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Riforma Madia:
“Due decreti usciti dal limbo, ma a che punto è la “madre di tutte le riforme”?
Giusto licenziare i furbetti del cartellino, ma la vera partita della Riforma si gioca su altri piani”
Il commento di Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Forum PA
“Accogliamo con soddisfazione l’approvazione dei due decreti legislativi della Riforma Madia, anche se occorre ricordare che quelli approvati oggi sono più o meno gli stessi –il 116/16 e il 175/16- che erano già stati approvati e in attesa di correttivo dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Bene dunque l’uscita dal limbo, ma a che punto siamo in quella che doveva essere la madre di tutte le riforme?”. Questo il commento a caldo di Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Forum PA, la manifestazione romana che da 28 anni è punto di riferimento per i soggetti pubblici e privati nei processi di cambiamento e innovazione tecnologica, istituzionale e organizzativa della Pubblica Amministrazione. Sì all’entusiasmo dunque, ma con cautela: il vero cambiamento, secondo Mochi Sismondi, si gioca su altri tre punti che costituiranno le reali novità: il decreto legislativo sulla valutazione che rinnoverà, correggendola, la “riforma Brunetta”, la riforma della dirigenza il cui decreto era stato ritirato dal Consiglio dei Ministri e non trasmesso alle camere dopo la sentenza della Corte e il Testo Unico sul pubblico impiego, la cui delega è in scadenza a febbraio. La sentenza 251 della Corte Costituzionale aveva bloccato lo scorso 25 novembre quattro articoli fondamentali della riforma Madia riguardanti dirigenza pubblica, lavoro pubblico, partecipate e servizi pubblici locali: quelli sui quali la Riforma incassa oggi l’ok del Governo – il decreto sui licenziamenti per i “furbetti del cartellino” e quello sul taglio delle partecipate- sono stati sottoposti ai correttivi imposti dalla Consulta. Stesso iter per il decreto sulla nomina dei direttori apicali delle aziende sanitarie ed ospedaliere, rimandato alla prossima settimana, anch’esso già entrato in vigore alla data della pronuncia della Corte, per il quale sarà sufficiente presentare decreti correttivi: decreto, quest’ultimo, che porterà a 19 il numero complessivo di quelli approvati. Ma la reale partita si gioca altrove: sul riordino della dirigenza che costituisce il cuore stesso della Riforma, nel quale si ripensano ruoli e status dei suoi stessi attuatori, e sul Testo Unico sul lavoro pubblico, decreto in preparazione al momento della pronuncia della Corte Costituzionale.
“I giornali sono pieni di commenti sullo sblocco del decreto che permette di licenziare i cosiddetti “furbetti” – commenta ancora Mochi Sismondi - ma la partita vera si gioca altrove. Non è su quei pochi che timbrano e se ne vanno che dobbiamo appuntare i nostri sforzi, a quelli pensi la magistratura e li punisca presto e bene, ma sui tanti che in ufficio ci vanno, ma non sono valutati, non hanno obiettivi definiti, non hanno formazione e non sono così messi in condizione di lavorare efficacemente. Per questi non servono leggi, ce ne sono anche troppe, ma buoni dirigenti, buoni manuali, buone “cassette degli attrezzi” che li mettano in condizione di affrontare quell’innovazione che è sempre più necessaria”
Da questo cambiamento infatti non si può prescindere: considerazione, questa, emersa chiaramente dalla ricerca sulla Pubblica Amministrazione presentata a fine 2016 da FPA a Roma -e qui riallegata- nella quale si misuravano le concrete ricadute in termini di PIL e occupazione derivanti dalla piena realizzazione del piano riformista: un impatto sulla crescita della produttività e del PIL dello 0,6% entro 5 anni, pari a circa 9 miliardi di prodotto interno lordo in più.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:51:18 |
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