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Renzi, la Merkel, Hollande e l' Europa che muore...

Renzi, la Merkel, Hollande e l' Europa che muore...
Autore: Lucio Giordano - Redazione Politica
Data: 18/09/2016

Mettiamo   che sia stata una semplice  mossa propagandistica per conquistare voti di destra in vista del referendum costituzionale ancora senza data. Mettiamo  pure che sia stato il gioco delle parti  tra tre premier in profondissima crisi di consensi. Mettiamo infine che l’America attraverso di lui voglia dare un avvertimento alla cancelliera tedesca. Mettiamo tutto questo, d’accordo. Ma anche no. Mettiamo che invece Matteo Renzi, nel summit di Bratislava,  abbia voluto mostrare finalmente i denti per ribellarsi  finalmente allo strapotere della Germania in Europa.

Difficile crederlo, per carità. Eppure per una volta, forse per la prima volta, mi sento di offrire un’apertura di credito all’attuale Presidente del Consiglio che, va subito detto, se non ci fosse nessuna sceneggiata da parte dei tre protagonisti del direttorio europeo, stavolta rischia molto. Di più: Rischiatutto e a distanza di anni è tornato anche  a girare La Ruota della fortuna. Ma alternative, a questo punto, non ce ne sono. E il debito pubblico che galoppa, e il pil che resta inchiodato allo zero virgola e l’economia reale che batte in testa come quei motori che marciano a due cilindri. Insomma, Renzi deve aver pensato: o la va o la spacca. E nelle tre questioni principali sollevate nel vertice di Bratislava, Matteo ha tutte le ragioni del mondo.

Prima questione, quella dei migranti. Dice: ” L’unica cosa che fa la guardia costiera europea è portare migranti in Sicilia . Non va bene. E allora o l’Ue fa accordi con Paesi africani o l’Italia li  farà  da sola. Il nostro Paese ha fatto  tutto quel che doveva fare, l’Europa no”. E ha ragione da vendere, Matteo Renzi. Da tempo chiede un piano per portare sviluppo nell’Africa saccheggiata dei suoi tesori da multinazionali, del petrolio e non solo. Non deve stupire  però che Germania e Francia, ma anche Stati Uniti e Inghilterra, facciano orecchie da mercante. Infatti, mica sono scemi, anzi. Sono furbissimi. Affamando i popoli africani continueranno ad arricchirsi alle  spalle dei piedi neri. Senza scrupoli. E se emigrano in Spagna o In Italia, a Malta o in Grecia, pazienza.

Su questo argomento l’Europa unita, come si vede bene,  è già morta e sepolta. Il colpo di grazia, se mai ce ne fosse stato bisogno, è arrivato proprio da Bratislava da parte del gruppo di Visegrad, e cioè Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca che sui migranti non ha nessuna voglia di intervenire, alza i muri e parla di solidarietà flessibile. Che, senza tanti giri di parole, è una sonora presa per il culo per tutti i Paesi del sud Europa. Per carità: il Renzi che chiede cooperazione e mostra la mascella  al duo Hollande Merkel farà piacere alla destra radicale di Forza Italia e Lega nord, ma nemmeno questo gli servirà a ribaltare il risultato scontato della vittoria del No al referendum

Secondo argomento: il fiscal compact. Approvato quattro anni fa  da governi scendiletto di banche e multinazionali, è stato un piano ben congegnato dalle lobby di potere per strozzare le economie nazionali ma è un piano talmente spregiudicato che tutti i popoli d’Europa hanno capito dove volesse andare a parare: manodopera a basso costo, ai limiti dello schiavismo, e un rispetto dei  conti nazionali che accompagni gli stati più deboli d’Europa ad una crisi irreversibile. Inutile ripeterlo: l’Austerity è stata una follia, una catastrofe, un comportamento da kamikaze.

Ed è un miracolo che non ci sia stata ancora la rivolta dei popoli del vecchio continente. Gli unici a beneficiarne, e solo in parte, sono stati i governi del nord Europa, quelli più disponibili a seguire i suggerimenti interessati della finanza internazionale e di mamma Germania. Renzi chiede di fermare questa spirale perversa dei conti in regola, dell’austerità che incatena braccia e mani delle nazioni in difficoltà .

E fa bene.  In suo soccorso e per dargli ragione, negli ultimi mesi, sono intervenuti fior di economisti. Solo dei pazzi, insomma, non capiscono che  bilanci a posto in tempo di crisi non è possibile averne. A meno che non si voglia proprio questo: affossare le economie più fragili e strozzare come dei cravattari di quarta categoria i Paesi del Sud Europa, acquistando in saldo aziende e gioielli di famiglia, fino ad arrivare a comprarsi il Colosseo.

E ha ancora una volta ragione Renzi quando chiede che la legge sia uguale per  tutti. “Così come i Paesi devono rispettare le regole del deficit, allo stesso modo allora si devono rispettare altre regole, come quella sul surplus commerciale.  E ci sono alcuni Paesi che non le rispettano, il principale è la Germania“.

Adesso: che i tedeschi esportino i loro prodotti soprattutto fuori dall’Europa sarà anche un dato di fatto,  ma è chiaro che il rispetto richiesto da Renzi è sacrosanto. I tedeschi si sa, sono parchi, importano il necessario, hanno vissuto due guerre, le hanno perse. Hanno conosciuto la povertà e comprensibilmente hanno paura di tutto: dell’inflazione, di spendere quello che non hanno. Ma tutto questo è vero solo in parte. La classe dirigente in Germania è furba e compatta. Pur di arricchirsi non guarda in faccia a nessuno. Specula, sistema le voragini nei conti delle loro banche e lo fa infrangendo le regole che loro chiedono a tutti gli altri  di rispettare in ogni secondo della giornata. E’ insomma in  questo modo che si è alimentato il mito della  forza economica tedesca: impegno nazionale, per carità, ma anche è soprattutto furbizia ai limiti della truffa. E’ chiaro però che a questo punto L’Europa a trazione tedesca sta morendo e i vari Schauble non sono più tanto sereni, come lo erano fino a quattro, cinque anni fa.

Basti notare le loro reazioni isteriche della settimana scorsa , alla riunione di Atene dei governi in gran parte di sinistra dei  Paesi del Sud Europa . Attacco diretto a Tsipras, immancabile, e ai socialisti  che “combinano solo disastri”, come ha tuonato proprio il ministro delle finanze tedesco. Ecco, una reazione cosi scomposta e di cui si è stranamente  parlato molto poco sui media del vecchio continente, fa capire una sola cosa: che la Germania ha paura di perdere la leadership europea. Anzi, non è solo paura, è isteria senza freni, di chi è sull’orlo di una crisi di nervi perché sa che sta perdendo un’altra guerra, stavolta economica. Dunque, dubbi di sceneggiate a parte, Renzi ieri, non presentandosi alla conferenza stampa  conclusiva del direttorio europeo, ha dato la stoccata finale ai sogni egemonici della ‘Crande cermania’. E in effetti ieri Merkel e Hollande facevano persino tenerezza. Travolti come sono da insormontabili problemi interni sanno che quella di Bratislava sarà forse l’ultima loro volta insieme. La cancelliera è ostaggio dei nazionalismi tedeschi, Hollande delle vigorose  proteste dei lavoratori, per fermare l’assurda legge sul lavoro, il jobs act assassino.

Bene ha fatto allora Renzi a tenerli a distanza, a ripetere che questa Europa così com’è rischia molto. Rischia di non arrivare viva nemmeno alla fine del prossimo anno, bisognerebbe aggiungere. Anche qui, il suo ragionamento non fa una piega. E per una volta il bomba, almeno a parole,  si è guadagnato applausi a scena aperta. Chi se lo sarebbe mai aspettato?




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