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Milano,il flop del bike sharing

Milano,il flop del bike sharing
Autore: Anna Lisa Minutillo - Redaizone Attualita'
Data: 28/10/2016

Milano città sempre di corsa , frenetica come tutti i grandi centri abitati si ritrova quotidianamente a fare i conti con il traffico, i ritardi e l’inquinamento che crea problemi non indifferenti alla nostra salute.

Si opta così per l’inserimento delle bici elettriche che dovrebbero garantire velocità negli spostamenti evitando di farci trascorrere lunghi periodi bloccati in mezzo al traffico , soluzione vivamente consigliata a chi cerca un’alternativa alle code in auto al mattino, o vuole rivedere le proprie abitudini di mobilità.

La bici elettrica si muove ad una velocità di 25 chilometri orari, è facile da usare, non necessita né di bollo né di assicurazione, mantiene in forma senza troppa fatica e, soprattutto, non inquina.

È chiamata dai tecnici «bicicletta a pedalata assistita». Un po’ bici, un po’ motorino, funziona combinando la forza di propulsione umana e quella dell’energia elettrica, che alleggerisce la fatica dei ciclisti. Uno degli aspetti più caratterizzanti è la presenza di una batteria, da cui dipende anche il costo del mezzo.

E qui si creano i problemi perché in questo paese tutte le buone intenzioni e le nobili cause sembrano perdersi per strada, si pensa a cosa fare ma mai troppo al come farlo o a come poter ovviare agli inconveniente che potrebbero venirsi a creare.
Si trovano sul manubrio della bicicletta elettrica a disposizione nel comune di Milano e condivisa anche da ATM alcune lucine a led.

Per l’esattezza si tratta di tre spie accese atte ad indicare lo stato di carica della batterie oltre all’autonomia residua della stessa che generalmente ai attesta intorno ai 60 chilometri. Due spie accese indicano un massimo di 40 chilometri da poter ancora percorrere. Una sola luce verde avverte che l’energia è quasi esaurita e che restano meno di 20 chilometri di «pedalate assistite» da poter effettuare. Tutto questo però in linea teorica poiché , a quasi 18 mesi dal lancio del servizio, il sistema elettrico inizia a dare segni di appannamento, esattamente come accade ai telefoni cellulari.

Con l’utilizzo ed il trascorrere del tempo infatti la percentuale di energia residua sul display degli smartphone trova sempre meno riscontro con quanto si verifica in realtà. Alle biciclette accade che se anche vi siano due luci accese l’alimentazione si spegne dopo pochi metri dall’utilizzo.

Delle 1.500 batterie totali (mille per la flotta, 500 di scorta), al momento ve ne sarebbero meno di un terzo che funzionano in modo accettabile rendendo operative solo 400 sulle mille bici a disposizione, un dimezzamento della flotta.

La scorsa primavera è stato firmato il contratto biennale tra il gestore del servizio (Clear channel) e l’Atm dove si parlava anche della sostituzione annuale di tutte le 1.500 batterie, per un investimento complessivo di oltre 700mila euro .Il servizio è stato fatto partire in occasione dell’Expo a maggio 2015 e ci si ritrova ad avere un ritardo della non avvenuta sostituzione di oltre quattro mesi. Quindi abbiamo una situazione che si protrae ormai da numerose settimane in cui si stanno affievolendo centinaia di batterie, senza che ne subentri alcuna per sostituire quelle ormai esauste.

Chiaramente questa situazione ha come conseguenza oltre ai disagi per i cittadini anche una efficienza ridotta e una disponibilità limitata e se si prosegue in questo modo il disagio e l’insoddisfazione saranno destinati a crescere. Gli utenti si ritrovano spesso a spingere il mezzo che invece dovrebbe agevolarli se tutto funzionasse come dovrebbe .Così aumenta il numero delle segnalazioni e dei mal contenti. Le batterie a ioni di litio della Samsung vengono posizionate al centro del telaio e devono alimentare motori elettrici da 250 Watt.

Hanno un costo elevato si tratta di oltre 500 euro per ogni batteria. Il costo è così elevato poiché esse contengono sistemi di geolocalizzazione Gps e tessere Sim; che si ricaricano tramite pannelli solari e non necessitano di nuove, ma ancor più costose, rastrelliere.
Il bike sharing milanese si ritrova a vivere le prime crisi del sistema nonostante questo modello abbia ricevuto enorme successo e sia stato applaudito in tutto il mondo. Si tenta di attuare un sistema valido ma al momento controproducente poiché un numero più elevato di biciclette in arrivo dentro la cerchia vede le piazzole sotto stress. Per ovviare a questa situazione che vede le batterie morenti arriva l’annuncio: fondi da sbloccare. Delibera pronta entro 15 giorni da parte dell’Assessore Granelli.

Diffuse nel nord Europa, ma ancora quasi sconosciute da noi, le bici elettriche potrebbero avere anche il merito di scompaginare il vecchio modo di trasportare merci dei nostri padroncini. Essendo mezzi modulabili secondo svariate esigenze e possono trasportare fino a 300 kg di peso . Eviterebbero il pagamento delle tasse di circolazione, bolli e assicurazioni che sono obbligatori per altri mezzi . Ci sarebbe da risparmiare parecchio e nei meravigliosi centri storici delle nostre città non impatterebbero più di tanto con lʼambiente. Dove oggi vediamo solo i furgoncini che spesso sono i mezzi più inquinanti tra quelli su strada troveremmo qualcosa che non inquina garantendo comunque un servizio .

Speriamo che queste problematiche vengano risolte velocemente per avere un mondo che torni a profumare di buono e che ci consenta oltre che di vivere meglio di respirare anche qualcosa che assomigli maggiormente all’aria piuttosto che solo allo smog.




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