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Io, caro Matteo, il ponte sullo Stretto lo farei pure. La cosa mi inorgoglirebbe. Però accetterei solo a determinate condizioni. Primo: che i soldi per finanziarlo siano esclusivamente dei privati. Per cui se decidono di costruirlo possono, ma a patto che noi contribuenti non tiriamo più fuori un euro. Già dato. Poi, se loro lo fanno per amore di Dio e per convogliare gli ingegneri di tutto il mondo che accorrerebbero come api a studiare un’opera unica e inimitabile, accontentandosi di finire sui libri di storia, che nemmeno a Carlo Magno è riuscito, affari loro. E se con il pedaggio ferroviario e autostradale non riescono a rientrare delle spese, ri-affari loro. Perché è chiaro che quei tre chilometri, oltre ai camionisti , li percorrerebbero solo quei turisti che in estate scendono in Trinacria, per visitare una delle più belle regioni al mondo. Secondo: che i criteri antisismici siano rispettati al cento per cento. E dubito che basterebbe. Il terremoto di Messina del 1908 è stato il più devastante d’Europa e nessun pilone potrebbe reggere quasi sicuramente alle scosse di una delle zone d’Italia a più alto rischio sismico. Terzo: che la mafia e la ndrangheta non ci mettano becco. Ma questo, essendo finanziato al cento per cento da ditte private, sarebbe un problema loro. E poi, giustamente, se uno si fa sconfiggere dalla mafia, meglio abdicare al ruolo di Stato. Diceva la stessa cosa Altero Mattioli, ex ministro dei trasporti del governo Berlusconi. Ma poi, figuriamoci: la mafia non esiste e quando Angelino Alfano rilanciò sul Ponte dello Stretto, un anno fa circa, sapeva benissimo che Cosa nostra è un’entità astratta. Quindi , tutto a posto. Quarto: prima del Ponte sullo stretto, bisogna mettere in sicurezza il territorio, come diceva giusto ieri Laura Boldrini. Perché è innegabile che una prestigiosa grande opera non è paragonabile a tante piccole grandi opere, che servono per far rifiorire il giardino Italia. Insomma: prima riasfaltiamo le strade del Paese, rivoltiamo come un calzino i trasporti su ferro, evitiamo quelle vergogne che si chiamano treni regionali, che magari ti obbligano a percorrere la Cagliari – Sassari in cinque ore. E poi se ne riparla. Ah: se si fa il Ponte sullo stretto, sappi, Matteo, che devi aspettarti la reazione dei Sardi. Sì, gli abitanti della Sardegna, che a quel punto rimarrebbe l’unica regione distante dall’Italia. Sicuro, anche i sardi, e giustamente, chiederebbero il ponte Olbia- Civitavecchia per non sentirsi isolati dal resto del Paese. Quindi, risolti anche i problemi burocratici con Eurolink , in contenzioso con il governo Monti, che bloccò i lavori mai iniziati del Ponte di Messina, null’altro osterebbe. Ma come vedi sono ben cinque le condizioni prima di dare il via ai lavori. Quanto tempo passerebbe? Dieci, venti, cinquanta anni? Vai a saperlo. Poi, è vero, l’opera darebbe lavoro ad almeno 40 mila persone, per il tempo dei lavori, e non centomila come hai detto ieri imprudentemente nella sede di Salini Impregilo. Ma ti sei mai chiesto quanti ne toglierebbe di mezzo?Le navi che fanno la spola tutti i giorni da Messina a Reggio Calabria, gli impiegati dei due porti. Insomma, decine di migliaia di posti di lavoro che salterebbero. Senza considerare, infine , che con i voli low coast, al posto di un siciliano non sarei tanto scemo da mettermi per ore e ore in auto o in treno esclamando “che bello, non devo scendere a Messina e risalire a Reggio Calabria….” Quando, spendendo la stessa cifra, atterrerei comodamente nel continente in sole due ore. La verità, cara Matteo, e tu lo sai benissimo, è che il Ponte sullo stretto non si farà mai. Pura propaganda elettorale, allora. Perché, benedetto figliolo, ad insospettire anche i sassi, è stata la tempistica del tuo annuncio. Berlusconi, oltre a promettere di sconfiggere il tumore in tre anni e a regalare dentiere a tutti gli over 40 , il ponte sullo stretto lo tirava in ballo tutte le volte che ci si avvicinava alle elezioni. Tu, uguale. Da quando hai annunciato la data del referendum, in fondo poche ore fa, ti sei scatenato. La quattordicesima ai pensionati, ma anche la quindicesima e la sedicesima non sarebbe male, e poi l’ennesimo taglio delle tasse, e niente più tagli alla sanità pubblica, quando poi nella realtà andremo a pagare anche quegli interventi che un tempo si facevano gratis. Del resto, che stai chiaramente personalizzando la consultazione referendaria, l’ha ribadito anche Massimo D’alema, ieri a Di Martedì. “Io sul referendum mi gioco tutto, disse Renzi. Anzi, se perdo non solo mi dimetto, ma vado a casa. Si era creata anche una certa aspettativa nel Paese. Soltanto che era evidente che non era vero, così come non è vero il Ponte sullo Stretto e tante altre cose su cui alimenta la sua comunicazione. In realtà è’ cominciata una lunga campagna elettorale nella quale Renzi prometterà tutto a tutti”. Insomma, forse d’Alema ha ragione quando dice che “Chi sta consegnando il Paese a Grillo non è il No al referendum , ma Renzi stesso”. Su Alganews , questo, lo ripetiamo da anni. E mi sa che avevamo ragione. Perché se arrivi a promettere il Ponte sullo stretto, vuol dire che ormai ti manca solo di offrire in omaggio anche una mountain bike con il cambio shimano e il quadro è chiaro: sei in seria difficoltà. Che poi, posso fare una confidenza a te che sei un esperto? Io sto cambio shimano, mica ho ancora capito come funzioni veramente. Me lo spieghi tu? |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:50:32 |
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