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La Paranza dei Bambini - di Roberto Saviano - riflessioni

La Paranza dei Bambini - di Roberto Saviano - riflessioni
Autore: Susanna Schivardi - Redazione Cultura
Data: 22/01/2017

Non si finisce mai di conoscere  Napoli, di intravederne le crepe e i buchi enormi di disumanità e disperanza. Non vogliamo parlare di Napoli per le sue bellezze artistiche ma ricordarci di quanto uno scrittore e indagatore come Roberto Saviano sia capace di scandagliarne gli angoli più bui, nonostante le polemiche suscitate dai social, dove i post diventano sfogatoio e vomitatorio di pletore minacciose indignate per la sua condotta di vita, un recluso che si è auto inflitto la pena decidendo di dire la verità. Come nel suo ultimo La Paranza dei Bambini, uno spaccato sconvolgente su come ragazzini in piena adolescenza e alcuni anche prima dei teen siano capaci di prendere armi in mano e uccidere solo perché qualcuno gli dice di farlo. Oppure il senso di onnipotenza dato dall’essere capo di un gruppo, essere in grado di decidere della vita e della morte senza che nessuno abbia da ridire. Il potere del leader, la supremazia e il senso spudorato di dominare su tutto e tutti.

Essere padroni della città, dei vicoli, come il piccolo capo della paranza che Saviano racconta. Un ragazzino appassionato di Machiavelli e in questo ci sembra quasi di intravedere un bagliore di lucida genialità, Saviano rasenta l’apologia, dipingendo il protagonista come uno sveglio, attento, capace. Rischio di emulazione? Non vogliamo scagionare del tutto lo scrittore da questo rischio, ma è certo che nei suoi libri si trova tanta verità, e questo rimane sempre un merito.

È di pochi giorni fa la notizia di un’ennesima sparatoria a Napoli, sparatorie tra gruppi camorristici che si contendono le piazze della droga, e a farne le spese i passanti inconsapevoli. E subito dopo il reportage sullo spaccio, confezionato da tredicenni che non hanno futuro, che non possono crearselo perché nessuno gli da alternative. Quindi aldilà delle polemiche che Saviano, come tutte le persone in vista, può suscitare, egli ha uno sguardo vigile sulla realtà che lo “circonda”, su quella realtà che studia attraverso gli occhi di qualcun altro, visto che non ha la possibilità di circolare liberamente come un cittadino comune.

Ha costruito la sua fortuna su un libro come Gomorra che tanti hanno ribadito non essere un capolavoro solo perché racconta cose che tanto sapevano già tutti. Vero, ma lui lo ha fatto per primo, a mettere nero su bianco, senza paura, il male diffuso nel sud partenopeo, in modo schietto e cesellato. Ancora una volta lo fa con la Paranza dei Bambini. E’ un monito per dire svegliamoci, in Italia e non solo al sud, c’è bisogno di una politica scolastica seria, la costruzione di una struttura educativa forte, che sappia sopperire le mancanze della famiglia, per reindirizzare la percezione dei valori e la consuetudine del buon costume che non ha più riferimenti, soprattutto in alcune realtà sotterranee in continuo aumento e proliferazione. Un processo certamente amplificato dalla moda dell’immagine, del selfie, dell’autocompiacimento prodotto dai nuovi media e dalle nuove tecnologie capaci di riflettere icone vuote moltiplicate fino a perderne il senso. A pagarne le conseguenze una coscienza che non ascolta più se stessa ma solo le suggestioni di un ronzio superficiale e rassicurante del facile Tutto e Subito.




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Data:10/08/2013
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