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Italia: insieme possiamo farcela a rialzarci

Italia: insieme possiamo farcela a rialzarci
Autore: Lucio Giordano - Redazione Attualita'
Data: 03/11/2016

Fa bene Sergio Mattarella a chiedere il contributo morale di tutti gli italiani per la ricostruzione. Fa benissimo Matteo Renzi a dire: “D’accordo litigare ma ora bisogna restare uniti ed evitare polemiche e divisioni”.  E fa benissimo Beppe Grillo a dichiararsi disponibile ad un confronto, considerata la gravità della situazione. “E’ una emergenza eccezionale, servono risposte eccezionali”, ha sottolineato il leader dei cinquestelle. E queste risposte, stavolta, vanno trovate subito e trovate tutti assieme.

E’ indubbio. L’Italia, dopo il terremoto di ieri delle 7.41, epicentro Norcia, magnitudo devastante di 6.5 si è svegliata diversa ed attonita.  E ora più che mai ha bisogno di una pace, seppur armata,  tra le forze politiche. Un lavoro comune tra maggioranza e opposizioni per far rialzare il Paese da un sisma terrificante, il peggiore di sempre, a parte quello del 1908 a Reggio Calabria e Messina, dove loschi interessi avrebbero voluto costruire un inutile e pericolosissimo ponte .  Decine di migliaia di umbri e marchegiani hanno perso le loro case, le scosse di assestamento di queste ore continuano a  mettere a dura prova il loro sistema nervoso e il loro ottimismo. E allora: uniti per la ricostruzione. A questo punto  non è solo importante ma indispensabile, se si vuole ripartire.

Perchè, come fosse un messaggio ancestrale, l’idea è che stavolta, senza uno sforzo comune, la nostra nazione non si rialzerà più. Eppure deve farcela. Lo si deve agli abitanti delle zone terremotate, a noi stessi, a quel museo a cielo aperto chiamato Italia. Il giardino del mondo si sta sbriciolando, complice una politica urbanistica dissennata, lunga decenni. Con ieri potrebbe iniziare  il nostro dopoguerra anche se  il Piano Marshall dobbiamo trovarcelo in casa nostra, tenendo lontani mafia, ndrangheta, camorra, cioè la criminalità organizzata che è il cancro del Paese.

Renzi,perciò, alzi pure la voce con un’ Europa sempre più arida ed egoista . Sfori il folle patto di stabilità che ha condotto alla miseria quasi tutte le nazioni del vecchio continente, arricchendo solo banche, alta finanza, speculatori e disonesti. “Lo Stato considererà fuori dal Patto tutte le spese per antisismico e per le scuole. Tutte le risorse che si renderanno necessarie le abbiamo a disposizione nel nostro bilancio e non abbiamo alcun tipo di riguardo rispetto a regole tecnocratiche che negherebbero l’identità del nostro Paese e del nostro territorio”, ha detto l’attuale presidente del consiglio nella conferenza stampa di ieri dopo che Umbria e Marche erano state bombardate non dal cielo ma dalla terra. Se serve, allora,  lo ripeta  sbattendo i pugni sul tavolo e sbatta anche sotto il muso degli interessati e sparvieri  burocrati di Bruxelles, tutte le volte che Francia e Germania hanno sforato il patto di stabalità per il loro tornaconto. Non ceda di un millimetro. Ne va davvero  del nostro futuro di italiani.

Per fare tutto questo quindi , Renzi si svincoli dall’abbraccio mortale delle multinazionali e delle banche d’affari. Perchè se è vero che l’hanno messo lì loro, è altrettanto vero che la presenza di costoro è mefitica e ingombrante. Una piovra da abbattere. Per una volta faccia seguire alle parole della propaganda, i fatti.

Lui che fino a ieri è stato il politico più divisivo del Paese, ancor più di Berlusconi, dimostri che se vuole essere ricordato come uno statista, come gli piacerebbe, deve evitare di creare conflitti interni ed esterni, come Grillo deve per una volta rinunciare ad una opposizione sterile ed  ottusa . Convochi Renzi, da qui almeno a fine anno, una o due volte la settimana  i consigli dei ministri a Rieti , nella sede temporanea della protezione civile, per far sentire la vicinanza dello Stato a tutte le popolazioni ferite dal terremoto. Se ha coraggio, tagli dove può. Rinunci ai voli con l’aereo di Stato,  rinunci all’acquisto di altri F35, rinunci alle missioni umanitarie che assomigliano a guerre di conquista e hanno spese da capogiro .

E rinunci  ad andare ancora e tutti i giorni   in tv per una stolida campagna referendaria,  per un  referendum che nessuno avrebbe voluto e che  tanto lui  ha già perso. Si concentri  solo su quella spaventosa parola di nove lettere: terremoto.

Agisca, perchè  è davvero finito il tempo della propaganda. Si rimbocchi le maniche evitando immagini ad effetto e anche un po’ ridicole, come quella del Berlusconi con  il caschetto in testa, nei giorni tragici del sisma dell’Aquila.  Umbri, marchigiani, abruzzesi sono gente seria, concreta. Sono dei montanari tosti, pronti a ripartire solo se verrà data loro la possibilità, la solidarietà di tutti. Organizzi, in quella che è la prova più difficile dell’Italia degli ultimi dieci anni, una ricostruzione rapida e reale. Niente chiacchiere, solo fatti.

Assegni micro appalti a ditte dalla fedina penale immacolata. Perchè solo dividendo in parti piccolissime gli appalti, si potrà provare a tenere lontani i tentacoli della criminalità organizzata,  gli appetiti  di furbi e gaudenti imprenditori ‘ridens’ che speculano da sempre sulle disgrazie altrui.

Serve una task force, serve un piano organizzato nei minimi dettagli, serve lungimiranza. Servono intelligenza e menti lucide e non corrotte per non smembrare comunità che chiedono solo di tornare presto alla normalità. Ad esempio, alloggiamole per il momento in villaggi vacanze, tra bungalow e bilocali ad un passo dal mare, come chiedeva ieri il giornalista Paolo Gambescia.   Serve tutto questo e molto altro ancora per  mettere in sicurezza il territorio da alluvioni e terremoti, da aberranti speculazioni edilizie e costruzioni che mortificano la bellezza di un posto magnifico come è l’Italia.

E’ forse l’ultima grande occasione per ripartire, questa, per rilanciare l’economia riasfaltando strade, ricostruendo con criteri antisismici le case, restaurando un patrimonio artistico dal valore inestimabile.  Come spesso è avvenuto nella nostra storia dopo un’immane tragedia ce la possiamo e dobbiamo fare. Ma  mai come ora servono onestà, impegno, vicinanza della stato. Se questo non avvenisse, stavolta le reazioni di chi è stato piegato da tragici eventi naturali sarebbero imprevedibili. Non possiamo fallire.

No, non possiamo proprio.  Lo dobbiamo agli orgogliosi umbri, ai marchigiani testardi e fieri. E lo dobbiamo anche  a noi, che ieri ci siamo svegliati spaventati,  ballando nei nostri letti.

Editoriale pubblicato su AlgaNews




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