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8 Marzo: Afghanistan, MSF: 'Nessuna donna dovrebbe morire di parto'

8 Marzo: Afghanistan, MSF: 'Nessuna donna dovrebbe morire di parto'
Autore: Redazione Esteri
Data: 08/03/2017

 

8 marzo 2017 - In occasione della Giornata Internazionale della Donna, Medici Senza Frontiere (MSF) celebra le donne afghane sottolineando i pericoli che devono affrontare durante la gravidanza e il parto. L'Afghanistan rimane uno dei luoghi più pericolosi al mondo per partorire. Ogni anno circa 4.300 donne muoiono a causa di una complicanza durante la gravidanza o il parto: una donna afghana rischia la vita 40 volte di più rispetto una donna nel dare la luce un figlio o durante la gestazione.

Il parto senza assistenza qualificata rappresenta una grave minaccia per la sopravvivenza e il benessere delle donne afgane e dei loro bambini. MSF mira a contribuire a ridurre la mortalità delle madri e delle complicanze dei neonati attraverso la fornitura di assistenza sanitaria materna e neonatale gratuita e di alta qualità in quattro ospedali in Afghanistan (due a Kabul e poi Khost e Lashkar Gah). Di tutti i parti assistiti da MSF a livello mondiale, uno su quattro si svolge in Afghanistan, dove le nostre équipe mediche hanno contribuito a far nascere 66.499 bambini, ovvero più di 180 al giorno, nel solo 2016 (erano 33.544 nel 2013).

"Il parto dovrebbe essere un momento di gioia, non di tristezza. Ma i rischi di partorire un bambino in Afghanistan, tra le condizioni di sicurezza, la mancanza di accesso alle cure, i problemi di genere, restano inaccettabilmente alti. Nessuna donna dovrebbe morire di parto. Ecco perché siamo qui", ha detto la dott.ssa Silvia Dalla Tomasina, capo missione di MSF in Afghanistan.

Tra le barriere che mettono a rischio l’assistenza a madri e bambini in Afghanistan ci sono questioni di genere, con la necessità di personale sanitario di sesso femminile, i costi delle cure mediche, la carenza di cure prenatali per individuare le complicanze, oltre che problemi pratici connessi con la difficoltà a raggiungere gli ospedali a causa di strade lente, pericolose e spesso punteggiate da posti di blocco.

 

MSF contribuisce a rendere il parto più sicuro per le donne afghane attraverso il supporto diretto a decine di migliaia di parti, la formazione di personale medico femminile, il miglioramento del riconoscimento delle complicanze ostetriche e lo sviluppo di centri sanitari comunitari.

 

 

Cure al femminile

 

Uno degli ostacoli principali per il parto sicuro è la mancanza di medici di sesso femminile e ostetriche. Da diversi decenni, le donne afghane non possono accedere all'istruzione e questo comporta una carenza di personale femminile qualificato che possa prendersi cura delle donne in travaglio. Allo stesso tempo molte famiglie vogliono essere assistite solo da operatori sanitari donne, per le istanze culturali di genere diffuse in Afghanistan. Questo è uno dei motivi per cui fino a due terzi dei bambini nascono in casa, senza alcuna assistenza.

Tutti i progetti di MSF in Afghanistan valorizzano la formazione di personale femminile locale. Rafforzando le loro capacità, MSF contribuisce a garantire che i propri progetti possano rispondere meglio alle esigenze delle donne. Quasi tutte le ostetriche che assistono i parti nei programmi di MSF sono donne afgane. Dall'apertura dell'ospedale materno-infantile nella provincia rurale di Khost, nel 2012, diverse dottoresse sono state formate da personale internazionale specializzato e hanno acquisito grande esperienza nella gestione di parti complicati.

 

 

"Nella mia vita ho visto molte donne morire durante o dopo il parto. E ho visto bambini che crescono senza la madre. È una cosa molto triste" spiega l’ostetrica Aqila a Kabul, che un tempo lavorava in un centro sanitario rurale e ha poi deciso di lavorare con MSF per aiutare altre donne afghane a partorire in sicurezza.

 

 

Il prezzo da pagare

 

Mentre MSF fornisce assistenza sanitaria gratuita, molte altre cliniche in tutto il paese addebitano un costo per i loro servizi. "Molte persone hanno problemi economici e ciò significa che non hanno i soldi per l'assistenza prenatale o per una vista ginecologica", dice Aqila. "Le donne sono demotivate ad andare in ospedali privati ​​costosi e quindi cercano di partorire a casa. Molte di loro ignorano le complicazioni della gravidanza e del parto".

L’assistenza prenatale è di fondamentale importanza per l'identificazione e la mitigazione delle complicanze, che possono influire enormemente sulla salute del neonato. Oltre il 40 per cento delle donne afghane non riceve assistenza prenatale durante la gravidanza, una cifra che MSF sta cercando di ridurre attraverso attività di promozione della salute e la fornitura di assistenza gratuita.

 

Complicanze ostetriche e difficoltà logistiche

 

MSF si concentra sulle donne con complicanze ostetriche dirette, che possono trarre maggiore vantaggio dalla nostra competenza. Le nostre équipe lavorano per migliorare il riconoscimento di queste complicanze, attraverso diverse attività, come la sensibilizzazione attraverso trasmissioni radio e gli incontri comunitari. Sosteniamo inoltre le cliniche a livello comunitario per rafforzare la gestione dei parti normali e garantire che le donne con complicazioni siano inviate rapidamente nei nostri ospedali. 

Rimangono infatti molti ostacoli che impediscono alle donne di ricorrere all'assistenza tempestiva e salva-vita, non da ultimo le strade, pericolose e lente. Sayed Kamyabudin Sayed è Technical Service Manager presso l'ospedale dedicato alla maternità di Khost. Ricorda la difficoltà per raggiungere l'ospedale quando sua moglie era in travaglio per il primo figlio. "A quel tempo la strada non era asfaltata e, siccome era notte, siamo stati fermati ai posti di blocco... Abbiamo impiegato un'ora e mezza da casa all'ospedale, quando ci vorrebbero solo 20 minuti".

 

MSF IN AFGHANISTAN

 

MSF lavora in Afghanistan dal 1980, oggi in quattro strutture ospedaliere. Rimane uno dei nostri programmi nazionali più estesi, con un personale di 2.300 operatori a tempo pieno e 366.000 visite ambulatoriali nel 2015.

 

Kabul - Dasht-e-Barchi

 

 

Medici Senza Frontiere ha istituito un nuovo reparto di maternità presso l'ospedale Dasht-e-Barchi di Kabul nel mese di novembre del 2014, concentrandosi sulle emergenze ostetriche e neonatali. Il servizio, gestito in collaborazione con il Ministero della Salute afghano, è in grado di gestire parti complicati, garantendo la possibilità di parto cesareo 24 ore al giorno. Nel 2016, l'équipe ha assistito 15.627 parti, dei quali 803 cesarei. L'unità neonatale ha ricoverato 1.342 bambini con complicazioni o basso peso alla nascita.

 

 

Kabul - Ahmad Shah Baba

 

Dal 2009 Medici Senza Frontiere sostiene l'ospedale Ahmad Shah Baba nella parte orientale di Kabul, in collaborazione con il Ministero della Sanità Pubblica afghano, fornendo la maggior parte delle risorse umane e delle attrezzature mediche. Le nostre équipe forniscono assistenza ostetrica e neonatale, compresa l'assistenza prenatale e la pianificazione familiare, accanto a una serie di altri servizi medici, tra cui trattamento per la malnutrizione e supporto psico-sociale. In media, ogni mese abbiamo assistito quasi 1.600 parti nel corso del 2016.

 

Khost

Nell'ospedale a gestione privata, specializzato in maternità di MSF a Khost, le donne possono accedere all'assistenza completa di emergenza ostetrica e neonatale, vaccinazione dei neonati, pianificazione familiare, promozione della salute e cura delle vittime di violenza sessuale. Nel 2016 l'ospedale dedicato alla maternità di Khost ha ricoverato oltre 20.000 pazienti e nel solo mese di dicembre il personale ha assistito 1.905 parti. Durante tutto l'anno, 1.747 bambini sono stati ricoverati nell'unità neonatale con complicazioni che richiedono cure specialistiche.

 

Lashkar Gah

 

L'ospedale Boost di Lashkar Gah, la capitale della provincia di Helmand, è il più grande ospedale sostenuto da Medici Senza Frontiere in Afghanistan, con oltre 700 dipendenti nazionali e 12 operatori internazionali. Nel 2016, un quarto di tutti i parti in ospedale erano parti complicati, di cui 932 cesarei. Con 1.833 bambini ricoverati nell'unità neonatale, è stato il più attivo di tutti e quattro i progetti.

 




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