dal nulla un candidato giovane, ex dipendente della Banca Rotschild, ex ministro dell’economia del governo Valls, forse il peggior esecutivo della storia francese del dopoguerra. Con Macron all’Eliseo, in fondo, sarebbe la continuazione delle politiche economiche degli ultimi anni: dunque, se proprio La Le Pen, in evidente affanno, non dovesse farcela, andrebbe bene anche lui. Certo, le preferenze delle multinazionali sono tutte verso la leader del front national: fascista quanto basta, pronta a piegarsi ai voleri del mondo finanziario, ammantando il tutto di un’ideologia populista e nazionalista che piace alla pancia ignorante delle persone, la infinocchia e fa guadagnare consensi al mondo della finanza. Esattamente quello che è avvenuto negli Stati Uniti con Trump, il pupillo dell’industria militare e delle banche. Del resto, come ai tempi dell’avvento di Hitler e Mussolini, industriali e grandi capitali si fidano molto più della destra fascista che di quella liberista. Ma tant’è. Certo, molti punti di questa violenta e confusa battaglia per le presidenziali, sono decisamente oscuri. Macron, senza partiti alle spalle, deve spiegare ad esempio dove abbia trovato i fondi per una campagna elettorale gigantesca, dispendiosissima. Inoltre, seppur ancora sottovoce, molti francesi parlano di brogli elettorali, di schede doppie, e di molti elettori stranamente cancellati dalle liste. Altro lato oscuro : qualcuno un giorno dovrà spiegare come mai, dieci minuti dopo i primi exit poll, Macron e La Le Pen festeggiavano già la vittoria per accedere al ballottaggio. Le cose sono due: o i sondaggisti francesi sono straordinariamente affidabili oppure, ed è quello che sostengono in molti, era già tutto deciso, tutto combinato, nonostante sia stata almeno salvata fino alla chiusura delle urne, la stanca rappresentazione di una democrazia in profonda crisi. Si, una stanca rappresentazione. I media d’oltralpe, infatti, dovrebbero raccontare il motivo per il quale Melenchon sia stato ignorato fino a qualche settimana fa, fino a quando cioè la sua marcia trionfale stava diventando inarrestabile. Disinnescato in poco tempo l’effetto Hamon, l’unico capace di rovinare la festa al mondo delle multinazionali, era proprio Melenchon. Un altro mese di campagna elettorale e il leader di La France Insoumise avrebbe vinto a mani basse. Sia ben chiaro: il 19, 5 di questa sinistra orgogliosa e fiera è un risultato importante. Ma per come si erano messe le cose Melenchon sembrava il sicuro vincitore del primo turno. I risaltati parlano chiaro. I quattro principali candidati sono tutti racchiusi in un fazzoletto: Macron al 23, 8 la le Pen al 21,6, Fillon al 19.9. Paga invece il disastro Hollande, Benoit Hamon, netto vincitore delle primarie socialiste contro l’ex premier Manuel Valls. Il suo 6, 3 per cento , con cui il Psf viene spazzato via dal voto dei francesi, fa capire nettamente che quando la sinistra sposa le politiche liberiste, di destra, non è credibile e il popolo progressista non ci mette due secondi a punirla. Sconfitti anche i gollisti di Fillon, segno che i partiti tradizionali, giusto o sbagliato che sia , hanno fatto il loro tempo e che, in fondo, in quest’ultimo decennio hanno combinato solo pasticci. Ora , a differenza di Melenchon che non darà indicazioni ai propri elettori, sia Hamon che Fillon si sono affrettati a dire che voteranno Macron, per fermare il pericolo fascista de La Le pen. Come se la vittoria liberista , in questa Francia sempre più triste, fosse meno pericolosa. Si, comunque vada il 7 maggio, banche e multinazionali hanno già vinto. Hanno preso per le palle il popolo transalpino e gliele stanno strizzando ben bene. Auguri ai francesi. Auguri a tutti noi. Perchè, inutile negarlo, il futuro immediato è nero. Nero come il nazismo di questa Europa inquieta. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:39:27 |
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