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Natale: aumentano i conflitti per l' affido dei figli

Natale: aumentano i conflitti per l' affido dei figli
Autore: Giovanna Castagnetti - Redazione Attualita'
Data: 21/12/2016

PICCO DEL 35% DEI CONFLITTI PER GLI ACCORDI SULL’AFFIDO DEI FIGLI

Nuovo orientamento del Tribunale di Milano: vigilia, Natale e Santo Stefano con un solo genitore

Le vacanze di Natale non sempre sono sinonimo di serenità, e la conflittualità, specie in periodi in cui le coppie trascorrono più tempo insieme, sempre più spesso cresce proporzionalmente. Se è vero, come evidenziato dall’Istat nel suo ultimo report sul matrimonio, nel 2014 le separazioni in Italia sono state 89.303 e i divorzi 52.335, più o meno la stessa cifra degli ultimi quattro anni, è anche evidente quanto sia impietoso il confronto con il passato: rispetto a quanto accadeva venti anni fa infatti, le separazioni sono aumentate del 70,7 per cento. Ma i dati evidenziano pure come, proprio durante le festività, l’acredine fra le coppie aumenti, con la diretta conseguenza, una volta passata l’Epifania, di rivolgersi all’avvocato per mettere fine alla propria unione. «Nella sola città di Milano, fra il 7 e il  30 gennaio si registra un incremento del 35% delle richieste di separazione, eguale solo al mese di settembre, in cui si verifica un fenomeno analogo», commenta così l’avvocato Lorenzo Puglisi, offrendo una panoramica sui dati raccolti ogni anno dall’associazione FamilyLegal, fondata nel 2012 con l’obiettivo di fornire un quadro aggiornato e attendibile in materia di separazioni e divorzi.

Ma le vacanze di Natale evidenziano anche un altro, spiacevole, picco di liti, che riguarda invece le coppie già separate e che ha per oggetto le vacanze dei figli, spesso contesi fra un genitore e l’altro, nelle due settimane clou che vanno dal 23 dicembre al 6 gennaio. «Circa 30.000 figli ogni anno sono oggetto di contesa nelle festività, tanto da far aumentare del 25% le denunce nei confronti dell’ex coniuge per il mancato rispetto degli accordi di separazione o divorzio, senza contare le telefonate (spesso infondate) a polizia e carabinieri e alle richieste di intervento che vengono rivolte al legali, magari proprio il giorno di Natale o alla vigilia di San Silvestro - aggiunge l’avvocato Lorenzo Puglisi, che puntualizza - Secondo i dati raccolti dal nostro osservatorio, si stima che il 35% delle richieste annuali di modifica dei provvedimenti di separazione già in essere si registri a cavallo tra dicembre e gennaio proprio per motivi legati alla gestione dei figli e nel 60% dei casi le coppie non riescono ad accordarsi sino all’ultimo, violando l’onere di definire il piano delle vacanze entro il mese di ottobre che generalmente viene indicato come termine limite».

Un’indicazione importante per la regolamentazione delle vacanze nel periodo natalizio per i figli di genitori separati arriva dal Tribunale di Milano. Dal 2006, la legge che regolamenta l’affido condiviso prevede espressamente il diritto dei figli minorenni di condividere i periodi di festa con entrambi i genitori nell’ottica di rendere il meno dolorosa possibile la disgregazione familiare. Ciò nonostante, la legge, seppur ben strutturata, non è in grado di placare il vertiginoso aumento delle liti che si registra a partire alla seconda settimana di dicembre e si protrae fino all’epifania. Pe questo motivo la sezione nona del predetto Tribunale ha ritenuto di non regolamentare più il giorno della Vigilia, del Natale e di Santo Stefano (che prima erano oggetto di alternanza tra i genitori), concedendo di massima due settimane - dal 23 al 30 dicembre e dal 31 dicembre al 7 gennaio - disponendo che il genitore che abbia diritto alla prima settimana trascorra tutti e tre i giorni di festa con i figli potendo di conseguenza escludere l’altro genitore anche nel giorno di Natale.

Cosa succede, invece, se il genitore a cui vengono affidati i figli per le festività non voglia sapere di occuparsene? «Chi non rispetta i patti, rifiutandosi di accudire i figli nel periodo di vacanza, eludendo di fatto quanto stabilito dal giudice, non solo commette un illecito civile, ma anche un reato, come ha precisato più volte anche la Corte di Cassazione, che – se perseguito – può portare ad un processo penale a carico di un genitore, magari anche a distanza di uno o due anni dal deposito della denuncia», conclude Puglisi.

 




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