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L' uguaglianza sociale non e' comunismo

L' uguaglianza sociale non e' comunismo
Autore: Lucio Giordano - Redazione Attualita'
Data: 02/01/2017

Iniziare questo 2017 con un film di Michael Moore in dvd è indubbiamente  cosa buona e giusta. Ed è il modo migliore per usare il cervello con intelligenza, grazie ai soliti, magistrali spunti offerti dal re dei documentaristi, come capita  in Where to Invade Next, bellissimo  film della fine del 2015 che in Italia è stato programmato nel maggio del 2016 per soli tre giorni. Peccato, perchè in Where to Invade Next si descrive il mondo dei desideri, quello in cui tutti vorremmo e dovremmo vivere.

In breve. Il mondo della scuola: la Finlandia, al primo posto nell’istruzione, lascia molto tempo libero ai propri studenti per conoscere e socializzare, ha abolito i compiti a casa e la molla che spinge a studiare è la passione per i libri e non il nozionismo. Al ministero della scuola di Helsinky sono convinti che si apprenda di più puntando sulla riflessione piuttosto che sullo studio a pappagallo . Cooperazione, condivisione  e non competizione.

Noi e non io, questi i cardini dell’insegnamento finalndese. E i risultati in ambito scolastico e sociale sono da anni sotto gli occhi del mondo. In Slovenia l’università, affrontata con impegno come logica vorrebbe, è gratuita e non a pagamento come in molti altri Paesi.

In Norvegia la detenzione passa attraverso la riabilitazione e non  attraverso la repressione come nelle carceri statunitensi. In Germania i dipendenti di una nota fabbrica di matite lavorano 36 ore ma vengono pagati per 40 ore e vanno alle terme a spese dello Stato. Con tasse che vengono utilizzate per far vivere meglio e non per spennare i contribuenti.  

Ancora: In Italia, fino a pochi anni prima del jobs act, le regole condivise  trovavano d’accordo imprenditori e dipendenti. Si lavora meglio e si produce di più se si è più felici, se i lavoratori hanno molti giorni di ferie pagate e la pausa pranzo dura anche due ore. Ovvio: tutte conquiste ottenute in anni e anni di lotta dure, nel fantastico ventennio 60-80, quello delle rivendicazioni e dell’ascensore sociale. E Moore raccoglie anche la testimonianza di  un ex primo ministro donna islandese, convinta che l’unica società capace di  funzionare per davvero  sia quella in cui è sovrana l’uguaglianza sociale: ”Non è comunismo, è solo una bella società”, aggiunge.

Ecco, una bella società. Fino all’avvento del liberismo, dell’americanizzazione del mondo,  dell’avidità delle multinazionali alla ricerca esasperata  e folle del massimo profitto, tutto questo era possibile. Forse allora  è il caso di ritornare a quella società, ad un welfare sano e ad un benessere sociale diffuso,    che è l’unico vero motore dell’economia e della serenità umana. Sono infatti  ormai 30 anni che ci siamo infilati nel peggiore dei mondi possibili. Per intenderci: dalla Thatcher in poi, dai gringos della scuola economica di Chicago in avanti, che hanno distrutto la pacifica convivenza tra le persone, niente è stato più bello su questa terra. Forse, insomma,  è il caso di dire basta a questa logica perversa di un mondo che si scanna invece di darsi una mano a vivere meglio.

Del resto l’obiettivo dei potenti della terra , dei soliti noti che hanno conquistato con violenza e arroganza il mondo, dalle multinazionali  a Wall Street, era esattamente quello: dividere, bloccare l’ascensore sociale, divaricare ancora di più la distribuzione del reddito, insediare governi autoritari,  alimentare l’odio tra razze e religioni diverse.

Perchè, se ci pensate bene,  anche l’ennesima strage di Istanbul,  altro non è che un attacco progettato  ad arte per creare terrore: non esiste nessuna guerra di religione, e sul sedicente stato islamico ci sarebbe molto da ridire e dubitare.

Tutto questo caos, per niente a caso, arriva proprio ora, nel momento di maggiore crisi di un establishment  cinico, arrogante  e da sempre  incapace di pensare al bene della collettività. Sì, è un potere in crisi. E forse il 2017 sarà l’anno della svolta, l’anno della presa di coscienza di tutti i popoli del mondo contro quell’ 1 per cento che per un trentennio ha sprangato la porta dei sogni di tutti gli altri. 2017: Il ritorno ad una società più giusta. Se non è una certezza è una speranza. Anzi, molto più di una speranza.




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