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Matteo Salvini a Napoli: riflessioni

Matteo Salvini a Napoli: riflessioni
Autore: Editoriale di Padre Maurizio Patriciello
Data: 15/03/2017

«Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano».

Gli uomini veramente liberi non hanno paura di schierarsi, di andare controcorrente, di dire pane al pane e vino al vino. Costi quel che costi. Quasi mezzo secolo fa Pasolini si schierava con i poliziotti, non con i figli di papà che giocavano a fare la guerriglia urbana a valle Giulia. Sabato a Napoli, durante un’ altra inutile guerriglia inscenata contro Matteo Salvini, di agenti feriti a terra ne sono rimasti ben 27.

Naturalmente non posso che schierarmi con loro, le vere vittime. E con loro si schiera la Napoli vera, quella perbene, tollerante, intelligente, simpatica.

La Napoli che sa mettere alla berlina il disgraziato di turno quando non sa rientrare nei ranghi, quando non si accorge di avere fatto il passo più lungo della gamba, quando si rende ridicolo. Salvini è Salvini, Napoli è Napoli.

E Salvini con Napoli, negli anni passati, ci è andato giù pesante, usando, come è suo stile - uno stile che rigettiamo - parole che mai dovrebbero essere pronunciate da un qualsiasi uomo politico. Inutile dire che ha sbagliato di grosso, prendendo, tra l’ altro, un folgorante abbaglio, e che bene avrebbe fatto a chiedere umilmente scusa a quei napoletani da lui più volte insultati e oltraggiati.

Le parole pesano più di quanto si possa credere, la memoria è lunga anche quando sembra dissolversi nella nebbia del tempo. Salvini avrebbe dovuto immaginare che i nodi lasciati in giro sarebbero arrivati al pettine. A Napoli, il leader della Lega ha voluto venirci a tutti i costi. Un atto di imprudenza, di sfida, di tattica politica? Non lo so e nemmeno mi interessa saperlo. Venire a Napoli, però, era suo diritto.

Diritto che vogliamo venga riconosciuto a lui come a chicchessia. La democrazia non è un colluttorio con cui pulirci la bocca quando ci fa comodo e metterlo da parte quando non ci conviene. Viviamo in un Paese democratico e civile del quale vogliamo rispettare le regole democratiche e civili.

Sempre, anche quando non ci fanno comodo. Un Paese in cui è possibile manifestare e dialogare, protestare e dibattere. Senza bisogno di nasconderci vigliaccamente dietro insopportabili cappucci, senza cedere alla tentazione di lanciare lacrimogeni o bombe molotov.

Non ci siamo. Non ci piace. Non ci convince. Chi lo ha fatto se ne assume tutta la responsabilità civile e penale, ma non si permetta, nemmeno lontanamente, di credere o affermare di averlo fatto nel nome dei napoletani. Chiunque sia stato a terrorizzare gli inermi cittadini parli per se stesso, per il gruppo di appartenza o per il partito di cui ha la tessera.

E trovi il coraggio, la prossima volta, di presentarsi a volto scoperto, perché di maschere e capppucci i napoletani hanno le tasche piene. La violenza, no. Mai. Anche perché a farne le spese sono sempre gli innocenti cittadini e quei “ figli di poveri” di cui parlava Pasolini e ai quali non possiamo che dare la nostra piena, convinta solidarietà.

La protesta contro Salvini, sabato è degenerata in una squallida guerriglia. Non vogliamo entrare nei dettagli, né soffermarci sugli infiltrati che non mancano mai in ogni pacifica manifestazione. Napoli non ci ha fatto bella figura. Voler chiudere le porte della città a un leader politico, accusandolo di essere razzista e xenofobo e fare ricorso alla violenza nel tentativo di togliergli la parola non è il massimo della democrazia. Salvini è stato un povero ingenuo, o, forse, uno scaltro furbo.

Da parte sua il sindaco avrebbe dovuto moderare i toni per non sobillare gli animi già infuocati dei manifestanti pacifici e degli infiltrati violenti. Niente di tutto questo è accaduto. A quanto pare la prudenza e il buon senso, sabato, se la sono data a gambe. Tristissima fine della serata. Tutti contro tutti.

Polemiche e chiacchiere. Feriti tra le forze dell’ ordine e danni economici. Traffico impazzito e vetrine rotte. Rabbia e dolore. Tristezza e paura. C’è chi chiede le dimissioni di De Magistris, e chi, al contrario, lo ringrazia e lo elogia per aver difeso le mura della città. Da chi, ancora non è dato sapere. Quanto è costata questa brutta, inutile, esasperante serata di follia? Che cosa abbiamo portato a casa?

Battaglie ben più democratiche, lotte ben più civili avrebbero meritato l’ attenzione e la partecipazione attiva di tanta gioventù. In quanto a Salvini, sarebbe bastata una risata alla Totò per fargli capire che non è elegante né opportuno offendere ripetutamente un popolo e poi presentarsi davanti a quello stesso popolo pretendendo di convincerlo delle proprie idee. Da parte nostra continuiamo a stigmatizzare ogni forma di violenza e a simpatizzare con i poliziotti di Napoli oggi con la stessa convinzione con cui Pier Paolo Pasolini simpatizzava con i poliziotti di Valle Giulia ieri.




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