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Ebbi modo di incontrarlo durante una trasmissione televisiva. Fu un incontro cordiale e rispettoso. Lui è uno scrittore italiano famoso e seguito che da sempre si professa non credente. Mancavano poche ore alla Messa della notte di Natale, quando, improvviso, sentìì il bisogno di fare gli auguri anche a lui. Gli inviai un messaggio. Rispose: « Anch’io la ricordo con affetto e stima… Lei venera Gesù Cristo, io tento di avere come guida l’uomo Gesù, figlio di Giuseppe». Pensai e ripensai a quelle parole. Che differenza abissale tra Gesù il figlio di Giuseppe e Gesù il figlio dell’ Altissimo. La nostra Fede è tutta qui. I minuti passavano, era giunta l’ ora della Messa. Tutto era pronto. La chiesa gremita all’ inverosimile. Il pensiero tornò a lui, allo scrittore famoso e a tutti i fratelli non credenti di buona volontà. “Che cos’è la fede? E chi è il vero credente?” mi chiedevo. Mi ritrovai a scrivergli ancora: « Troppo poco, dottore. Troppo poco. Di uomini grandi la storia ce ne ha tramandati tanti … il figlio di Giuseppe non è l’ unico che vale la pena di imitare… Non venga meno la scommessa». L’ omelia preparata lasciò il posto a una riflessione su quelle ultime parole: non venga meno la scommessa. È vero, ci sono stati uomini che hanno fatto e fanno arrossire il volto all’ umanità. Capaci di gioire delle sofferenze e della morte altrui. Che quelle sofferenze hanno pianificato, programmato, realizzato. Ma anche possiamo vantarci di aver incontrato, di persona o sui libri, persone belle, che hanno fatto della loro vita un dono. Il mistero del male non si lascia scandagliare con facilità. Anche quando ci sembra di arrivare a una risposta c’è sempre un lato oscuro, insondabile. Il figlio di Giuseppe è stato un grande? Certamente, ma non è questo il punto. Per quanto grande sia stato il figlio del carpentiere di Nazaret, anche lui ha dovuto fare i conti con la morte. E se la morte lo avesse tenuto prigioniero, la sua grandezza lascerebbe il tempo che trova. Il fatto è che il Bambinello adagiato nel presepe è Colui che dal niente ha fatto le galassie. Ma, come fai a dirlo con certezza? È vero, il dubbio può arrivare per tutti e a tutte le ore. Ma non è un male. È un momento benedetto che ti assale e ti scovolge il dubbio. Deve essere così: in gioco c’è la felicità su questa terra e la vita eterna. Se c’è un Dio lo voglio conoscere, se c’è un paradiso ci voglio andare. Il dubbio ti fa cercare, scavare, senza barare con te stesso. Il tarlo che rende insonni le tue notti ti fa simile a un detective che non si stanca di indagare. Il credente è un uomo che ogni giorno si sforza di credere, mentre il non credente ogni giorno si sforza di non credere. Nessuno può vantarsi di niente. Insieme prendono coscienza della propria piccolezza e fragilità. E si accorgono che la migliore amica è sempre e solo l’ umiltà. E come naufraghi sbattuti dalle onde dell’ oceano in tempesta si aiuteranno per non annegare. Salgo l’ Altare portando nella mia preghiera tutti coloro che la notte di Natale avvertono il fascino di un mistero cui non sanno dare un nome. È nato, alleluja! cantano in chiesa. Che consolazione! Alla luce del Bambino di Betlemme tutto si ridimensiona, tutto impallidisce. Ti senti piccolo e immenso nello stesso momento. Ritornano le domande di sempre: « Signore, che cos’è l’ uomo perché te ne prendi cura? Perché te ne sei innamorato? Dimmi: non avresti potuto crearlo in modo da fargli desiderare sempre e solamente il bene? Perché gli hai dato la capacità di poter distruggere se stesso e il mondo che lo ospita? » Dalla mangiatoia arriva la risposta. Dio, come un bambino è affidato alle tue mani. Lo puoi scaraventare a terra, calpestarlo, ucciderlo. Viceversa: lo puoi coccolare e accarezzare; nutrire ed educare. Gira e rigira, ancora una volta, devi ammettere che senza la libertà non saresti un uomo ma solo un animale tra gli animali. Libertà: dono spaventosamente bello, fuoco sacro che può incendiare il mondo di pace, amore, fratellanza, ma anche può distruggerlo nel giro di poche ore. “ Troppo poco, dottore. Troppo poco” Conviene continuare a scommettere. Ecco, la scommessa. Sempre. Per tutti. Credenti e non credenti stanno sulla stessa barca: la barca della vita. Ognuno ha il compito di sostenere l’ altro nella fatica dell’ esistere. Nascere è stato il più grande affare della nostra vita, ma lo spettro della morte e del non senso offusca non poco le nostre giornate. Natale, per i credenti, è il tempo delle vertigini. Il loro Dio non è lontano ma incredibilmente vicino. Si è fatto Uomo, si è fatto Parola, si è fatto Pane. Chi non ha – o crede di non avere - il dono della fede è sempre invitato a prendere in considerazione la proposta del Vangelo. Chissà, potrebbe accadere qualcosa di veramente bello. A volte la risposta è più vicina di quanto possiamo credere. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:09:26 |
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