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Pedofilia: come una valanga

Pedofilia: come una valanga
Autore: Editoriale di Padre Maurizio Patriciello
Data: 13/02/2017

Ci sono cadute addosso come una valanga. Notizie sconvolgenti che avremmo preferito non ascoltare mai. A volte è più facile chiudere gli occhi e fingere di non vedere la realtà. Quando ci scava dentro, quando non sappiamo trovare risposte adeguate, quando l’ accusato è nostro figlio, nostro fratello, un membro della Chiesa che amiamo e per la quale siamo disposti a dare la vita. Abbiamo dovuto prendere atto che i casi di pedofilia intorno a noi erano più numerosi e frequenti di quanto avessimo potuto credere.

La Chiesa universale e tante diocesi sparse per il mondo hanno dovuto fare i conti con preti e religiosi che si erano macchiati di questi atroci delitti. Abbiamo sofferto, abbiamo pagato un prezzo enorme da tutti i punti di vista. Oggi a che punto siamo? Papa Francesco riguardo agli abusi sessuali ha detto con la franchezza che lo caratterizza: « Parliamoci chiaro: questa è una malattia. Se non siamo convinti che è una malattia non si potrà risolvere bene il problema. Quindi, attenzione a ricevere in formazione candidati alla vita religiosa senza accertarsi bene della loro adeguata maturità affettiva ».

Il Papa ha messo il dito nella piaga. Una piaga che, sovente, non viene nemmeno diagnosticata. Una piaga per la quale poco o niente si è fatto in questi anni. Se, dunque, il pedofilo è un malato “ deve” essere curato. Oggi il pedofilo viene semplicemente rinchiuso in carcere, dove sarà trattato come un appestato e malmenato dagli altri detenuti. Non c’è dubbio che la Chiesa del futuro sarà meno ingenua e anche meno complice dei delitti di pedofilia da parte del clero. Le parole del Papa, però, gettono luce su uno scenario per niente sereno. Ragioniamo. Se un giovane che chiede di entrare in seminario è affetto da questa orribile malattia, i superiori, aiutati da esperti in psicologia e psichiatria, con garbo gli consiglieranno di desistere. Gli faranno comprendere che si diventa preti per mettere la propria vita a servizio di Dio e dei fratelli. Gli augureranno ogni bene e ognuno per la sua strada. Quel giovane va via.

Respiro di sollievo, pericolo scampato. I seminaristi torneranno a fare il loro dovere tra studio, preghiera, riflessione, discernimento vocazionale. Impareranno a interiorizzare delle verità che forse per troppo tempo furono date per scontate. Comprenderanno che non c’è mai vero amore a Dio senza un vero amore agli uomini. A tutti gli uomini, a cominciare da quelli di casa propria. Apprenderanno che l’ umiltà – Cenerentola tra tutte le virtù – è invece alla base di ogni cammino spirituale, culturale, politico, umano. Il giovane di cui parlavamo, deluso e triste, varca la porta e si ritrova per la strada.

La Chiesa non dovrà fare i conti con un futuro prete pedofilo. Il percorso intrapreso in questi anni dai Pontefici e dagli episcopati sta portando buoni frutti. Frutti alla Chiesa, ma non all’ umanità. Qualche domanda è d’ obbligo: « Dove andrà quel giovane? Che farà? A chi potrà chiedere aiuto per non sprofondare negli ossessivi meandri della sua malattia?» Forse diventerà un professionista, uno sportivo o un semplice operaio. Magari si sposerà e avrà dei figli. Ma la malattia che lo tiene prigioniero non è mai stata affrontata e quindi non è mai guarita. Eccolo, solo con se stesso, a fare i conti con i fantasmi che da sempre lo accompagnano. Avrà la forza, la determinazione, la volontà, la capacità di resistere alla tentazione di tenere a bada le sue voglie? O cercherà in qualche modo di soddisfarle?

Don Fortunato Di Noto non si stanca di richiamare l’ attenzione delle autorità competenti sul commercio milionario della pedopornografia online che vede coinvolti centinaia di migliaia di bambini e di acquirenti. Chi sono quei bambini, a volte solo neonati? E chi è che spende un patrimonio per vedere quelle scene da infarto? Il giovane di cui parliamo è una meteore. Prigioniero di un virus dal quale difendersi. Un fratello da aiutare. Un malato da curare. Francesco non è uno scienziato, eppure ha fatto una diagnosi lucidissima.

Al Papa non interessa solo il bene della Chiesa, ma il vero bene di tutta l’ umanità, a cominciare dai bambini, perché ogni bambino è unico e prezioso. Perché verso ogni bambino, ovunque viva, gli adulti hanno gravi responsabilità e doveri. Seguiamo il nostro giovane all’ uscita del seminario dove avrebbe voluto entrare, non perdiamolo di vista, non lasciamolo solo. Ha bisogno di essere aiutato, compreso, accompagnato, curato. La pedofilia è un’ orribile realtà con la quale la società civile, la scienza, il mondo della medicina ancora non hanno fatto adeguatamente i conti. Potremmo partire dalle parole di Francesco?




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